AVELLINO – In un momento storico in cui si avverte la generalizzata tendenza a bistrattare tutto quanto fa cultura, la nostra città ed il teatro Carlo Gesualdo sembrano rappresentare un'eccezione: giovedì diciotto febbraio, infatti, siamo stati spettatori di una grande lectio magistralis su Caravaggio tenuta da Vittorio Sgarbi. Il più famoso e controverso critico d'arte italiano ci ha guidato, da par suo, alla riscoperta della vita e della rivoluzionaria pittura di Michelangelo Merisi, Caravaggio.
"Caravaggio è doppiamente contemporaneo: è contemporaneo perché c'è, perché viviamo contemporaneamente alle sue opere che continuano a vivere ed è contemporaneo perché la sensibilità del nostro tempo gli ha restituito tutti i significati e l'importanza della sua opera. Nessuno è più vicino a noi, alle nostre emozioni, ai nostri stupori, alle nostre paure di quanto non sia Caravaggio".
Sono queste alcune delle parole attraverso le quali Vittorio Sgarbi ci ha reso comparse di alcune celebri opere di Caravaggio, un artista che utilizzava la prospettiva per esaltare l'azione piuttosto che la sola immagine.
A colpire l'interessato uditorio però non è stata solo la straordinaria capacità di narrazione del nostro ma anche la sua arguta capacità nell'individuare consonanze e similitudini tra l'opera caravaggesca e l'opera pasoliniana: Caravaggio e Pasolini, entrambi vessati dai loro contemporanei, "seppero fare della loro vita un'opera d'arte". Ed ecco che i fanciulli dipinti dal Caravaggio si confondono con i "ragazzi di vita" di Pasolini, due straordinarie immagini della verità del reale: l'una nella tavolozza dei colori, l'altra nella penna, nella regia e nella denuncia.
Insomma, due grandi artisti accomunati, a loro modo, da una inconsapevole coscienza del divenire.
