TRENTO - Con una cerimonia svoltasi quest'oggi a Trento all'interno de Il Festival dello Sport organizzato da La Gazzetta dello Sport, Franco Balmamion e Giuseppe Saronni sono entrati a far parte della Hall of Fame del Giro d’Italia ricevendo il Trofeo Senza Fine, destinato ai vincitori della Corsa Rosa dall'edizione 2000 in poi. Il meritato riconoscimento è andato ai due campioni, vincitori per due volte a testa del Giro d'Italia, in virtù delle epiche pagine che entrambi hanno scritto nel corso delle loro carriere sulle strade della Corsa Rosa.
DICHIARAZIONI
Franco Balmamion: "E' un enorme piacere per me ricevere questo riconoscimento in un'occasione importante come questa. Sono sempre stato un regolarista, a posteriori mi dispiace non essere riuscito a vincere tappe anche se mi sono spesso confrontato con rivali più veloci di me. Era un altro ciclismo, all'epoca curavo soprattutto la classifica. C'erano tantissimi campioni. Penso a Pambianco, Baldini, Nencini e Gianni Motta, con il quale ho condiviso il Giro in squadra nel 1966. Il nostro rivale principale, e il corridore che ho ammirato di più, è stato Jacques Anquetil, che un giorno è venuto a casa mia a farsi la doccia dopo una corsa. Mi hanno definito riflessivo, conscienzioso e altruista. Io mi sono sempre comportato come mi hanno insegnato e sono contento di quello che ho fatto nella mia vita".
Giuseppe Saronni: "C'è sempre un filo doppio che mi lega a Francesco Moser. Essere premiato qui a Trento lo dimostra. La nostra rivalità ha incendiato l'Italia, quando ci sfidavamo sulle strade c'erano tantissimi tifosi e nei bar si discuteva non solo di calcio ma anche e soprattutto di ciclismo. Penso sia la cosa più bella che abbiamo fatto. La vittoria a cui sono più legato delle 24 ottenute è la tappa Cuneo-Pinerolo del 1982, in cui ho battuto un grande come Bernard Hinault, perchè ero in una condizione eccellente e ha dato il via ad una serie di vittorie, tra cui il Giro di Svizzera, il Mondiale, Il Lombardia e la Milano-Sanremo, culminate con il secondo trionfo al Giro nel 1983. Da tempo desideravo questo Trofeo, adesso me lo posso portare a casa e lo potrò ammirare tutti i giorni".
Mauro Vegni, direttore del Giro d'Italia: "Come da tradizione abbiamo voluto inserire nella Hall of Fame della Corsa Rosa grandi campioni del passato che con le loro gesta hanno impreziosito il racconto del Giro d'Italia. Quest'anno è un'edizione speciale in quanto inseriremo non uno ma due corridori che hanno segnato due epoche diverse recitando un ruolo da protagonisti. Le due vittorie a testa del Giro d'Italia lo testimoniano ed è quindi doveroso consegnare loro il Trofeo Senza Fine".
Nicola Rosin, amministratore delegato di Colnago: "Colnago rappresenta la storia del ciclismo e da sempre è considerato un marchio che propone bici esclusive, preziose e uniche. Questi stessi attributi sono ben rappresentati dal Trofeo Senza Fine del giro d’Italia, e da qui quindi la partnership che abbiamo creato per il 2023. Oggi, durante la cerimonia delLA Hall of Fame, il trofeo celebrerà due grandi campioni del passato come Balmanion e Saronni. Le loro imprese e storie sono epiche e ancora oggi di ispirazione per i giovani ciclisti e per il futuro di questo sport. Giuseppe Saronni in particolare è stato il grande campione di Colnago e uno dei rappresentanti più onorevoli del ciclismo italiano. Oggi la storia si ripete e il giovane Pogačar continua a vincere con la stessa determinazione e spregiudicatezza".
FRANCO BALMAMION
Soprannominato “L’Aquila del Canavese”, Franco Balmamion è stato un campione precoce, capace di vincere il Giro d’Italia al secondo anno da professionista (1962) e di ripetersi nell’edizione successiva (1963). Balmamion ha incarnato alla perfezione la figura del regolarista, forte sia in salita che a cronometro, ma senza spunto veloce. Nelle sue dodici partecipazioni alla Corsa Rosa non ha conquistato successi di tappa pur piazzandosi nuovamente sul podio finale nel 1967, quando chiuse alle spalle di Felice Gimondi. Classe 1940, Franco Balmamion è il più anziano vincitore vivente del Giro d’Italia.
GIUSEPPE SARONNI
La fucilata di Goodwood, citata ad esempio per molti anni, è diventata marchio di fabbrica della carriera di Giuseppe Saronni, coinciso con uno storico dualismo con Francesco Moser. Tra i successi del corridore nato a Novara ma milanese di adozione, ci sono due edizioni del Giro d’Italia (1979, 1983), un Giro di Lombardia (1982) e una Milano-Sanremo (1983). Dotato di un eccellente spunto veloce, Saronni ha conquistato 24 tappe nella Corsa Rosa, piazzandosi al sesto posto della classifica all-time, vestendo per 49 giorni la Maglia Rosa. Inoltre, la sua vittoria al Giro d’Italia nel 1979, conseguita all’età di 21 anni e 257 giorni, lo vede sul terzo gradino del podio dei vincitori più giovani della Corsa Rosa dopo Fausto Coppi e Luigi Marchisio.