AVELLINO – È una campagna elettorale, quella per il rinnovo del Consiglio comunale di Avellino e di altri 21 centri irpini, all’insegna delle schermaglie tra Pdl ed Udc dopo la rottura consumatasi tra i due partiti proprio sulla candidatura di vertice di Piazza del Popolo. I berlusconiani attribuiscono allo scudo crociato la responsabilità del divorzio e rivendicano la legittimità dell’indicazione di Nicola Battista alla guida della coalizione di centrodestra. Una tesi che viene sostenuta tirando in ballo i dati elettorali delle scorse politiche che hanno attribuito in Campania un notevole consenso al Popolo della Libertà (benché in Irpinia e nella città capoluogo il primo partito sia risultato il Pd), mentre per lo scudo crociato si è registrato un crollo anche in provincia di Avellino. I demitiani, comunque, non risparmiano critiche agli ex alleati ponendo l’accento sulla correttezza del metodo seguito e sulle questioni programmatiche. La fine dell’asse tra berlusconiani e centristi inizia ad avere qualche ricaduta concreta anche sugli equilibri della giunta di Palazzo Santa Lucia, dopo il trasferimento dell’ex vicepresidente della giunta, Giuseppe De Mita, in Parlamento.
Nonostante non manchi su entrambi i fronti la volontà di ricucire subito dopo le elezioni amministrative per non compromettere l’esperienza di governo regionale, il ridimensionamento dell’Udc è evidente. Nel governo regionale sono entrati, con il rimescolamento attuato in questi giorni, due consiglieri in quota Pdl: Fulvio Martusciello e Daniela Nugnes. Un terzo ingresso dovrebbe esservi non appena l’assessore all’Urbanistica, Marcello Taglialatela, ufficializzerà l’opzione per la Camera dei deputati. Il governatore, Stefano Caldoro, ha però nominato come sue vice un altro esponente dell’Udc, l’assessore Guido Trombetti. Una decisione che non è piaciuta all’entourage del Pdl.
Tra i berlusconiani irpini, intanto, si fa avanti il timore del voto disgiunto. Uno scenario già visto nel passato che potrebbe penalizzare il candidato sindaco, a causa di alcune possibili defezioni. Nella base del centrodestra e soprattutto tra alcuni dirigente non è stato del tutto metabolizzata l’esclusione dalla sfida elettorale dell’ex capogruppo di Palazzo di Città, Giovanni D’Ercole. L’ex consigliere comunale, che aveva lanciato con largo anticipo un progetto civico di area che si poneva l’ambizione di superare i confini della coalizione, ha accettato dopo le pressioni ricevute dal presidente della giunta regionale, Caldoro, di ritirarsi dalla competizione per evitare una frammentazione della destra. Ma ciò non significa che automaticamente i voti verranno convogliati sulla lista ufficiale del Pdl e su Battista.
A creare malumori c’è anche la presenza dell’ex avversario di nove anni di amministrazione comunale, l’ex sindaco Giuseppe Galasso, passato armi e bagagli con lo schieramento berlusconiano. Per cercare di riportare un po’ di serenità sono intervenuti sia il coordinatore provinciale e senatore, Cosimo Sibilia, che il numero uno regionale del Pdl, Nitto Palma, che hanno dato il proprio pieno sostegno al cambio di casacca di Galasso.
Sul fronte del centrosinistra, il candidato sindaco del Pd, Paolo Foti, spinge sulla volontà di cambiamento che sembra emergere tra gli elettori. L’obiettivo, quindi, è archiviare la gestione Galasso, senza però cedere all’impeto della rimozione di una stagione fin troppo conflittuale e contradditoria. Trasparenza amministrativa, riqualificazione urbana e solidarietà sono le parole chiave utilizzate durante le manifestazioni. E a dare più forza alla campagna giunge ad Avellino anche il neosegretario nazionale dei democratici, già leader della Cgil, Guglielmo Epifani.