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    27/07/2024

Pd, Pdl e Udc danno il via alle grandi manovre

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b_300_220_15593462_0___images_stories_immagini_articoli_foto_politica.jpgAVELLINO – La Corte di Cassazione ha riconosciuto la validità delle firme raccolte per il referendum elettorale. Ora la parola passa alla Corte costituzionale che dovrà verificare l’ammissibilità del quesito referendario. Tutto lascia ritenere che anche questo secondo passaggio sarà positivo e quindi alle prossime consultazioni politiche non si voterà più con l’attuale sistema, il cosiddetto porcellum, che lasciava al cittadino elettore solo la possibilità di indicare una lista all’interno della quale i candidati sarebbero stati eletti secondo l’ordine di presentazione.
Resta da vedere se si tornerà automaticamente al precedente sistema dei collegi elettorali o se il Parlamento farà in tempo a varare una nuova legge elettorale. Molto dipenderà, naturalmente, dal tempo a disposizione, da quanto, cioè, durerà l’attuale governo Monti. Se dovesse arrivare alla fine naturale della legislatura, vale a dire alla primavera del 2013, vi sarebbe in teoria il tempo per approvare una nuova legge elettorale, anche se in pratica appare molto difficile che i partiti politici possano mettersi d’accordo. Come che sia, sarà comunque restituita agli elettori la possibilità di scegliere non solo la lista, ma anche il candidato.
Si aprono, così, scenari nuovi, anche per quello che riguarda la nostra provincia. Con il precedente sistema elettorale, che affidava sostanzialmente alle segreterie nazionali dei partiti la scelta degli eletti, la provincia di Avellino è stata abbastanza penalizzata, soprattutto il Partito democratico, almeno rispetto agli anni delle vacche grasse, quando la rappresentanza parlamentare irpina era folta e di notevole “peso”.
Attualmente, infatti, è il solo De Luca a rappresentare il Pd a livello parlamentare, mentre anche il Pdl di parlamentari che operano in provincia di Avellino e che qui sono stati eletti può annoverare sostanzialmente soltanto Sibilia e Pugliese.
Si aprono, invece, con un nuovo sistema elettorale, quale che sia, ampi spazi che legittimano diverse aspirazioni, a partire da quella del sindaco di Avellino, Giuseppe Galasso, la cui candidatura, peraltro, aprirebbe con almeno un anno di anticipo la successione in Piazza del Popolo. Senza tralasciare le altrettanto legittime aspirazioni di quanti si richiamano alla componente di sinistra del Partito democratico (Rosetta D’Amelio? E anche in questo caso si aprirebbe la successione al suo seggio in Regione, che andrebbe al primo dei non eletti, Donato Pennetta). E senza dimenticare, infine, la voglia di partecipazione della società civile e della classe imprenditoriale, che è testimoniata dalla nascita di associazioni a metà fra impegno politico e impegno civile, prima fra tutti “360”, battezzata giorni fa da Enrico Letta.
Con un nuovo sistema elettorale crescerebbero anche le possibilità di presenze parlamentari per Idv e Sel, il primo senza parlamentari irpini, la seconda fuori dal Parlamento per una iniqua soglia elettorale che ha ridotto anche la rappresentanza dell’Udc.
Insomma, si aprono grandi spazi e di conseguenza iniziano le grandi manovre all’interno dei partiti. Un po’ tutti i partiti lamentano problemi interni che nascono anche da una lunga stagione che ha visto sempre più compresso il dibattito interno, in nome di una concezione verticistica, se non addirittura personalistica, della dialettica politica.
La stagione dei congressi dovrebbe, in tal senso, portare chiarezza. L’Udc ha posto mano all’assetto interno con il recente congresso provinciale che ha eletto l’ex assessore del Comune di Avellino, Petracca, coordinatore del partito in Irpinia.
Il Pdl ha concluso in tesseramento, il Pd lo sta avviando, con l’obbiettivo di giungere non solo a una migliore definizione degli organismi provinciali ma di risolvere anche l’annoso problema della segreteria cittadina, vacante da un paio di anni, e del capogruppo al Comune capoluogo, che manca ormai da diversi mesi.
Anche le prese di posizione contrastanti sulla gestione dei rifiuti, ma anche su quella delle acque, fanno pensare non solo ad una divergenza di opinioni sull’argomento in questione, ma più in generale su una dialettica fra gruppi e correnti. E’ un dato di fatto che su tali questioni abbiamo ascoltato voci molto diverse, da parte di autorevoli “saggi” come Nicola Mancino, dirigenti di partito come Fierro e De Stefano, parlamentari come De Luca, fino a numerosi sindaci di Comuni irpini.
È facile allora prevedere che da qui alle prossime elezioni (ma passerà almeno un anno) aumenteranno i distinguo e le voci discordanti all’interno del partito e i richiami all’unità non saranno più sufficienti per conservare un unanimismo che si rivela sempre più di facciata.

 

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