AVELLINO – Dio ha bisogno di avvocati difensori? Nelle parole di Gesù vi sono scelte di preferenze per le tante alterità dell’uomo?
Torniamo a terra: don Vitaliano è un “noto” provocatore che graffia le coscienze sopite, rompe i cliché acquiescenti, disturba i sopori, strizza i ritmi quotidiani di noi benpensanti cattolici della domenica e, udite udite, non si erge ad avvocato perché si impegna “solo” a diffondere il Vangelo. Don Vitaliano è uomo e prete coraggioso; si impone la diffusione del messaggio cristiano che è di per sé rivoluzionario nel gridare tolleranza e accoglienza del prossimo bisognoso.
Noi cattolici, oltre a brandire o a esporre immagini e segni distintivi, sappiamo dar senso a queste categorie fondamentali, che sono criteri ineludibili dell’essere e del sentirsi cristiani?
Don Vitaliano provoca sulle diversità, omosessualità, colore della pelle, differenze sociali; le tollera e invita a tollerarle, obbedisce al messaggio cristiano. Non giudica, e fa suo l’insegnamento di Papa Francesco, nello scuoterci con domande: “chi siamo noi per giudicare”? Ma non si ferma a dire; egli agisce.
Due statuine di Madonne nel presepio, con l’esclusione di quella di San Giuseppe, confondono e sorprendono, minano il placido scorrere quotidiano, nella indifferenza mentale dei 6000 pasti al giorno offerti dalla Caritas di Avellino, oltre alle tante altre sofferenze che affliggono avellinesi e irpini.
Gli scandali sono altrove: “cristiano” è agire, non fingere di ignorare.