AVELLINO – Qualche tempo fa ci è capitato di costeggiare a piedi il ponte della Ferriera: ebbene, se in quell’occasione per un verso fummo accompagnati da uno splendido panorama e dal rassicurante placido scorrere del fiume Fenestrelle nonché dal bel colpo d’occhio offerto dal restyling del primo tratto di via Due Principati, per l’altro, quasi a contrappunto, c’era il ponte in un beffardo degrado e abbandono, oggi invece verifichiamo che procedono lavori di messa in sicurezza e riqualificazione proprio del ponte. Dopo le transenne a delimitare i lavori di riqualificazione della sede stradale, infatti, si è passati al montaggio delle impalcature lungo le arcate in tufo.
Un lavoro molto articolato e complesso anche e soprattutto per l’importanza strategica del ponte: progettato dall’ingegnere Luigi Oberty, autore, per altro, del primo progetto del carcere borbonico, collega il centro città ai quartieri periferici. L’impegno di spesa complessivo per i lavori parrebbe di circa seicentomila euro. Da Palazzo di Città fanno sapere, inoltre, che senza intoppi di sorta, “il rinnovato ponte della Ferriera, tornerà pienamente fruibile in tempi relativamente brevi”. Si rende noto, ancora, che non mancherà un minuzioso lavoro di valorizzazione dei caratteristici mattoncini che cingono il ponte.
Ben venga tutto questo ma nel ricordare come il ponte e non solo…sia già stato oggetto di un nostro sguardo, non possiamo esimerci dal segnalare nuovamente il pugno nell’occhio rappresentato, sulla sponda nord, da quel che resta di una vecchia pompa di benzina: semplicemente indecente.
Non sta a noi trovare o suggerire soluzioni ma riteniamo che la riqualificazione del ponte, unita a quella del Fenestrelle, con l’ormai prossima nascita dell’omonimo Parco regionale, potrà dare nuova linfa all’intero quartiere immaginando un giardino o un’area verde magari proprio al posto dell’indecoroso rudere. Staremo a vedere.
Accanto a questo, ci viene da pensare alle sterpaglie ad alla vegetazione che cresce florida e rigogliosa nel “vallone” su cui sorge l’ex ospedale Capone, a fotografare anni di degrado e abbandono: insomma, il solito beffardo immobilismo.
Non volendo minimamente entrare nel merito di eventuali criticità e/o difficoltà, chiediamo e ci chiediamo: quale futuro per l’ex ospedale Capone? Esiste o no un soggetto o un ente attualmente responsabile della gestione della struttura? Esiste o no un ente di vigilanza sulla gestione del bene? Invitiamo allora i comparti di competenza ad intervenire celermente per evitare il permanere di tale indecoroso quanto vergognoso status quo, anzi ove necessario sarebbe auspicabile un intervento da parte di Palazzo di Città a garanzia di una concreta, rapida e soprattutto fruttuosa risoluzione della vicenda.
Occorre pertanto che sia profuso ogni sforzo volto ad un’azione sinergica per una visione in prospettiva di futura concreta rinascita di ciò che potrà sorgere al posto dell’ex ospedale Capone: un’ampia area che ora più che mai merita di essere bonificata e restituita alla dignità del rinnovato ambiente circostante.
Confidenti che “l’abitudine non continui ad abbassare lo sguardo” ma che anzi, in un momento di sviluppo e crescita per l’intera zona, si possano presto definire anche le sorti dell’ex ospedale Capone, auguriamo buon lavoro.
Ancora un’annotazione: se per un verso non possiamo che plaudire al rispetto dei tempi di riapertura al traffico veicolare di Corso Umberto Primo, sia pur ancora per qualche tempo raggiungibile solo accedendo da via Madonna della Salette, per l’altro, ad integrazione del nostro sguardo dello scorso sabato, apprendiamo che “a risentire del peso” del cantiere della Dogana sarà il castello longobardo che dovrà ancora pazientare chissà per quanto tempo, prima di mostrarsi alla città nella sua maestosità.
Nella speranza che il pressappochismo di questa amministrazione che comunque resta tangibile e continua ad indignarci e ad offenderci, si trasformi al più presto in un fruttuoso attivismo, restiamo in fiduciosa attesa.