AVELLINO – Il commissario regionale del Pdl, l’ex guardasigilli Nitto Palma, ha ufficialmente dichiarato guerra all’Udc. Forte dell’avallo di tutti i dirigenti regionali del partito, Nitto Palma ha lanciato un vero e proprio diktat: entro dieci giorni il governatore della Regione Campania, Caldoro, dovrà estromettere dalla giunta gli esponenti Udc; a seguire, ma comunque in pochi giorni, analoga operazione dovrà essere fatta dai presidenti delle amministrazioni provinciali di Avellino, Salerno e Napoli.
A far perdere la pazienza ai vertici del Pdl campano non è stata soltanto l’alleanza Udc-Pd alle amministrative di Solofra e Atripalda, ma ancora di più gli sprezzanti giudizi politici di Ciriaco De Mita, che ha ritenuto ormai morta l’esperienza del Pdl.
Del resto fin dall’inizio era apparso chiaro che la cosiddetta alleanza programmatica fra Pdl e Udc rappresentava per De Mita soltanto un approdo temporaneo, in attesa che mutassero gli equilibri politici. Dopo la rottura con il Pd, a De Mita, all’interno di un sistema bipolare, restava solo l’alleanza con il centrodestra, ma quella era solo la zattera alla quale aggrapparsi in attesa che il mare tornasse calmo.
Cosa succederà, ora, in concreto? Alla Regione Campania il centrodestra può tranquillamente andare avanti anche senza l’apporto dei centristi di De Mita. Resta, se mai, un problema politico perché finora il presidente Caldoro aveva mostrato di ascoltare più De Mita che i vertici del suo partito. Più complessa, invece, la situazione all’amministrazione provinciale di Avellino. Qui i demitiani, forti di sette consiglieri, condizionano ogni tentativo di maggioranza autonoma del solo Pdl. Il presidente Sibilia, anche mettendo insieme tutti i “cespugli” del centrodestra e arruolando qualche scontento, difficilmente riuscirà ad andare oltre l’apporto di sedici consiglieri, vale a dire oltre una risicatissima maggioranza.
Ma se davvero questo meccanismo di estromissione dell’Udc dal governo di Regione e Provincia verrà messo in moto, ne scaturirà un effetto a catena. Verrebbero messi in crisi, infatti, tutti gli enti sovra comunali e di servizio (dalle Comunità montane ai piani di zona, dall’Alto Calore all’Asi alle Asl) con un effetto-domino che avrebbe conseguenze dirompenti sulla distribuzione del potere in Irpinia.
E se il Pd decidesse che l’alleanza con l’Udc ha una valenza davvero solo programmatica e limitata ai due maggiori comuni irpini chiamati al rinnovo del Consiglio municipale? Allora De Mita non sarebbe più il cartaro della politica irpina e si troverebbe da solo in mezzo al guado. Ma non ci sembra che nel Pd irpino siano in molti a voler cambiare il mazzo di carte.