AVELLINO – L’Ato chiede alla Regione Campania di dar vita ad un confronto istituzionale per la regolamentazione dell’utilizzo delle risorse idriche irpine e per la definizione del ristoro ambientale spettante alle comunità locali. Dopo il via libera ricevuto dal presidente Giovanni Colucci all’assemblea dei soci sulla strategia di fondo dell’autorità idrica, in vista della redazione del nuovo strumento tecnico per la gestione del servizio, si muovono i primi passi per mettere ordine in un settore dove sono prevalse per molto tempo improvvisazione ed opportunismo.
L’Ato Calore Irpino chiede conto di decenni di sfruttamento sempre più intensivo delle sorgenti, la cui preziosa risorsa viene attinta a costo zero dalle province di Napoli e Caserta, dalla Basilicata e dalla Puglia, senza che mai vi sia stato un accordo con gli enti locali, né una valutazione dell’impatto ambientale o un risarcimento per le comunità irpine.
Nei giorni scorsi, tra l’altro, si sono registrate iniziative autonome del Comune di Caposele per la sottoscrizione di una nuova convenzione con l’Acquedotto pugliese per la captazione di ulteriori 363 litri di acqua al secondo, al fine di poter incassare dei benefit dall’azienda, scavalcando l’ente d’ambito e le procedure previste dalle normative vigenti. A tal proposito, Colucci, dopo aver avviato azioni per la tutela delle risorse idriche e per esercitare le legittime funzioni dell’Ato come soggetto regolatore del settore, ha scritto al sindaco Pasquale Farina e ai vertici di Palazzo Santa Lucia.
“Il regime di demanialità – sostiene Colucci – di tutte le acque naturali impone che all’autorizzazione per la derivazione si pervenga con procedure delineate da norme, in virtù delle quali devono essere salvaguardate le aspettative ed i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale”. Il numero uno dell’Ato denuncia le gravi deficienze emerse nel passato su questo versante: “Non ci sembra, per gravi errori e sottrazioni di risorse effettuate nel secolo scorso, che si voglia rispettare quanto enunciato nella norma, che ricalca un principio universale, riequilibrando le condizioni dell’ambiente da cui tali risorse sono state sottratte”. Colucci sottolinea anche che sinora la Regione e l’Acquedotto pugliese abbiano travalicato le competenze dell’Ato rispetto alla questione del ristoro ambientale.
“Confermando lo spirito di solidarietà – si precisa nel documento redatto dall’autorità idrica – dei territori irpini e sanniti, si vuole garantire che un adeguato ristoro ambientale venga corrisposto al sistema per migliorare le condizioni generali del territorio, fortemente degradato dagli abnormi prelievi idrici. Tutto ciò anche per contemperare gli oneri a difesa dell’ambiente che oggi con l’aggiornamento del Piano d’ambito si prefigurano solo a carico delle nostre popolazioni, mentre le popolazioni delle regioni limitrofe, gratificate da tale solidarietà, possono godere di sistemi tariffari sensibilmente inferiori”.