AVELLINO – Piazza Libertà. Il Consiglio comunale di Avellino ha finalmente deciso di dare il via all’azione di rilancio dello spazio più simbolico della città assieme all’asse Platani-Corso Vittorio Emanuele. Lo ha fatto sbrogliando innanzi tutto l’intricata matassa dell’abbinamento parcheggio-interrato-ridisegno dell’area sovrastante. E superando di slancio, quasi un atto di fede, i timori sui tempi stretti per la realizzazione dell’opera. Per il parcheggio, osteggiato da diversi ambienti (non soltanto politici) il Comune rischiava di pagare un conto salato al gruppo di imprese che con la formula del project financing si era aggiudicato i lavori e la conseguente vendita dei box e gestione del parcheggio pubblico. Per un’opera che non deve costargli un euro, il Comune stava per pagare un conto salato per il mancato rispetto di una gara espletata più di dieci anni fa, successivamente ribadita con tanto di cambio del gruppo che avrebbe dovuto realizzare e gestire l’opera.
Per quanto riguarda il rifacimento della piazza la formula scelta è quella del concorso progettuale a livello europeo con tanto di giuria composta da professionisti di “chiara fama”. Buona soluzione. L’unico pericolo è il tempo che stringe, così come sarà tutta da verificare l’autorevolezza dei componenti la giuria.
E poi ci sono più considerazioni da fare rispetto al non semplice iter della pratica “Piazza Libertà” che negli ultimi due mesi ha interessato l’opinione pubblica di Avellino. In sostanza quando è apparso vicino il momento dell’intervento sul più importante spazio del capoluogo irpino, ecco il fiorire di ipotesi, commenti, critiche da parte di intellettuali, tecnici, amministratori, artisti, politici. Ed è stato un bene che ci sia stata questa discussione perché una volta giunti al «dunque» c’era da chiarire un bel po’ di cose.
Innanzitutto, c’era (e c’è) da chiedere all’amministrazione comunale come mai la sua non breve gestione in Piazza del Popolo (otto anni) non abbia spinto sindaco ed assessori ad impostare un progetto che in tutto questo tempo avrebbe potuto essere discusso, criticato, corretto, proposto al giudizio di architetti, ingegneri, artisti e soprattutto del Consiglio comunale senza avere – come è accaduto invece in questi giorni – l’assillo di scadenze, grovigli contrattuali, nodi tecnico-amministrativi da sciogliere. Diciamo questo perché quello che manca oggi è, appunto, il tempo. Se davvero i lavori per il parcheggio (e c’è, come abbiamo già detto, chi ne farebbe volentieri a meno) e per la sistemazione della piazza vera e propria dovranno per forza terminare entro dicembre 2014, è evidente che tutte le ipotesi su concorsi di idee, giurie internazionali, inviti alle cosiddette archistar, dibattiti sui progetti (si è parlato addirittura di referendum) se ne vanno a farsi benedire o, quanto meno, finiscono in corridoi stretti ed obbligati. Il voto del Consiglio comunale nulla può garantire da questo punto di vista.
Forse una via di mezzo era ancora percorribile: l’invito a pochi professionisti di valore di presentare le loro idee, fermo rimanendo che toccava all’amministrazione sciogliere il nodo dell’appalto-concorso, formula che lascia pochissimo spazio ad ogni ipotesi di “partecipazione popolare” all’elaborazione di un progetto davvero condivisibile.
Sull’ipotesi appalto-concorso insistentemente inseguita da qualche amministratore mentre il sindaco da tempo ricordava a tutti di avere in proposito una sua idea (ci mancherebbe che non ne avesse avuta…) nulla era detto nel documento di indirizzo approvato dai capigruppo consiliari. I quali hanno davvero meritevolmente tentato di raccogliere le cose più importanti ed ovvie emerse in questa fase di dibattito extraconsiliare. In più, ed è la prima volta che accade, nel documento si invitava l’amministrazione e l’eventuale progettista a tener conto di un lavoro (nella foto) che è da quattordici anni nei cassetti degli uffici tecnici comunali firmato dall’architetto Franco D’Onofrio e dall’ingegner Giovanni Limone (entrambi tecnici del Comune di Avellino), approvato dalla Soprintendenza per i Beni architettonici, artistici e storici di Avellino e Salerno e, su proposta dell’allora assessore ai Lavori pubblici, ingegner Nuccio Di Pietro, dalla commissione edilizia del Comune di Avellino.
Perché aveva un particolare valore l’invito dei capigruppo? Per il non irrilevante motivo che il progetto datato 1998-1999 (costo, appena un miliardo e mezzo di lire dell’epoca) è la traduzione su carta di tutte le ipotesi avanzate fino ad ora. Pedonalizzazione di quasi tutta Piazza Libertà con eccezione del passaggio sotto l’allora palazzo Ina che doveva servire a garantire il traffico verso il centro storico ed il passaggio dei mezzi pubblici (oggi sotto forma di metropolitana leggera). In più c’era un ridisegno del verde con un bel filare di alberi a delimitare proprio la corsia Sud destinata al traffico e a protezione di una cassa armonica e relativa area riservata al pubblico. Gazebo per rivendita di giornali e tabacchi. Ampi spazi per i tavoli dei caffè. Ripristino delle fontane anni Sessanta. Ridisegno – con il basolato – del percorso prefettura-via Nappi. Insomma siamo ad una rivisitazione del dipinto di Cesare Uva e delle foto di inizio Novecento. Tutto in linea, peraltro, con i progetti dei giovani architetti che risposero tempo fa all’invito del presidente del loro Ordine, Aurigemma, a produrre idee per la piazza. Strano che oggi l’Ordine degli architetti eviti di portare quei lavori all’attenzione di chi ha proposto un ampio dibattito sul tema “Piazza Libertà”.
Possibile che il progetto di finanza per il parcheggio interrato sia stato ritenuto “ereditabile” dall’amministrazione ed il significativo quanto semplice progetto dei tecnici del Comune per Piazza Libertà no?
Altra considerazione. La più volte prospettata partecipazione popolare a scelte di questo tipo, ipotizzata anche dai capigruppo e ribadita dal Consiglio comunale, è in realtà credibile soltanto per gli aspetti estetici. Difficile, anzi stupido, investire il popolo di una questione come il parcheggio interrato. Il popolo ha infatti deciso con le elezioni a chi spetti il compito di realizzare un’opera pubblica. Il parcheggio, ad esempio, porterebbe un traffico di persone su una piazza che non potrà più “vivere” dei capimastri e dei muratori che trattavano la giornata dinanzi Palazzo Sarchiola o dei mediatori per la vendita delle nocciole all’interno del caffè Margherita.
E poi il commercio di via Due Principati, via De Sanctis, via Nappi, corso Garibaldi, Piazza del popolo, agevolato da quel parcheggio, come potrebbe avere il consenso dei commercianti della piazza che sono terrorizzati dall’idea di subire penalizzazioni come i commercianti danneggiati dall’eterno cantiere del tunnel? Ecco perché c’è un sindaco, una giunta, un Consiglio comunale, ecco perché ci sono le elezioni. E prima di loro i programmi elettorali.
Se durante due elezioni l’ipotesi-parcheggio sotto Piazza Libertà non è emersa come fatto importante già in itinere, vuol dire che sia i candidati che i cittadini hanno barato. La città non merita di essere disputata al gioco delle tre carte.