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    03/07/2024

L’occhio sulla città/Le diverse sfumature di un fischio

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Calcio_tifosi_al_partenio.jpgAVELLINO – Vi  siete mai chiesti quante sfumature possono esserci dietro un fischio? Proviamo ad analizzarne qualcuna insieme: fischiettiamo il motivetto della nostra canzone preferita, fischiamo per attirare l’attenzione del nostro amico a quattro zampe, fischia il vigile urbano per avvisarci prima di una multa, fischia il pastore per ricompattare il suo gregge e tanto altro ancora.

Discorso più ampio e articolato se il fischio è applicato al calcio: fischia l’arbitro, a scandire i momenti di una partita, fischiano gli allenatori per richiamare la squadra (come non ricordare l’inconfondibile mimica ed il fischio di Giovanni Trapattoni) e fischiano i tifosi.

In quest’ottica, la settimana appena trascorsa ci ha offerto un variegato bouquet di fischi: si è iniziato mercoledì allo stadio Meazza di Milano in occasione della partita Italia-Spagna con i fischi di una sparuta minoranza, per la verità, di tifosi italiani durante l’esecuzione dell’inno spagnolo (semplicemente vergognoso); si è continuato poi a fischiare Gianluigi Donnarumma, non più tardi di qualche mese fa giudicato miglior portiere dell’Europeo e che in quel momento stava rappresentando la Nazionale, non una squadra di club, anche in questo caso semplicemente vergognoso. A contrappunto, la scorsa domenica, apprezzabili i cori di incitamento dell’Allianz Stadium di Torino a tutta la nazionale ed in particolare proprio a Donnarumma.

Ancor più deprecabili i fischi  o i buu  rivolti a qualcuno per il colore della sua pelle o per la sua nazionalità. No, qui le parole, le giustificazioni stanno a zero: questo è razzismo. I fischi, insomma, non sono tutti uguali: che dei tifosi-innamorati-delusi esprimano tutto il loro dissenso verso la propria squadra del cuore, anche se a volte forse un po’ troppo ossessivamente, ci pare comprensibile e, chissà, forse persino “romantico”.

Comprendiamo i dubbi sull’applicazione di  logiche sentimentali ad un gioco praticato e governato da milionari. Ma chi sin da bambino si trova a gioire e, a volte, anche a patire per una squadra del cuore dovrebbe riconoscere la natura e, in fondo, la purezza di certe pulsioni, a meno di voler trasformare gli stadi “in luoghi di meditazione zen”. Ovviamente ci riferiamo soltanto ai fischi, non a  eventuali insulti o minacce, questi sì, sempre e comunque da condannare.

Per intenderci ancor meglio, pur con la terzietà che deve esserci propria perché derivante dalla professione  giornalistica, noi lo scorso sabato eravamo con quella parte di stadio Partenio-Lombardi che ha applaudito la squadra, il tecnico, la società, la proprietà ed il direttore sportivo Salvatore Di Somma. Direttore Di Somma, che peraltro, continuiamo a ritenere una bandiera dell’Avellino ed una garanzia di futuro per il nostro amato lupo, anche alla luce della sua riconosciuta capacità di mediazione ed indiscutibile esperienza.

È vero, una rondine non fa primavera ma è chiaro che, al di là di come la si pensi, ora è necessario che  si ritrovi compattezza d’ambiente e che tutti abbassino i toni di una polemica che, di certo, non aiuta la squadra a ritrovare quella serenità, quell’armonia, quell’unità e quella concentrazione indispensabili per affrontare al meglio gli impegni futuri, conquistando così quelle vittorie propedeutiche alla conquista dell’obiettivo stagionale: la promozione in serie B.

Come già fatto la scorsa settimana, auguriamo buon lavoro e...Forza Lupi. Sempre!

 

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