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    03/07/2024

L’occhio sulla città/#Tutto andrà bene

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Rubriche-LaLettera_tuttoandrabe.jpgAVELLINO – In giorni come questi, in cui è necessario rimanere in casa, il nostro occhio, che per vocazione racconta osservando, si risveglia  un po’ annebbiato dall’inquietudine e dal turbamento di essere dentro un paradosso: al caotico traffico della routine quotidiana dover preferire strade, piazze, città desolatamente vuote e attività completamente ferme. Tutto questo per non “dargliela vinta nemmeno per un momento”. In fondo i virus non  hanno una faccia, non hanno la luce delle foglie a primavera o il tremore degli animali. Sono inesistenze che non hanno fatto in tempo a diventare qualcosa, un “rimasuglio della creazione”, cui si  è dimenticato di assegnare un ruolo, ma  ora il “mostro”  è qui e cerca vita dentro di noi.

Dunque, aspettando la  scienza, si dà sfogo alla creatività con nuove forme di resistenza, nuovi modi per esorcizzare la paura. Ecco che allora, l’occhio osserva benevolo la “pandemia della musica” che ha un’ora e un luogo ben preciso: le diciotto sui balconi di tutta Italia, con una qualche eccezione d’originalità genuina e tutta meridionale. C’è chi,  in un “abbraccio” virtuale , intona Pino Daniele, chi Rino Gaetano, chi Azzurro o l’inno di Mameli: l’importante è far rumore, è farsi sentire, magari suonando le campane, uno strumento o anche solo  pentole e coperchi.

Insomma, il virus benefico della canzone si propaga di ballatoio in ballatoio, di finestra in finestra, scende in strada, lì dove non si può andare. Viaggia  per centinaia di chilometri, attraversa l’Italia avvicina culture diverse, smuove cuori e coscienze, in una parola, fa sentirci un po’ meno soli.

Fa piacere sottolineare come sia nata una “hit parade” settimanale dei balconi d’Italia” che, peraltro, ieri mattina abbiamo ascoltato su tutte le radio nazionali: al primo posto, e non poteva essere altrimenti, c’è “fratelli d’Italia”, secondo posto per “azzurro”, terzo per “il cielo è sempre più blu”e quarto per “volare”. Poi, a sera, nell’intimità del privato, si torna  a credere che la “lingua di Dio è il silenzio e il suo corpo è la natura” e stoicamente ci affidiamo al convincimento che tutto ciò che accade ha una sua ragione e ci attrezziamo a sostenerla.

Perché in un futuro non lontano tutto andrà bene, e non è solo il mantra dettato dalla nostra innata propensione all’ottimismo, è perché andrà proprio così. Eppure non mancano gli avvoltoi: a chi, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, è alla ricerca di polemiche, diciamo che forse non è in pace con se stesso, che forse ha bisogno di apparire per esistere. Un giorno racconteremo  tutto questo e, raccordandoci nuovamente in un abbraccio, diremo: ricordi di quello strano periodo col coronavirus? In fondo, tutto quello che si ricorda è già passato.

Ma una grande lezione però la potremmo ricevere: potrà insegnarci a saper vivere l’istante, perché è lì che si nasconde la felicità, che non si cerca nel passato, è nostalgia, o si immagina nel futuro, è illusione, e scoprire così che di “istanti” ne abbiamo avuti già tanti e non ce ne siamo accorti e che tanti ancora saranno da venire: basterà solo non distrarsi più. Noi torneremo  “a rimirar le stelle”.

 

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