AVELLINO – Da Maurizio Galasso, già assessore all’Ambiente della giunta Di Nunno, riceviamo e pubblichiamo: Sono stato a lungo indeciso se scrivere qualcosa su Tonino Di Nunno per due motivi principali. Innanzitutto perché su Tonino è stato scritto di tutto di più ed in secondo luogo perché ho sempre difficoltà a scrivere quando sono situazioni in cui sono coinvolto personalmente. Mi sono deciso semplicemente perché riunire i ricordi può essere utile alla memoria e portare eventualmente particolari inediti. Mi limiterò quindi a raccontare quanto è avvenuto nel lungo periodo in cui ho avuto il privilegio di collaborare con lui.
Ho conosciuto Tonino nel 1974 quando avevo da poco fondato il Wwf di Avellino e come prima iniziativa proponemmo la realizzazione del Parco dei Picentini per contrastare i tentativi di speculazione previsti dal Comune di Volturara che voleva realizzare piste da sci sulla vetta del Terminio.
All’epoca Tonino, nell’ambito del movimento giovanile Dc, si occupava anche di ambiente e non ricordo neanche come venimmo in contatto. Lui si fece carico di organizzare un tavolo a cui, oltre a lui e a me, partecipava Lucio Fierro ed il tavolo si teneva presso la locale federazione Pci dell’ allora segretario Antonio Bassolino.
In quella sede impostammo i primi rudimenti del Parco (prima proposta mai avanzate) che poi venne recepita da Pompeo Pasquale, presidente della Comunità montana Terminio-Cervialto che coinvolse anche il ministero dell’Agricoltura e foreste.
Questa attività mi valse “l’arruolamento” in Radio Irpinia dove per anni è andata in onda la rubrica settimanale di ecologia che si apriva con la canzone di Celentano il ragazzo della via Gluck come sigla. La fase finale degli studi universitari ed il successivo servizio militare come ufficiale di contraerea presso il comando di Sabaudia affievolirono le frequentazioni.
I contatti ripresero negli anni Ottanta ed andarono avanti senza particolari impegni fino ai successivi anni Novanta. Quando Tonino fu chiamato a fare il sindaco ebbe l’idea di coinvolgermi ( fu una sua personale confidenza un giorno in un fortuito incontro per il Corso) ma era arrivato dopo un altro grande e fraterno amico, Stefano Sorvino, che mi impegnò con lui. Si sa come andò ed io continuai nella mia attività professionale.
La seconda volta si mosse per tempo ed in un incontro presso il mio studio in via Salvatore De Renzi (ove tra l’altro abitava mio padre) mi apostrofò con una frase secca : “stavolta fatti i…tuoi”, perché aveva intenzione, come poi fece, di coinvolgermi nella nuova giunta. Inizialmente il mio ruolo doveva essere quello di assessore all’Ambiente ma poi, per l’indisponibilità di Nuccio Di Pietro, finì per affidarmi oltre all’Ambiente (a cui allegò la Protezione civile) anche i Lavori pubblici.
In quella stagione (anche se molto breve) si licenziò il primo Piano comunale di Protezione civile, si acquisì il suolo del distretto militare sottraendolo alla speculazione edilizia, si fece partire il Parco Palatucci, si consegnarono gli appartamenti del Rione Corea, si conclusero transazioni su vecchi espropri per un miliardo e mezzo evitando un pari esborso di danaro dovuto ad interessi per ritardati pagamenti e, infine, si portò a termine l’insediamento dell’allora Cdr (oggi Stir) a Pianodardine per il quale il sottoscritto ricevette più di un insulto in Consiglio comunale.
Un impianto con il quale la provincia di Avellino (e non solo la città) ha potuto superare più di una emergenza rifiuti e grazie al quale oggi esiste un sia pur parziale ciclo di trattamento rifiuti. Con quell’impianto negli anni successivi si evitò anche il dissesto del Comune di Avellino grazie ai ristori di legge.
L’esperienza si concluse prematuramente con la richiesta di un passo indietro. Seguì la nomina a componente del Consiglio del neo costituito Ato idrico abortita con una nuova richiesta di rinuncia. Infine la elezione a vicepresidente del Cosmari, esperienza anche essa finita prematuramente in seguito al cambio di indirizzo politico dell’amministrazione comunale.
Terminata la breve esperienza politico amministrativa sono rientrato a svolgere soprattutto la mia attività professionale condotta esclusivamente fuori dal territorio provinciale e fuori quasi esclusivamente dal territorio regionale.
Nonostante non ci fossero motivi politico-amministrativi in questo periodo non ho mai fatto mancare la mia amicizia e vicinanza a Tonino che, purtroppo, vedeva progressivamente col passare del tempo peggiorare la sua salute. Era fisso era l’appuntamento domenicale al bar di Pino che inizialmente era localizzato a Corso Europa sotto la casa della sorella dove Tonino per evidenti motivi abitava.
Fu la domenica prima del suo ricovero quando rimasi solo con lui e l’amico Carlo, che doveva allontanarsi, mi chiese di riaccompagnarlo a casa. Pochi passi ma Tonino aveva difficoltà anche a fare pochi passi e mi chiese di fermarci nel portone su di un muretto per riprendere fiato. Ricordo le sue parole “ Maurì, non ce la faccio più” ed io non potetti che rincuorarlo con una frase di rito.
Lo accompagnai a casa e non ci siamo più rivisti. Tonino rimane comunque sempre presente.