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    03/07/2024

Armando Montefusco storico per passione

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura7_montefu.jpgAVELLINO – La relazione del professor Francesco Barra al convegno su Armando Montefusco - Quanto sto per dire costituisce per me un dovere imprescindibile quanto doloroso: ricordare cioè la figura di Armando Montefusco. Quando Gianni Festa mi telefonò per darmi, per primo, la notizia della scomparsa del comune amico, rimasi letteralmente impietrito. Sperimentai allora la verità per la quale ogni morte ci rende più poveri e più soli; una verità senz’altro universale, ma drammaticamente particolare ed esistenziale perché veniva a spezzare una comunione e una fraternità di spiriti, di condivisioni e di esperienze di almeno un trentennio. Per cui se l’improvvisa, inattesa e dolorosa scomparsa di Armando Montefusco ha privato l’Irpinia di uno degli studiosi più seri, appassionati e competenti, prima ancora che lo storico, rimpiango innanzitutto l’amico affettuoso, generoso e disponibile, compagno inseparabile di tante “avventure” nelle comuni ricerche d’archivio, insieme a Ottaviano De Biase, a Napoli come ad Avellino, e ovunque ci fosse qualche documento da studiare.

Era, a tutti gli effetti, una persona straordinaria per disinteresse, generosità, semplicità e modestia, moderazione dei gesti e dei toni. In un mondo che appare sempre più per così dire “squilibrato” ed eccessivo, spiccava per l’equilibrio delle sue parole, dei suoi giudizi, dei suoi atteggiamenti. Era un “moderato” nel senso migliore del termine, che rifuggiva per temperamento ed educazione da ogni eccesso come da inutili esibizioni. Ciò non gl’impediva peraltro di essere tenace nelle sue convinzioni. Una realtà esistenziale che si manifestava visibilmente nel viso sempre sorridente, nello sguardo luminoso, nell’atteggiamento aperto e amichevole, mai chiuso o intollerante, in un ottimi­smo costante quanto contagioso, che conservava anche nei momenti più difficili. Così era nella vita, nella professione, e infine nel lavoro storico che egli visse non come mestiere accademico – ridotto troppo spesso a un tecnicismo astratto e disincarnato – ma coma autentica e genuina passione di vita per la sua terra e per la sua storia.

La sua passione storiografica, che gli derivava oltretutto dall’es­sere pronipote per parte della madre – l’indimenticabile ostetrica Antonietta Cannaviello-Montefusco, che ha contribuito a far nascere intere generazioni di avellinesi, tra cui chi vi parla – di Vincenzo Cannaviello, lo storico della Carboneria, Armando era stato in effetti costretto a svilupparla abbastanza tardi, perché per alcuni decenni era stato quasi completamente assorbito dalla sua attività professionale di competentissimo e scrupoloso dirigente di un importante laboratorio di analisi; e prima ancora, all’indomani del terremoto del 1980, era stato chiamato ad istituire quello dell’ospedale di Bisaccia. Solo una volta andato in pensione poté quindi dedicarsi appieno alla sua vera passione: la ricerca storica; ma anche in questo campo egli portò quella rigorosa mentalità critica e quella attenta metodologia scientifica che gli era propria, che lo faceva rifuggire da ogni approssimazione ed evitare inesattezza, e che gli faceva basare le sue ricerche esclusivamente sulle fonti documentarie, criticamente vagliate.

Dotato fin dalla giovinezza di una forte sensibilità artistica, amò e coltivò pure il disegno e la pittura; discipline, queste, che egli applicò felicemente nei suoi studi sulla topografia storica di Avellino, alla quale ha arrecato contributi fondamentali quanto innovativi. Da vero artista, Armando avvertiva e viveva la poesia del passato e “sentiva” il paesaggio, non solo quello naturale ma anche il paesaggio urbano, e cercava di leggerlo e di ricostruirlo storicamente nel tempo, ricorrendo con estro geniale e creativo a tutti i mezzi disponibili, privilegiando l’iconografia, la cartografia, la fotografia, l’elaborazione grafica. In questo senso, era particolarmente attento e sensibile al tema della viabilità antica e moderna, la cui ricostruzione gli consentiva di cogliere gli elementi essenziali delle strutture ambientali. Non a caso, il suo primo studio, pubblicato alla fine degli anni ’80, fu dedicato all’attenta ricostruzione del percorso del viaggio di Manfredi di Svevia attraverso l’Irpinia nel 1254; argomento che egli avrebbe in seguito ripreso, approfondendolo ulteriormente ed estendendolo ad analoghi “viaggi” avventurosi, quali quelli di Renato d’Angiò nel 1440, di Tiberio Carafa nel 1701 e di Fra Diavolo nel 1806.

