AVELLINO – L’ipotesi prospettata dal presidente del Consiglio Monti circa il riutilizzo delle caserme concentrate al centro di Roma (viale delle Milizie e dintorni) al fine di insediarvi gli uffici ministeriali oggi allocati in quasi cento palazzi di pregio del centro storico della capitale, ripropone per Avellino il discorso del restauro e del riutilizzo come cittadella giudiziaria della caserma Berardi di viale Italia.
L’operazione va condotta in due fasi: innanzi tutto l’acquisizione da parte del Comune di Avellino della struttura; poi il consolidamento e l’adeguamento ai fini dell’attività di giustizia di tutto il complesso. Sarebbe sorprendente, oltre che sbagliato, ritenere un’operazione del genere utile (soprattutto economicamente) soltanto per la capitale. Non sembra che il ministero di via Arenula abbia a disposizione fondi per la realizzazione di nuovi edifici. Da tempo ne è privo ed ha anche ribadito in passato al Comune di Avellino ed agli allora dirigenti del tribunale di Avellino che eventuali disponibilità andrebbero in Campania all’area torrese, al Nolano e, soprattutto, a Giugliano, la terza città campana dove da anni dovrebbe sorgere un polo giudiziario.
Di fronte a questo panorama il Palazzo di Giustizia di Piazza d’Armi appare quasi come un’isola felice, un modello di edilizia giudiziaria. Sappiamo bene che così non è, che mancano a Piazza d’Armi spazi e servizi (figuriamoci se davvero dovessero qui confluire gli uffici che si vorrebbero chiudere in provincia). Ma andatelo a raccontare a Roma dove hanno l’elenco di richieste di ogni parte d’Italia.
Ecco allora che si dovrebbe cogliere a volo l’occasione della dismissione del patrimonio pubblico decisa dal governo per fare cassa. Un accordo di programma Governo-Regione-Comune (ipotizzato anni fa) consentirebbe il trasferimento della caserma al Comune in cambio del passaggio dell’edificio di Piazza d’Armi alla Regione (Palazzo Santa Lucia paga bei soldini per tenere i suoi uffici nel centro direzionale dell’ex Banca popolare dell’Irpinia a rione San Tommaso, e tutti sanno quanto avrebbe bisogno la Regione di risparmiare).
Il ministero della Difesa potrebbe a sua volta vendere la striscia lungo via Perrottelli dove fu abbattuto dopo il sisma dell’Ottanta uno dei complessi della caserma. Così come lo stesso ministero della Difesa potrebbe più appropriatamente utilizzare il poligono di tiro di via Tedesco e quello acquistato anni fa dal Comune in via Cupa Macchia. Senza contare che il Comune potrebbe sempre far entrare nella trattativa la sua non piccola proprietà posta a ridosso della variante (140.000 m.q.).
Si tratta, come si vede, di una serie di accordi e triangolazioni che potrebbero risolvere anche una questione urbanistica (la caserma Berardi fu concepita come un quartiere) non irrilevante. E risolverla decentemente senza creare ulteriori alterazioni dell’assetto della città. La cittadella giudiziaria in alternativa all’attività dei militari non altererebbe più di tanto il già congestionato traffico cittadino. La bretella di Piazza Perugini ed il progettato ponte sull’asse variante-via Speranza-via Perrottelli consentirebbero un afflusso ed un deflusso normale attorno alla caserma che si troverebbe anche a quattrocento metri dall’autostazione (dovrà pur funzionare prima o poi!).
L’operazione cittadella giudiziaria presuppone una serie di intese e soprattutto una serie di contatti tra amministratori, dirigenti, tecnici di varia estrazione e provenienza. E presuppone anche una lunga fase di trattative (in genere in silenzio…).
E qui sorge un altro problema. Iniziative come questa possono avere bisogno dell’intervento dei privati. Ma se, ad esempio, si tratta di mettere in vendita la cubatura demolita dopo il terremoto sul lato di via Perrottelli con tanto di gara nulla quaestio. Se si tratta d’altro occorre sgranare gli occhi. In ogni caso queste operazioni vanno preparate per tempo ed in silenzio. Se quello che avvertiamo sulla questione è preparatorio tutto bene. Se copre, invece, il vuoto vuol dire che siamo amministrati da irresponsabili.