AVELLINO – La settimana appena trascorsa ha catalizzato l’attenzione generale sull’elezione del nuovo capo dello Stato: “ubi maior minor cessat”, dunque, e, com’è ovvio, anche il nostro occhio non ha voluto essere da meno offrendovi qualche pensiero e considerazione nel merito, preferendo però lasciare commenti ed analisi specifiche ed approfondite a colleghi e politologi di certo più esperti.
Indubbiamente, noi siamo tra coloro che non possono nascondere un certo imbarazzo di fronte all’impasse che ha accompagnato le prime fasi, pur travagliate, di questo importante ed alto momento della nostra storia repubblicana. Un’incertezza che ci ha persino indotto a pensare: visto il particolare momento che viviamo in ambito globale, non esiste proprio alcuna possibilità di posticipare l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale al prossimo anno, unendola alle elezioni politiche? Interrogativo, questo, che sembra comunque avere già una risposta: no.
Ciò che è stato è sotto gli occhi di tutti per una classe politica che, in evidente crisi di leadership, ha plasticamente dimostrato tutta la sua pochezza, tutta la sua fragilità nonché tutta la sua poca avvedutezza, ma non è certo questo il momento di far polemiche: la rielezione del presidente Mattarella è stato un evento festeggiato e al quale hanno brindato giovani e meno giovani di ogni latitudine.
Per qualcuno questa sarebbe potuta diventare un’occasione per misurare la propria forza, tentativo che, se fosse riuscito, avrebbe senza dubbio portato a conseguenze poco vantaggiose. Con Mattarella hanno vinto la stabilità interna e la credibilità europea e mondiale del nostro Paese: insomma, una indubitabile ed inevitabile positiva scelta di sistema.
Mattarella, un presidente che per motivazioni prima di tutto di ordine costituzionale e poi personale avrebbe preferito che la politica assolvesse alla sua più alta funzione, operando scelte il più ampiamente condivise nell’ipotesi che altri avrebbero potuto proseguire il percorso già tanto faticosamente tracciato per il bene comune e nell’interesse della nazione: ma tant’è.
Mattarella, un presidente, che va ringraziato per aver anteposto alla volontà, fors’anche al bisogno ed alle prospettive personali, proprio il bene comune e l’interesse della nazione, con l’impegno nuovamente assunto a interpretare, da par suo, i nostri bisogni e le nostre aspettative.
Se ci fosse stato qualcuno pronto “a dare scacco matto” sfruttando tutta questa impasse per finalità recondite o inespresse ma ipotizzabili, allora benvenuta la mossa del vero scacchista.
Ancora grazie e buon lavoro, presidente Mattarella, certi che continuerà ad assumere ogni decisione e ogni scelta volta a garantire un approdo sicuro ad una nave che avrebbe potuto correre il serio rischio di naufragare in balia delle onde.