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    03/07/2024

La lezione di Giuliano Minichiello nel ricordo di Bassolino e Anzalone

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Luigi Anzalone e Antonio BassolinoAVELLINO – Nella sala congressi dell’Hotel de la Ville ha avuto luogo il convegno su Ricordi di un filosofo amico, di compagni e di Berlinguer, ultima fatica editoriale di Luigi Anzalone, uscito per i tipi di Pensa editore.

Agostino Minichiello, funzionario del Senato della Repubblica, ha preso le mosse, in apertura del proprio intervento, dal volume Memoriale del tempo. Logica e metafisica del senso, di Giuliano Minichiello, riepilogando le riflessioni ivi espresse sulla definizione dell’essenza della modernità, come epoca che vede l’uomo liberarsi dalla trascendenza (nelle forme del Bene plotiniano o del Dio di Sant’Agostino, ad esempio) per imprigionare se stesso, in definitiva, nella propria finitudine. Tale mutamento culturale, ha sottolineato l’oratore, va collegato con la genesi e i presupposti etici dello stato liberale, teorizzato e più o meno coerentemente realizzato alla luce dell’ideale di assicurare la pace universale tra gli uomini. Tale finalità politica è però realizzata a un costo altissimo, quello della neutralità valoriale dello Stato stesso (che quindi rinuncia a inculcare nei propri cittadini il principio che possano esistere ed essere praticati valori ulteriori rispetto al godimento delle proprie libertà private e al formale ossequio alle libertà altrui). Giuliano Minichiello procede quindi all’analisi del post-moderno, quale epoca “post-storica”, incapace di e non interessata a produrre significati ma solo simulacri, nelle forme dei plurimi gadget tecnologici o delle nuove tipologie imprenditoriali dei fashion blogger e degli influencer, che trasmutano se stessi in idoli da venerare e mercificare.

Il relatore ha concluso il proprio intervento richiamando quanto Giuliano Minichiello rileva a proposito della nozione di “catastrofismo ragionevole e responsabile”, e non paralizzante, a fronte del quale lo stesso autore ha delineato con lucidità e chiarezza i compiti che una politica autenticamente democratica deve assumersi se intende contenere, per il bene soprattutto delle future generazioni, gli effetti potenzialmente catastrofici di uno strapotere tecnologico che non può essere abbandonato alla mera logica del profitto a tutti i costi.

Il professore Giovanni Sasso ha svolto un intervento di ampio respiro prendendo in esame la produzione del professore Giuliano Minichiello soprattutto in ambito filosofico-pedagogico. In primo luogo, ha sottolineato come la speculazione dell’autore intende l’indagine filosofica nei termini di un “pensare il conoscere”, che aspira a dare valore e verità al conoscere e alla scienza, mediante quelle forme di imputazione del senso di cui è ricca la storia della filosofia, particolarmente quella moderna.

Di conseguenza, la conoscenza non è un oggetto da acquisire, ma un esercizio e un impegno, tesi verso la verità, da parte dell’uomo in quanto tale, ma in special modo dell’educatore e del maestro, i quali fanno del comunicare il conoscere e la propria visione del mondo attraverso il pensiero una professione. Andare oltre l’attuale crisi della conoscenza, prosegue l’oratore, è per Minichiello il tentativo di fondere e non contrapporre le une alle altre le ragioni del sentimento e quelle della razionalità: tale tentativo è proprio di ciò che è vivo e vitale, e rende la vita stessa una festa della conoscenza. Inoltre, Minichiello era sempre pronto al dialogo e alla collaborazione per affrontare i bisogni della formazione, sempre più evidenti in un’era di impoverimento del lessico e di ricorso ad argomentazioni intolleranti e aggressive.

Nel mondo della scuola per Minichiello è necessario recuperare la dimensione umana, quella del pensare, e riconfermare insieme con gli studenti la capacità di affrontare in maniera critica i nodi della società complessa. Il suo ideale era quello di un “apprendimento profondo”, al cui interno il rapporto educativo è concepito come una co-evoluzione di sistema docente e sistema discente. Secondo Minichiello, la crisi della conoscenza e lo spaesamento aggravano oggi il declino dell’educazione. In particolare, lo spaesamento è esperienza cruciale della modernità, giacché il mondo occidentale ha perduto il senso della presenza di Dio. L’essere retto è quindi indicato quale rimedio al senso di smarrimento dell’uomo moderno, nella consapevolezza della sua finitudine nel conoscere e nel soddisfare il proprio desiderio di umanità. La rettitudine è dunque la personale convinzione di ciò che è bene e giusto. Giuliano Minichiello è stato sempre animato dal tentativo di superamento della separazione tra morale e conoscenza, attuata nell’odierna società agnostica. L’autonomia dell’io esige infatti la necessità di seguire la linea della propria vita e rimanere fedele al principio del dovere.

