AVELLINO – Chi volesse conoscere la esatta sistemazione nella seconda metà dell'Ottocento della piazzetta antistante la Dogana di Avellino può osservare la elegante "veduta" che ne fece con magici pennelli Giovanni Battista, pittore avellinese molto noto.
Il lettore curioso in particolare potrebbe riscontrare nel dipinto la rappresentazione precisa della facciata della storica Dogana, eseguita con rigorosità di riga e squadra, in un contesto storico-urbanistico nel quale s'inseriscono, come perle d'una collana, le statue (busti, mezze figure, figure intere e figure monche) realizzate e sistemate nel 1668 in apposite nicchie dal grande architetto e scultore bergamasco Cosimo Fanzago, molto attivo nella città capoluogo.
Opportunamente è stato ricordato il pittore avellinese in un'antologica allestita recentemente, nei giorni 7 e 8 aprile 2018, al circolo della stampa del capoluogo, in occasione del 160° anniversario della sua nascita. L'artista è entrato nella storia dell'arte grazie ai cataloghi (che ne registrano le opere) delle mostre a cui egli partecipò con successo e grazie alle testimonianze scritte contenute nei più diffusi dizionari d'arte: Dizionario dei pittori italiani, Società editrice Dante Alighieri, Milano 1928, pag.116; Comanducci, I pittori italiani dell’Ottocento, Dizionario critico e documentario, Edizioni San Gottardo, Milano 1991, pag. 41 (Ristampa anastatica); Galetti – Camesasca (1950-1951), “Enciclopedia della pittura italiana, Garzanti, Milano 1951, vol.1, pag. 249; Giannelli Enrico (1916), Artisti napoletani viventi. Pittori, scultori ed architetti, Tipografia Melfi & Joele, Napoli 1916, pag. 33; etc. Un nostro studio, che per motivi tecnici non poté essere pubblicato nel volume Riccardo Sica, Pittori irpini dell'Ottocento, Ed. Sellino, 2001, sarà pubblicato quanto prima.
Incoraggiato dall'altro interessante pittore avellinese Cesare Uva, di cui fu degno allievo, Giovanni Battista (nato il 7 aprile 1858 e morto 18 gennaio 1925) s'accostò al "vedutismo" della "Scuola di Posillipo". Si ricorda che nella Scuola di Posillipo militarono anche altri due importanti pittori avellinesi: Cesare Uva e Achille Carrillo (la cui abitazione era proprio nel Palazzo del Tribunale nella Piazza Libertà di Avellino che Cesare Uva ritrasse nella sua celebre opera omonima, cfr. Riccardo Sica, Achille Carrillo, pittore avellinese della Scuola di Posillipo, Ed. Pergola, 1981), mentre un altro artista irpino, Oreste Recchione (vedi Riccardo Sica, Oreste Recchione in "Nuovo Meridionalsmo", n. 207 , Anno XXXI 2017) preferiva, insieme con Michele Lenzi, Gustavo Trillo e Daniele De Feo (Cfr. Riccardo Sica, Pittori irpini dell'Ottocento, Ed. Sellino, 2001), percorrere la strada del "realismo" veristico desanctisiano diffuso a Napoli attraverso soprattutto la scuola di Filippo Palizzi e su suggerimento e pungolo di Francesco De Sanctis.
Sicuramente a Napoli, presso Filippo Palizzi, Battista compì il suo apprendistato, partecipando poi alla“Promotrice Salvator Rosa”e alle più note esposizioni che si svolgevano allora sullo scacchiere nazionale. Si specializzò nella tecnica dell'acquarello e della tempera, nelle guaches, producendo straordinari effetti di trasparenze coloristiche e di palpebrazioni tonali, in un canto di gioiosa poesia, al limite del "pittoresco".