AVELLINO – Si dice: ritroviamo le radici! Ed allora riprendiamo la buona - doverosa - abitudine di ricordare e commemorare oggi chi ci ha onorato nei secoli e che ingiustamente è stato per troppo tempo dimenticato persino nella sua stessa terra d’origine. È ricorso il 24 luglio scorso il bicentenario della nascita di Achille Carrillo, pittore avellinese dell'Ottocento. Nessuno se ne è accorto.
Achille Carrillo nacque ad Avellino il 24 luglio 1818 in Largo Tribunali, n.5, dal padre Filippo (Procuratore regio deil Tribunale civile) e dalla madre D. Rachele Svasso. Fu battezzato il 25 luglio 1818 nella parrocchia della SS. Trinità di Avellino. Sposò Adele Englen. Si laureò in Giurisprudenza. Dopo aver esercitato la professione di avvocato ad Avellino, si trasferì a Napoli, avviandosi alla pratica della pittura, studiando disegno sotto la guida di Gabriele Smargiassi e di Giacinto Gigante. Divenne "professore aggiunto di paesaggio" all'Istituto di Belle Arti di Napoli. Nel 1859 espose Vox clamans in deserto alla Mostra del Museo Reale Nazionale di Napoli. Nel 1861 firmò, insieme ad altri artisti "soci" (Alvino, Smargiassi, Morelli, Palizzi) lo Statuto della Promotrice di Napoli, nella bottega del pittore Gugliemi, alla salita Museo, divenendone anche consigliere e vicepresidente in alcune edizioni. Nel 1870 espose a Parma Impressioni di campagna, Il lago sulla montagna, Veduta di Pisilllipo. Nel 1874 espose, alla XI Esposizione della Promotrice Napoletana di Belle Arti, In agosto, un dipinto che fu lodato e così felicemente commentato da Giustino Fortunato: "una campagna accasciata sotto l'onda di luce d'un meriggio caldo ed estenuante". Strame, Cava de’ Tirreni, Paesaggio con castello denotante: Ogni delitto è palese, Le perle dei campi, La vallata, Alberi sulla riva del lago sono solo alcune delle opere più rappresentative del pittore avellinese. Sue opere furono donate dalla vedova Carrillo alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Un efficace ritratto del pittore fu eseguito da Domenico Morelli, nel periodo della sua militanza nella "Scuola di Posillipo". Fu insignito per meriti del titolo di "cavaliere" di vari istituti e di varie accademie.
Achille Carrillo fu essenzialmente un "pittore di paesaggio" e "paesista". Per ricordarlo, cogliamo l'occasione del rinvenimento recente di una nuova opera del pittore, L'incontro furtivo, ora in collezione privata, Salerno. Si tratta di un pregevole dipinto, firmato in basso a sinistra e datato 1861. Vi è rappresentata una vivace scena di romantico realismo, d'impronta desanctisiana: un incontro furtivo d'amore animato da un misterioso personaggio maschile, elegantemente vestito con giacca e cravatta che fa capolino dalla porticina in controluce che si apre in un muricciolo diruto di campagna.
Al di qua del muricciolo è descritto minuziosamente un cortile ricco di vegetazione e di fiori, diviso a metà, in una zona di luce e in una zona di penombra. In quest'ultima si intravedono appena, inquietanti, sapientemente descritti nei minimi particolari, un libro aperto, un ombrellino ed un paio di guanti bianchi scaraventati per terra, forse per dispetto... Nello specchio di un cielo giallognolo, leggermente polveroso, si abbarbicano un tenero alberello dagli scheletrici rami e vivaci fiori e foglie. Fili e ciuffi d'erba, rami e foglie sono disseminati un po’ ovunque per terra, in un gioco di suadenti luci ed ombre. Ritorna il motivo del mistero e dell'atto furtivo che fu tipico dell'ispirazione del Carrillo, quale s'incontra per esempio nel Paesaggio con castello denotante Ogni delitto è palese che è al Palazzo reale di Napoli. Attraverso l'"impressione" l'artista seppe rendere il "vero di natura", secondo l'insegnamento di Francesco De Sanctis. Quanta poesia in questo piccolo gioiello di pittura romantica dovuto alla mano felice dell'avellinese Achille Carrillo!