AVELLINO – Sorpresa, soddisfazione ed un affettuoso pensiero verso l’amico, il concittadino che riceve un ulteriore attestato per il suo riconosciuto e lineare impegno dentro e per le Istituzioni.
C’era tutto questo, una settimana fa, nella reazione di tanti alla notizia della nomina dell’avellinese Carlo De Stefano a sottosegretario agli Interni del governo presieduto da Mario Monti. La nomina era inaspettata; la qualità morale e professionale di De Stefano assolutamente garantita.
Chi ha avuto modo di seguire – sia pure percependone il cammino attraverso gli scarni comunicati del Viminale (comunicati divenuti poi impalpabili soprattutto quando è arrivato al vertice di settori delicati del suo ministero: la sicurezza del Quirinale, l’antidroga, l’antiterrorismo) – la carriera del commissario, poi del questore, infine del prefetto Carlo De Stefano sa che stiamo parlando di un qualificato alto funzionario impegnato a farsi onore e a farsi apprezzare nei gangli più delicati dello Stato.
Il fatto che Carlo De Stefano, avellinese doc permeato di vita cittadina dagli studi presso il mitico liceo “Colletta” a quelli dell’università (con tanto di piena partecipazione alle feste della matricola), alle passeggiate sul Corso, alla scelta della compagna della sua vita, abbia poi dovuto costruirsi vita e famiglia lontano da casa, è una circostanza che procura emozione in chi l’ha conosciuto. Come successe quando fu nominato questore di Avellino nel 1993.
Ma l’emozione più forte è stata provata perché in una terra che di ministri e sottosegretari ne ha prodotti tanti stavolta non c’è stata l’agitazione di codazzi festanti, ma soltanto il rincorrersi attraverso il cellulare per dire, emozionati, hai saputo della nomina di Carlo? Emozione e sorpresa per la partecipazione di un irpino (di qualità) ad un’impresa che dovrà segnare la storia dell’Italia moderna.