AVELLINO – L'occhio sulla città questa settimana si concede una "pausa di riflessione" sulla nostra realtà e guarda un po’ oltre: l'occasione ci è offerta da ciò che sta accadendo a Pompei. Ora basta! Non possiamo più permettere che il degrado continui ad infliggere ferite ad un emblema di storia e di cultura che non appartiene soltanto a Napoli, alla Campania, al Mezzogiorno, all’Italia, all’Europa. Appartiene a tutti, alla civiltà.
Di fronte a tale disastro, non lo sdegno, la vergogna dei nostri governanti ma l'alibi delle grandi piogge e dunque delle infiltrazioni d'acqua o quel cha fa più male la cronica mancanza di fondi da destinare allo sviluppo della cultura. La domanda allora è sempre la stessa: perché? Forse i dividendi politici offerti dalla cultura risultano scarsi?
È meglio investire sulla "certezza dell'effimero" piuttosto che su ricerca scuola, università, politiche giovanili, ambiente? Non si possono accettare rimpalli di responsabilità, litigi e rivendicazioni tra ministri. In ogni altro paese civile si rema tutti dalla stessa parte, basterebbe solo garantire maggiori controlli e sicurezza agli scavi, incentivando, magari, opportunità occupazionali per i giovani. Ricordiamo a tal proposito che Pompei è perla rara, trasuda storia ed è meta quasi quotidiana di turisti e visitatori da tutto il mondo. Anche per questo ci sentiamo di condividere lo sdegno espresso tempo fa dal presidente Napolitano e dire che un po' ci vergogniamo anche noi, ci vergogniamo, lo ripeteremo fino ad annoiare, di essere parte di un Paese in cui si relega la cultura a riempitivo occasionale.
Vergogna! Bisogna, una volta per tutte voltare pagina e farsi rivoluzionari, impedendo che si continuino a fare passi indietro. Perché, come più volte affermato, la politica è la forza delle idee, è partecipazione, è, o dovrebbe essere, un'idea del collettivo, non è passività, dunque ma partecipazione attiva di un dialogo. Perciò non continuiamo a trasformarla in uno sterile talk show, in rissa costante, in uno strumento di prevaricazione ma impegniamoci, pur magari non condividendola, a garantire la libertà del pensiero e delle idee altrui. È questo il fondamento di uno Stato veramente moderno, multiculturale e democratico. Allora per provare a scongiurare il rischio di uno sgretolamento totale ed irreversibile della cultura in Italia e nel Mezzogiorno, bisogna che tutti scoprano la cultura della cultura: cioè che la cultura è sì una necessità, una priorità per lo sviluppo e la conoscenza reale di un popolo, di una nazione ma, se non prima inculcata, non potrà mai essere apprezzata e compresa. Una "scoperta"del genere potrà, ne siamo certi, portare beneficio anche alla nostra Irpinia: significherebbe recuperare un po' di quel senso d'appartenenza, che troppo spesso e truppe volte sembra essere smarrito. Come ottenere tutto questo? Coinvolgendo la scuola e le famiglie. Educandoci ad educare i giovani ad un maggiore senso civico e ad un vero, reale rispetto di sé e per sé.
Ci sia consentito infine di esprimere sincero apprezzamento per una decisione del governo nazionale: la possibile, prossima reintroduzione del ministero per il Mezzogiorno. È con decisioni di questo tipo che il nostro Paese potrà davvero e realmente "cambiare verso". Si potranno forse, finalmente, rivedere tutelate istanze troppe volte, inspiegabilmente lasciate indietro.