AVELLINO – Lo scorso venerdì con “L’Irpinia”, giornale di cui lui stesso è stato assiduo collaboratore, abbiamo ricordato la figura, l’opera e l’azione amministrativa di Antonio Di Nunno a nove anni dalla sua scomparsa.
L’occasione è stata offerta anche dalla contestuale presentazione del libro “Antonio Di Nunno - La moralità della politica” a cura di Generoso Picone e Carlo Silvestri, “il Terebinto Editore” (pag. 198) in vendita presso la libreria Mondadori di Corso Vittorio Emanuele, libro al quale anche chi scrive ha consegnato un proprio contributo.
Ebbene, lasciando la sala blu del carcere borbonico, tornando a casa, ero rinfrancato dalla grande partecipazione della gente, la sua gente. Tutto questo ha corroborato la nostra convinzione di non aver semplicemente proceduto ad un “dolce rito della memoria”, magari anche con il rischio che potesse perdere vigore anno dopo anno. Ciascuno di noi, in fondo, per diversi motivi ha condiviso una parte del percorso con Tonino, come anch’io affettuosamente lo chiamavo, ricevendo da lui una preziosa eredità di valori da preservare e custodire. Perciò, se fosse rimasto patrimonio personale o peggio patrimonio solo di pochi, beh allora sarebbe stato un fallimento, un tradimento: il volume da cui il convegno di quest’anno ha preso le mosse, ne dona viva testimonianza e, offrendone un nitido spaccato, ci conforta in un’ennesima conferma.
Ecco dunque che indurre la comunità avellinese a discutere, ragionare, riflettere innanzitutto sulla valenza di un mandato politico-amministrativo inteso sempre e soltanto come servizio, serve a tener desta l’attenzione sui criteri fondanti e mai superati di una corretta e trasparente azione di governo cittadino.
Tornano alla mente concetti e parole quali moralità, visione, progettualità, coerenza, lealtà pragmatismo, indipendenza, riscatto, concretezza, scelte, orgoglio, dignità, anima, amore, futuro: se fossero declinate con la giusta attenzione e passione, sostanziate dall’essenziale contenuto, ecco che ognuna di esse potrà contribuire al tanto auspicato progresso civile e sociale della città.
Della serata di venerdì conservo diverse immagini, ripenso sicuramente a Italo Calvino e alle sue “città invisibili” e, come uno dei relatori, a quando afferma che la città è prima di tutto un luogo che ti pone domande, ed è proprio quando qualcuno riesce a rispondere a quelle domande che la città riesce a vivere nella sua forma autentica.
Ebbene, Antonio Di Nunno ha sempre lavorato per dare risposte alla sua comunità, nella convinzione che solo attraverso la qualità delle risposte a quelle domande, la politica potesse sostanziarsi pienamente. Ancora, ripenso all’immagine dell’Aquilone, che ha caratterizzato il mandato di due sindaci molto amici, Antonio Auriggemma e appunto Antonio di Nunno, che custodivano l’idea di una città sempre pronta a rialzarsi e a puntare in alto.
Il dibattito dell’altra sera ci consegna anche un altro assunto, l’esempio di abnegazione del sindaco Di Nunno potrebbe diventare un modello amministrativo da studiare, pervaso da tre qualità precipue: l’esercizio del potere al servizio dei cittadini, il suo profondo senso delle istituzioni e la sua lealtà, qualità assunte a fondamento dell’intera sua azione politico-amministrativa, riuscendo a fare sintesi tra la buona amministrazione, la prassi e la visione.
Visione che non può aversi compiutamente senza un portato ideologico, elemento indispensabile alla visione stessa. In un momento particolarmente complicato e complesso anche per il nostro Mezzogiorno, attore non protagonista della prossima “autonomia differenziata”dalla quale difficilmente potrà ricevere benefici, l’aver ricordato Tonino potrebbe aver avuto anche il senso di un’opportunità a chiedersi quanta energia e caparbietà avrebbe profuso nel far valere i nostri diritti a garanzia del nostro futuro: non sterili appelli ma azioni per il concreto, non avrebbe fatto sconti a nessuno, nel solo interesse della sua città, della sua gente. Perché il suo non era un amore pavido ma passionale, non un amore calcolatore ma generoso, un amore verace, sincero.
Dall’incontro di venerdì, dall’attenzione della sala è venuta la piacevole conferma di dover andare avanti, che non è finita qui, che c’è ancora tanto, c’è altro da vivere da progettare da sognare.
Tonino ci ha insegnato a guardare oltre, a non arrenderci di fronte elle difficoltà e noi de L’Irpinia lo faremo con la tenacia , la caparbietà e la passione di sempre nel solco della sua lezione e nella consapevolezza che l’oggi va accompagnato e guidato al cambiamento, proprio in nome di quell’eredità di valori che Tonino ci ha lasciato, valori senza tempo, riconoscibili e riconosciuti: perché, da una frase del compositore Gustav Mahler, “Tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri”.
Appuntamento al decennale ma Tonino rimane comunque sempre presente.
Un annotazione: venerdì sera, era previsto anche un indirizzo di saluto da parte del nostro primo cittadino, la sua presenza sarebbe stata sicuramente una proficua occasione di dialogo e di confronto ma evidentemente non ha potuto riprogrammare le priorità dei suoi numerosi e più pressanti impegni.