AVELLINO – L’approvazione in via definitiva da parte del Senato del cosiddetto “decreto ambiente” (un affastellamento di norme che vanno dalla regolamentazione del traffico dei rifiuti da una regione all’altra al no ad impianti di smaltimento già decisi) ha fatto nascere polemiche tra e all’interno delle forze politiche.
L’anomalia insita in gran parte del pacchetto-ambiente ha finito con il dare il via ad interpretazioni varie ed opposte con un timore di fondo espresso da gran parte dello schieramento politico irpino contro una rumorosa (ma in fin dei conti sorniona) reazione del fronte politico napoletano.
Dice molto, a proposito di questa confusione di idee, la collocazione «innaturale», al momento del voto, di molti senatori campani. Il relatore Enzo De Luca, per una sorta di coerenza, ha votato a favore del provvedimento fortemente caratterizzato e voluto dalla Lega. Il senatore Cosimo Sibilia che, lo ricordiamo, è anche presidente della Provincia di Avellino, ha votato contro. Altri (pochi) lo hanno seguito malgrado le direttive del loro partito, il Pdl. Molti altri si sono astenuti o non si sono presentati al voto.
Da questo marasma discende una considerazione: visto che Napoli non ha risolto neppure uno dei suoi problemi, rimane il drammatico nodo della gigantesca questione che Napoli pone. Se tutto rimane fermo, si deduce, la soluzione in casi estremi è una soltanto: una megadiscarica nelle aree interne della Campania (e tutti sanno che la soluzione più idonea, secondo intellettuali ed alti borghesi napoletani, è l’area del Formicoso (nella foto di Carmine Bellabona), zona senza case con un sottostante spesso strato di argilla).
Se il provvedimento approvato dal Senato contiene anche l’utilizzazione delle tante cave dismesse della Campania come sito per il seppellimento dei rifiuti (soluzione da anni avanzata da Enzo De Luca in Regione) è anche vero che cancella il previsto inceneritore di Santa Maria la Fossa nel Casertano; non stabilisce più il cambio annunciato di proprietà del mega-impianto di Acerra e tace sulla benedetta/maledetta questione di un impianto (di qualsivoglia tipo) a Napoli.
Il sindaco de Magistris si è molto arrabbiato per gli ostacoli leghisti al trasferimento dei rifiuti da una regione all’altra. Ma né il tandem de Magistris-Sodano né l’assessore regionale all’Ambiente, Romano (pure critico verso de Magistris), riescono a fugare il timore che, in fine dei conti, a Napoli sono in tanti a pensare che portare i rifiuti dove c’è poca abitazione sia la soluzione anche più economica.
La Regione, come nelle ultime ore ha nuovamente fatto rilevare Amalio Santoro, del Centrosinista alternativo, contribuisce con la sua posizione di non intervento verso Palazzo San Giacomo ad assecondare questa sorta di sotterranea speranza dei napoletani. Giustamente tartufesca viene definita la linea del presidente Caldoro cui piace affiancarsi alla rumorosa politica degli annunci del sindaco di Napoli salvo lasciare poi al suo assessore Romano il compito di portare la guerra all’interno del municipio napoletano dove, evidentemente, si spera di raccogliere i frutti delle chiacchiere scoprendo (dopo le navi per l’Olanda e presunti sistemi non inquinanti per lo smaltimento dei rifiuti) che la strada per l’Alta Irpinia è la più breve e la più economica.
E pensare che proprio in questi giorni Salerno si è attestata sul 71% di raccolta differenziata ed Avellino sul 67%. E Napoli? Il suo è un dato pretenziosamente irrilevante.