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    18/12/2025

Di Nunno/Un esempio di umanesimo per definire il ruolo di una nuova classe dirigente

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Tonino Di NunnoAVELLINO – “La città, la politica, il giornalismo: la lezione di Antonio Di Nunno”: questo il tema del convegno organizzato dal giornale “L’Irpinia” e dal comitato promotore in programma oggi, alle 17:00, presso la sala blu del carcere borbonico, per ricordare la figura e l’opera di Antonio Di Nunno, il sindaco-giornalista scomparso il 3 gennaio del 2015, con gli interventi di Isaia Sales, del sindaco e del vicesindaco di Napoli, Gaetano Manfredi e Laura Lieto, dell’europarlamentare Lucia Annunziata, già presidente della Rai.

Un ricordo che si fonda su tre aspetti che hanno segnato a fondo e a pieno la vita di Tonino Di Nunno: l’amore per la città di Avellino, la politica, il giornalismo.

La città. “Per servire Avellino bisogna amarla e difenderla e lo scopo di fondo rimane l’esigenza di fare di Avellino una città sempre più libera, più verde e più pulita (in ogni senso)”: è quanto sosteneva Di Nunno nella lettera rivolta alla città per illustrare il suo programma di amministratore alle elezioni del 1999 in occasione del suo secondo mandato, un programma che aveva i suoi fondamenti in principi ben precisi come restituire ai giovani la fiducia nella politica, battersi contro la corruzione, la camorra e l'usura, puntare a realizzare un'urbanistica a servizio del cittadino. Il tutto portato avanti nel segno della passione che l’ha sempre contraddistinto, della più severa intransigenza, dell’assoluta indipendenza e coerenza politica.

Parco del Fenestrelle, individuazione del terzo casello autostradale nella zona dello stadio, periferie, gestione dei rifiuti, Città ospedaliera, rilancio del Mercatone: tante le idee e le proposte che Di Nunno mise in campo per una città più vivibile e più a portata d’uomo. Un’urbanistica, cioè, intesa come battaglia di civiltà in cui la politica e la cultura siano in grado di svolgere, insieme, un ruolo determinante di impegno sociale e di indirizzo programmatico.

La nascita agli inizi degli anni 2000 del nuovo strumento urbanistico, il cosiddetto Piano Gregotti-Cagnardi, poggiava preminentemente su due pilastri: la variante di salvaguardia a tutela delle colline, la realizzazione del Parco nel vallone del Fenestrelle intorno al quale far ruotare la città vecchia e nuova. Il tutto inserito in quel programma del verde pubblico che Di Nunno aveva sintetizzato nella formula della Città giardino.

La politica. “Si chiude un’esperienza sulla quale ho impostato, ad estrinsecazione di tutto ciò in cui io credo, la moralità della politica”: invocando la moralità della politica Di Nunno chiuse, in lacrime, la sua esperienza di sindaco e il suo intervento in Consiglio comunale dove erano presenti molti dei firmatari di quell’operazione canaglia che portò alla sua defenestrazione.

Una estromissione, quella, solo della sua persona, in quanto elemento di rottura con l’establishment allora imperante non certo delle sue idee, della sua idea di città cui dover dare un’anima.  Profondo il suo rigore morale, portato avanti per tutta una vita sin dagli anni giovanili quando militava nelle file degli scout prima, della Fuci poi, per approdare successivamente tra i banchi del Consiglio comunale nella prima metà degli anni Settanta con alto senso di responsabilità e, sorretto sempre com’era da ottimismo e concretezza, con l’applicazione più intransigente di uno spirito di servizio volto, con fermezza di principi, ad accrescere il bene della città.

Non poteva, dunque, non sfociare in un scontro frontale la rottura con i cosiddetti padroni del vapore protagonisti, come ebbe a sottolineare lo stesso Di Nunno nel giorno dell’addio, di un’autentica “aggressione alle istituzioni”.

“Il suo ricordo – spiega il professor Francesco Barra, già ordinario di Storia moderna all’Università di Salerno – richiede pure un’attualizzazione del ‘personaggio’ Di Nunno in rapporto critico-dialettico non solo con l’Avellino di ieri, ma anche con l’Avellino di oggi. È inevitabile chiedersi, ad esempio, quale sia oggi il senso del suo ‘servizio’ politico-amministrativo, spinto sino al sacrificio della salute e della vita, in una città assai diversa da quella che egli aveva voluto e sognato. Un’Avellino senz’altro assai diversa dalla “Città giardino” sognata dal povero Tonino!”.

Il giornalismo. Risale ai banchi di scuola la passione di Tonino per la scrittura e il giornalismo. Sul finire degli anni Sessanta vide la luce Quaderni Irpini – la rivista nata sull’esempio di Quaderni Piacentini, il trimestrale diretto da Piergiorgio Bellocchio – cui aderì un folto gruppo di giovani che, rispetto alla linea della contestazione che contrassegnò il Sessantotto in Italia, scelsero di portare avanti sì quella della critica e del ragionamento ma in termini costruttivi e di confronto, con la messa in campo di proposte e di programmi per la comunità. Giovani che credevano con sincera convinzione nei principi della democrazia e della moralità della politica cui cominciavano ad avvicinarsi in ossequio ai valori del cattolicesimo liberale e agli insegnamenti ricevuti leggendo Sturzo, De Gasperi, Dossetti, La Pira.

Seguì l’indimenticata stagione di Radio Irpinia, La Voce dell’Irpinia, Politica Irpina fino, nell’immediato dopo terremoto, a quella de L’Irpinia, il periodico a stampa oggi quotidiano online. Una esperienza portata avanti da Tonino con scrupolo e senso civico, al di fuori delle logiche di parte e di potere, che costituì la base di quella sua formazione che trovò larga eco quando nel luglio del 1979 iniziò a lavorare al Tgr Campania presso la Rai di Napoli dove chiuse la carriera di giornalista professionista.

Un lascito spirituale, quello lasciato da Tonino, una testimonianza di libertà e valori ideali, lui che leggeva De Sanctis e Dorso, su cui si dovrà pure portare avanti un processo di storicizzazione nel segno della obiettività e della verità. Rimane, questo è certo, un esempio di un umanesimo politico e culturale illuminato fondamentale per definire il ruolo di una classe dirigente di cui oggi c’è assoluto bisogno.

*Articolo pubblicato sulle pagine provinciali del Mattino giovedì 22 gennaio 2025

 

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