L’avvocatessa Emanuela Sica ha innanzitutto chiarito la profonda differenza intercorrente tra “ricordo” e “memoria”, giacché soltanto il primo può rivestire un significato emotivo e affettivo per il soggetto, mentre la seconda è spesso solo esercizio meccanico di una facoltà mentale dell’individuo, come quando, negli anni scolastici, gli studenti sono costretti a imparare a memoria componimenti in versi noiosi o sgraditi. Nel tracciare un proprio ricordo del professore Giuliano Minichiello ha osservato di averne avuto una conoscenza “mediata”, tramite la lettura di parte della sua produzione filosofico-culturale e, soprattutto, l’ascolto dei racconti di Luigi Anzalone.

Proprio la reazione di doloroso cordoglio manifestata dal professore Anzalone nel comunicare all’oratrice la triste notizia della scomparsa dell’amico di una vita dà piena testimonianza al carattere profondo e irripetibile di un sodalizio che è stato al tempo stesso umano e intellettuale. Ha infine discusso i capitoli del volume Ricordi di un filosofo amico, di compagni e di Berlinguer dedicati al colpo di stato del 1973 in Cile e al ricordo di Enrico Berlinguer.

Lorenzo Colucci, dopo aver offerto un proprio personale ricordo della figura di Giuliano Minichiello, ne ha sottolineato la valenza come filosofo e studioso della tecnica. In secondo luogo, ha anche evidenziato il valore della nozione di “reincanto” del mondo proposta dall’autore nei termini di una riscoperta del divino e di fuoriuscita dal deserto nichilista di Nietzsche.

Il presidente Antonio Bassolino ha innanzitutto delineato un ricordo personale del professore Giuliano Minichiello, del quale ha sottolineato la profonda umanità e gentilezza d’animo nonché le doti di raffinato intellettuale. Successivamente ha sottolineato il carattere formativo della propria esperienza in qualità di segretario della federazione del Pci di Avellino dal 1971 al 1975, rievocando al contempo le figure più significative del comunismo irpino. In terzo luogo, si è soffermato sull’attenzione riservata dalla classe nazionale del Pci alla formazione politica e intellettuale dei giovani dirigenti mediante un metodo di analisi che muoveva dalla disamina dei fenomeni globali per costituire un quadro generale entro cui collocare anche le dinamiche sociali di livello maggiormente locale. Inoltre, pur in un contesto internazionale di aspra polarizzazione ideologica, l’apertura al confronto da parte dei ceti dirigenti del Pci consentiva comunque uno spazio di dialettica interna con l’espressione di voci non del tutto “allineate” da parte degli stessi rappresentanti dell’ala giovane del partito.

Larga parte del proprio intervento è quindi dedicata alla figura di Enrico Berlinguer, considerato autentico erede di Togliatti e meritorio promotore del cosiddetto “compromesso storico”, secondo una linea d’azione già prefigurata dallo stesso Togliatti nel 1944. Berlinguer, dotato di impareggiabile sensibilità ai temi della politica internazionale, dimostrò anche la propria vicinanza, anche fisica, alle popolazioni irpine colpite dal disastroso terremoto del 23 novembre 1980. In conclusione, l’ex sindaco di Napoli nonché governatore della Campania ha sottolineato la necessità che la politica s’interroghi in modo approfondito e autocritico sulle ragioni del vistoso astensionismo registrato in occasione delle recenti elezioni regionali nel Lazio e nella Lombardia, testimonianza, a suo avviso, del compiuto disinteresse delle classi politiche italiane per la vita concreta dei cittadini.

In chiusura del convegno, il professore Luigi Anzalone ha dapprima rievocato i momenti più significativi del proprio percorso politico-istituzionale, dall’elezione alla Camera dei deputati della prima candidata donna del PdS alla vittoriosa campagna elettorale per la presidenza della provincia di Avellino. Ha ripercorso con ricchezza di dettagli le varie tappe della relazione di stima personale e collaborazione politica con Antonio Bassolino, culminata con il conferimento e l’esercizio di importanti e delicate deleghe nell’ambito del governo della Regione Campania. Con viva ed evidente commozione ha quindi rievocato il sodalizio, lungo una vita intera, con Giuliano Minichiello, soffermandosi sulla propria quotidiana vicinanza durante la lunga degenza ospedaliera di quest’ultimo a seguito dell’improvviso e inaspettato malore occorso allo stesso Minichiello nel 1978. Ha infine ricordato la genesi degli studi in comune sulla filosofia di Giorgio Colli che offrì loro anche la possibilità di conoscere i familiari superstiti del pensatore torinese e approfondire il pensiero di Nietzsche.

 

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