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    03/07/2024

L’occhio sulla città/Mettete dei fiori nei vostri cannoni

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Attualita_bandiera-italiana_1.jpgAVELLINO – “Mettere dei fiori nei vostri cannoni”: è questa la canzone-slogan che ci torna alla mente mentre scriviamo, a segnalare due “primati in negativo” registrati in città lo scorso due giugno. Si tratta di due eventi non dissimili ed in qualche modo collegati ma che ci sollecitano una qualche riflessione critica: mai, infatti, prima della scorsa domenica, a nostra memoria, si era assistito ad una Festa  della Repubblica così poco partecipata dalla cittadinanza. È festa di unità nazionale per antonomasia, intrisa e portatrice di valori fondamentali massimamente espressi nella prima grande scelta della storia del nostro Paese quando, al referendum popolare del 1946, prevalse ampiamente la Repubblica sulla monarchia. Sarà stata forse la mancata presenza di una istituzione eletta ad aver  indotto la comunità a trasferire al commissario prefettizio l’impegno ad onorare la manifestazione, ma a tal proposito è da rimarcare come il disinteresse, sostanziato spesso nella non partecipazione, releghi allo scomodo ruolo di minoranza invisibile cui è giustamente preclusa poi ogni dignità d’attivismo di protesta o di condivisione.

Veniamo ora al secondo primato, che richiama anche la canzone-slogan,  manifesto di un’intera generazione: lungo Corso Vittorio Emanuele ci siamo trovati a passeggiare circondati da mezzi blindati, armi, divise, tute mimetiche, proiezioni su schermo gigante di simulazioni di interventi militari e stand dell’esercito italiano con personale disposto a fornire ogni spiegazione col non celato invito  agli interessati ad intraprendere una carriera, quella militare appunto, a prescindere dallo spirito che un tempo ha animato il servizio di leva oggi non più obbligatorio.

Ma se alcuni hanno mostrato vivo interesse partecipando a tutto quanto  veniva loro proposto, personalmente ho avvertito una sensazione di disagio, di comprensibile disappunto verso quella che purtroppo, in molti paesi, è una realtà da noi sempre ripudiata  proiettati, come siamo, al mantenimento di uno stato di pace che per la mia generazione è stato un prezioso privilegio. Il pensare che quelle armi possano veramente sparare e colpire un uomo, un uomo qualunque, più che disagio suscita vera angoscia ed un senso di tristezza profonda che rispond, ribellandosi, nel desiderio di riempire di fiori tutte quelle bocche da fuoco.

Perciò nessuno mi impedirà di sognare un mondo migliore dove le armi sono solo reperti da museo, il “si vis pacem para bellum” diventi “si vis pacem para pacem”, e tornare a pensare alla luna quando insieme alla notte scaccia le ombre, sbiadisce i colori, e scandisce il tempo senza meridiana mentre lo sciabordio delle onde è musica discreta ed elegante che ti lascia ascoltare solo i tuoi pensieri ed emozionarti ancora. Homo sum, humani nihil a me alienum  puto.

Ora, ricordando il sacrificio dei nostri padri continuiamo a celebrare degnamente questa festa con la stessa gioia stampata sui volti della gente di quel giorno, per una pace tanto faticosamente conquistata ed altrettanto faticosamente preservata, riservando alle forze armate, in tale occasione, solo la menzione dell’indispensabile impegno e funzione che hanno e avranno sempre per la nostra sicurezza, e al quattro novembre, giorno della loro festa, ogni onore e gloria.

In fondo, cultura non è solo conoscere le cose e i fatti ma anche e soprattutto conoscerne e comprenderne il senso.

 

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