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    03/07/2024

L’Avellino stende il Brescia, Castaldo il trascinatore

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Castaldo con Comi dopo il gol segnato al Brescia (fonte As Avellino)Marcatori: 39’ pt Castaldo, 49’ st Arini.

AVELLINO-BRESCIA 2-0

AVELLINO (4-3-1-2): Gomis; Pisacane, Ely, Chiosa, Visconti; D'Angelo (33’ st Arini), Koné, Schiavon; Angeli (42’ st Vergara); Castaldo, Comi (29’ st Arrighini). A disposizione: Frattali, Petricciuolo, Zito, Pozzebon, Regoli, Soumarè. Allenatore: Rastelli.

BRESCIA (4-3-1-2): Arcari, Caracciolo Antonio, Di Cesare, Corvia (29’ st Razzitti), Scaglia, Caracciolo Andrea, Zambelli, Benali, H'Maidai, Quaggiotto (37’ st Valotti), Morosini (5’ st Olivera). A disposizione: Minelli, Lancini, Ragnoli, Bruno, Diogo, Rizzola. Allenatore: Javorcic.

Arbitro: Abbattista di Molfetta (Di Vuolo-Di Iorio). Quarto uomo, Maresca di Napoli.

Ammoniti: 34’ pt Caracciolo Antonio, 12’ st Koné, 35’ st Scaglia.

Espulso: 48’ st H'Maidat per gioco falloso.

Recuperi: 1’ più 4’.

AVELLINO – L’Avellino riscatta la sconfitta di Trapani battendo con il classico punteggio di 2-0 il Brescia al termine di una gara molto combattuta caratterizzata da un finale rocambolesco con i lombardi ad un passo dal pareggio, ma che invece subiscono il secondo gol proprio allo scadere dell’incontro. Rastelli mischia le carte, abbandona il vecchio 3-5-2 e ripropone il 4-3-1-2 con Ely al centro della difesa che ingaggia un bel duello con l’airone Andrea Caracciolo riuscendo a contenerlo con autorevolezza e incisività, con Angeli che fa da raccordo tra il trio di centrocampo D’Angelo-Koné-Schiavon e il duo attacco Castaldo-Comi. Tra i pali c'è stato il rientro di Gomis, decisivo nel finale quando riesce a salvare il risultato impedendo al Brescia di conquistare il pareggio. Ma a suggellare ancora una volta la gara con una prestazione esemplare è il bomber Gigi Castaldo, ritornato capocannoniere del torneo sia pure in comproprietà con Granoche del Modena, un autentico trascinatore soprattutto nel secondo tempo, l’uomo dalle grandi risorse tecniche che in questo Avellino fa la differenza. Gli irpini, che dopo la vittoria di oggi occupano la quarta posizione, da soli, in classifica, torneranno in campo, dopo la sosta, il 17 gennaio in trasferta contro la Pro Vercelli.

La cronaca - Avvio al rallentatore con le due squadre che prolungano la fase di studio e che si fronteggiano soprattutto a centrocampo senza creare grossi grattacapi alle difese.  Al 12’ pt prima occasione per l’Avellino: Visconti crossa un bel pallone dalla destra, Comi al centro dell’area colpisce di testa, Arcari s’inarca ad altezza di traversa e si esibisce in una spettacolare deviazione in angolo. Risponde sul fronte opposto al 16’ pt il Brescia con Corvia che viene stoppato all’ultimo momento da Gomis. La gara sale di tono, le squadre si  allungano in campo e sono più convinte nell'impostare la fase offensiva. Poco più di una telefonata il colpo di testa, al 28’ pt, di Comi che non impensierisce il numero 1 ospite. Avellino in vantaggio al 39’ pt con Castaldo che, servito da D’Angelo, s’invola sulla sinistra e con un preciso rasoterra fa fuori Arcari che tenta invano di sbarrargli la strada. Gol numero 12 per il bomber biancoverde.

Ripresa – Brescia subito intraprendente nella fase offensiva per cercare di riagguantare il risultato e riportarsi in parità. Avellino, comunque, attento ed in grado di controllarne la manovra ed impostare veloci ripartenze. Javorcic effettua al 5’ st la prima sostituzione richiamando in panchina Morosini e mandando in campo Olivera. Al 7’ st grossa occasione per l’Avellino con Castaldo che, incredibilmente, non riesce a trasformare in piena area quello che gli si era presentato come un autentico calcio di rigore. L’Avellino comunque gioca bene in questa fase esercitando una pressione da cui il Brescia fa fatica a chiamarsi fuori. Al 15’ st Arcari toglie letteralmente dal set una palla deviata da un difensore lombardo su tiro di Koné. Sono sempre i padroni di casa a rendersi pericolosi al 18’ st con Chiosa la cui conclusione è deviata in angolo. Riesce il Brescia al 21’ st a segnare un gol con Scaglia ma il guardalinee alza la bandierina del fuorigioco. Sul capovolgimento di fronte è Comi, servito da un mai domo Castaldo, ad andare al tiro, para Arcari. Al 28’ st bella azione dell’Avellino iniziata alla grande sulla fascia destra da Castaldo che vede Comi libero sull’altro versante: il terminal è Schiavon che però a volo calcia alle stelle.

A partire dalla mezz’ora inizia il valzer delle sostituzioni sull’uno e sull’altro fronte con i due allenatori impegnati a centrare ciascuno il proprio obiettivo: quello di mettere al sicuro il risultato Rastelli, di cercare di raggiungere il pareggio Javorcic. Pareggio che, dopo un’occasione fallita da Koné, il Brescia riesce a sfiorare con il suo difensore Caracciolo che però trova sulla sua strada un Gomis in gran spolvero. Sul capovolgimento di fronte è invece l’Avellino a raddoppiare, allo scadere dell’ultimo dei 4 minuti di recupero concessi dall’arbitro, con Arini che Rastelli aveva mandato in campo al 33’ st al posto di D’Angelo. Espulso allo scadere H'Maidat per gioco falloso su di un avversario. Al fischio di fine ostilità dell’arbitro Abbatista parte come un razzo Antonio Caracciolo che ha qualcosa da ridire al portiere Gomis reo, forse, di avergli negato la gioia del pareggio. Ne nasce un parapiglia che però viene subito sedato dagli altri giocatori. Sugli spalti la festa dei tifosi, in campo quella dei giocatori in maglia biancoverde.

Il commento - Fanno festa, a modo loro, anche i tifosi del Brescia che, dall'alto della loro civiltà, sfogano la rabbia per la sconfitta della loro squadra lanciando cori razzisti (siamo arrivati al 2015, bisognerà pensare ad un'altra odissea nello spazio) ad indirizzo del portiere dell'Avellino Gomis che ha evidentemente il torto di avere la pelle nera. E pensare che per dare vita a questa performance di presunta civiltà questo sparuto stuolo di pseudo sportivi ha intrapreso un viaggio di 900 chilometri dalla città, Brescia, che nelle dieci giornate del marzo 1849 insorse e tenne testa agli austriaci meritando, fulgido esempio di amor patrio, il titolo di leonessa d'Italia. Che però fa a pugni, naturalmente per colpa di una sparuta e inqualificabile rappresentanza della tifoseria, con quanto verificatosi qui ad Avellino che, è appena il caso di ricordarlo, è la città delle Cinque giornate del luglio 1820, che diedero vita in pratica ai primi moti risorgimentali, quelli che su tutti i manuali scolastici vengono ricordati come i moti di Napoli. Che dire a questi tifosi e a chi ancora li difende e li porta in giro per l'Italia: auguri e buon 2015.

 

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