AVELLINO – Continua il particolare gioco dell’oca della nostra città.
Questa settimana il nostro sguardo ci consegna un possibile passo in avanti verso il futuro: stiamo pensando alla riqualificazione di “Borgo Ferrovia” e alla stazione ferroviaria che verrà. Se da un lato stenta a decollare il progetto di collegamento ferroviario tra Avellino e Napoli, dall’altro il capoluogo guarda con fiducia ed ottimismo ai binari che invece dovranno condurci a Salerno e Benevento.Procedono a ritmo serrato, infatti, i lavori di elettrificazione che permetterà non solo di velocizzare il collegamento tra l’area retro portuale di Salerno e la città, ma anche e soprattutto saprà ridare la giusta e fondamentale centralità ad Avellino e all’intera Irpinia.
In quest’ottica non possiamo che accogliere con favore la recente firma di un protocollo d’intesa tra Palazzo di città ed Rfi (Rete ferroviaria italiana) che prevede una serie di progetti che cambieranno il volto di Borgo Ferrovia. Eccone qui di seguito alcuni: un nuovo terminal bus per creare un hub di interscambio ferro-gomma; un treno storico da adibire a “Centro servizi turistici e commerciali”, nonché la riqualificazione dell’intera stazione ferroviaria.
Non possiamo non segnalare inoltre, la novità che riguarderà a breve gli studenti del capoluogo: i ragazzi, infatti non saranno più costretti a dover usufruire solo del trasporto su strada per raggiungere l’università, bensì, potranno salire in treno a “Borgo Ferrovia” e scendere direttamente a destinazione grazie all’istituzione di un “pendolino Avellino-Fisciano università” con tempo di percorrenza di venti minuti circa.
Come si ricorderà non solo c’è già stato il parere favorevole da parte del Cda dell’ateneo ma anche la collaborazione dello stesso a coadiuvare la realizzazione dell’opera in ogni suo aspetto. Non va dimenticato, inoltre, come questa parte del progetto sia finanziata per circa 51 milioni di euro dal patto per lo sviluppo della Regione Campania. Il collegamento tra la stazione ferroviaria di Fisciano ed il Campus universitario avverrà attraverso un particolare sistema di scale mobili.
Uno sguardo verso il domani al servizio del sapere, insomma, con una soluzione ecologica meno rischiosa e sicuramente più veloce. Tangibili segnali di concretezza d’azione per una Regione Campania che mantiene le promesse e soprattutto vede non scalfita la sua “ vocazione al fare”.
Accanto a questo c’è come detto la riqualificazione della stazione e di Borgo “Ferrovia”. Via Francesco Tedesco, infatti, si appresta a diventare “il cuore di un più ampio ed articolo progetto green”, con piste ciclabili lungo il corso del Fenestrelle che faranno da abbrivio per la rinascita dell’intera zona e della stazione ferroviaria, appunto, che avrà anche il suo nuovo piazzale, con un ampio parcheggio ed un suo parco.
Il progetto, concepito ed approvato dall’amministrazione Foti, prevede anche la creazione di residenze al servizio degli studenti fuori sede dell’Università di Salerno. Anche in questo caso è assicurata massima sinergia e collaborazione da parte dei vertici dell’ateneo. “Ci candidiamo ad essere un vero e proprio campus al servizio dell’Università di Salerno”, è quanto dichiarato, nel merito, dal sindaco Festa.
Per ciò che concerne i fondi per la realizzazione totale dell’opera è importante sottolineare come una parte, quantificata in circa settecento mila euro, sarà stanziata dal governo nazionale e la restante parte sarà reperita tra i fondi europei ed il Recovery fund. Il termine del complesso dei lavori sembrerebbe essere stato fissato in circa un anno.
Fa piacere ricordare, inoltre, come la stazione di Avellino sia entrata a far parte delle stazioni storiche nazionali (per ulteriori informazioni nel merito rimandiamo al nostro sguardo del quattordici settembre 2019). Sarà un’occasione, insomma, per ridare centralità, sviluppo ed attrattività ad un quartiere della città da tempo in sofferenza e pervaso da un’aura di profonda mestizia. Staremo a vedere.
Non ci resta che attendere con la fiducia e l’ottimismo di sempre, certo, ma anche con quello che amiamo definire “ il vizio della speranza”.