Sotto il generico e tutto sommato modesto e riduttivo titolo di Contributi per la storia dell’Irpinia, Armando Montefusco ha raccolto in cinque poderosi volumi di grosso formato tutta una serie di monografie, che avrebbero ben potuto essere pubblicate autonomamente in appositi volumi. Belle tavole, utili ricostruzioni grafiche ed elaborati alberi genealogici (disciplina questa nella quale Armando era particolarmente esperto; e anche questo l’accumunava a un altro indimenticabile amico e studioso: Gennaro Passaro) accompagnano ed esplicitano la narrazione, vivacizzandola e arricchendola. Tra i contributi più notevoli, per corposità di mole e innovativi risultati critici, non posso non ricordare l’atten­tissima e documentatissima puntualizzazione critica della quanto mai complessa e controversa questione storico-ar­cheo­logica-agiografica dello Specus Martyrum di Abellinum / Atripalda. Attraverso la lettura di nuovi importanti documenti e la rilettura di quelli già noti, ma mai così organicamente collegati, l’Autore riesce a fornire una visione nuova, ed estremamente suggestiva e convincente, corredata pure da un utilis­simo apparato grafico illustrativo, della nascita e dell’evo­lu­zione nei secoli della complessa struttura  architettonica dell’an­ti­chissimo luogo di culto.

Un altro volume è interamente dedicato alla storia di Monteforte dalla rivoluzione e dalla reazione del 1799 al brigantaggio postunitario, passando per le rivoluzioni del 1820 e del 1848. Di particolare interesse è la ricostruzione degli avvenimenti rivoluzionari del luglio 1820, che com’è noto ebbero appunto in Monteforte il loro snodo fondamentale. Di straordinaria importanza è, in questo contesto, la scoperta e la pubblicazione delle carte dell’archivio della Vendita carbonara I Figli della Vittoria capeggiata dal primicerio D. Marco Canonico. Si tratta, infatti, del primo caso di un intero archivio carbonaro giunto integro e completo sino a noi.

Altri importanti saggi sono dedicati alla ricostruzione storico-genealogiche di famiglie feudali di grande rilievo storico, quali i Gesualdo e i Loffredo.

Ma l’apporto senz’altro più corposo e innovativo arrecato da Armando è stato quello alla ricostruzione, quanto mai attenta e puntuale, della topografia storica dell’Avellino medievale e moderna, come pure alla storia della Cattedrale, alla quale dedicò un volume a parte.

In conclusione, quella di Armando Montefusco – vero storico per passione – costituisce un’opera di grande respiro storico, sorretta da una vastissima documentazione inedita, che ricostruisce quanto mai efficacemente luoghi, momenti e personaggi della storia dell’Irpinia.

Non è qui assolutamente possibile tracciare un bilancio, sia pur sommario, della sua vasta produzione storica, alla quale ho qui appena sommariamente accennato, e che richiederà senz’altro una approfondita rivisitazione. Per ora il dolore per l’amico scomparso predomina su ogni altra considerazione.

Aggiornamento del 30 marzo 2023, ore 12.44 -  Barra e Zecchino ricordano Armando Montefusco, grande storico dell'Irpinia - È in programma dopodomani, sabato 1 aprile 2023, presso il circolo della stampa di Corso Vittorio Emanuele, con inizio alle ore 16.00, un convegno-ricordo Aequum Tutitcum - promosso da "Insieme per Avellino e l'Irpinia", l'associazione "Svimar", l'associazione "Il Bucaneve" e il "Gruppo Archeologico Irpino Ets" - in onore di Armando Montefusco, il grande storico irpino scomparso prematuramente il 15 marzo scorso.

Il programma dei lavori prevede, dopo l’introduzione di Luca Nacca, la relazione di Francesco Barra, professore emerito di Storia moderna presso l'Università degli Studi di Salerno. Seguirà la proiezione del filmato di Armando Montefusco e Geppino Del Sorbo “La costruzione della Via dei Due Principati, evento che inciderà  profondamente sul futuro urbano di Avellino”.

Le conclusioni, dopo gli interventi di Giuseppe D’Amore, Maria Ronca, Fabio Galetta, Pellegrino Caruso, Antonio Sasso e Gerardo Troncone, saranno affidate ad Ortensio Zecchino, presidente del Centro europeo studi normanni, già ministro dell'Università e della ricerca.

 

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