AVELLINO – È Antonio Gengaro il primo candidato del centrosinistra a presentarsi alla città. Lo fa presso il Circolo della stampa dichiarando di voler diventare "il sindaco degli avellinesi liberi". Oltre all'ex presidente della giunta Galasso presenti l’ex sindaco Antonio Di Nunno, Giovanni Sarubbi del Pdci, e Carmen Pellino, l’avvocato candidata alle scorse regionali con "Campania libera".
«Corro per vincere - dice subito Gengaro - ma sarò a disposizione in caso di sconfitta. Pretendo di avere l'ultima parola sulla composizione delle liste e in vista del ballottaggio, che reputo inevitabile, dichiarerò quale sarà la squadra di assessori che vorrò con me, anche a costo di perdere le elezioni». Del tutto chiusa la porta verso i montiani: «Non c'è convergenza con questo centro, i programmi sono troppo distanti. Il mio intento è di allargare a sinistra". «Dopo Tonino Di Nunno – dice Gengaro − c’è De Luca, il sindaco di Salerno, come modello virtuoso di gestione che seguo».
Ed è proprio l’ex sindaco giornalista, che ha voluto esserci nonostante dei fastidiosi problemi di salute, a snocciolare i punti del programma a venire, spaziando dall’urbanistica ai trasporti alla sanità e al verde pubblico: «I Comuni non hanno un centesimo oggi, e non ce l’avranno domani. Chi promette ancora altre opere in città non dice con quali soldi vuole realizzarle. Sui debiti occorre un programma rigoroso, credo che l’unica soluzione sia quella di aumentare le cubature nelle aree del Comune, già costretto ad abbassare sempre di più il prezzo dei suoi immobili. Fra poco sarà possibile accaparrarseli per quattro spiccioli». E ancora sul ruolo del futuro sindaco: «È fondamentale, a lui e lui solo spetta la responsabilità di nominare gli assessori, senza dover valutare il peso elettorale in termini di voti. Occorre audacia, intraprendenza e un po’ di fantasia, altrimenti è meglio stare a casa».
Tocca infine a Gengaro, che dice di essersi voluto candidare per rappresentare un pezzo della società avellinese che guarda a sinistra, «non credo che alla società civile si opponga automaticamente qualcosa di incivile, che non funziona». Sulle primarie, strumento in cui ha sempre creduto, non usa giri di parole: «Solo ad Avellino e in città di camorra si mettono in discussione. Devono essere una festa della democrazia, mi dispiace per chi sarà escluso (come Gabrieli ndr), avrei preferito dare campo libero a tutti, ma siamo in balia di gruppi dirigenti irresponsabili. Si poteva trovare una soluzione alta, ma non c’è stata la volontà».
È l’edilizia secondo Gengaro il vero banco di prova delle prossime amministrative: «La città non ha saputo bilanciare pieni e vuoti, specialmente al centro, dove ha concesso di costruire anche nei cortili dei palazzi. Dobbiamo recuperare quello che già c’è, non servono nuove costruzioni, penso solo alla necessità di nuove scuole». Sono due i paletti che dovrebbero regolamentare le scellerate mani sulla città che hanno operato finora: porre il vincolo paesaggistico sulle colline che circondano Avellino, «già ampiamente depredate», e coinvolgere i privati tramite i project financing, «la strada è questa, il pubblico non può spendere più nulla, si partecipa con concorsi di progettazione con opere che devono creare attrazione, non servire al costruttore».
«Voglio vincere per il bene della città – chiude Gengaro – con la forza e l’onesta che sento di avere. Dopo serviranno più le idee, che i portatori di voti. E per questo che penso anche alla possibilità di deleghe esterne, solo con le competenze – anche a tempo determinato – si può raddrizzare la macchina amministrativa».