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    03/07/2024

Giovani, crisi e classe politica

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b_300_220_15593462_0___images_stories_corso_villa.jpgAVELLINO – Da anni Avellino non è una città per giovani, ma negli ultimi tempi, se possibile, la situazione è ulteriormente peggiorata, complice anche la grave crisi economica che affligge l’Italia e, al suo interno, in maniera drammatica il Mezzogiorno e le sue zone interne.

Torna a crescere a livelli vicini a quelli degli anni Cinquanta l’emigrazione (e stavolta non sono le braccia, ma soprattutto i cervelli a fuggire). Aumenta il numero dei suicidi, dei quali sono spesso vittime giovani che hanno perso il lavoro o, addirittura, non ne hanno mai visto uno.

In crisi in Irpinia è anche quel poco di tessuto industriale che contribuiva in maniera significativa all’economia locale. La stretta sul pubblico impiego ha chiuso anche una naturale valvola di sfogo per una città fondamentalmente impiegatizia come Avellino. La stretta creditizia, la penuria di capitali e, infine, il ristagno dell’economia, impediscono o comunque ostacolano anche l’iniziativa privata. Il risultato è drammatico soprattutto per i giovani e le donne: uno su due sono tagliati fuori dal mercato del lavoro.

Dopo che il governo Monti ha varato la manovra di rigore e contenimento delle spese, ci si attende ora la fase due, il rilancio dell’economia, che stenta tuttavia a decollare e richiederebbe, forse, un maggiore sforzo di fantasia soprattutto in direzione dei giovani che, giustamente, reclamano un futuro in linea con le loro aspirazioni e le loro competenze. Occorrerebbe una nuova legge De Vito, per rilanciare l’imprenditorialità giovanile e femminile, un serio patto generazionale per liberare risorse a favore dei nostri figli e nipoti.

Ma nel frattempo una comunità ha il dovere, a sua volta, di fare ogni sforzo per rendere vivibile la realtà locale anche alle giovani generazioni. E, per uscire dall’astrazione, voglio ricordare che i fondi Pica (quelli per intenderci che l’amministrazione Galasso ha poi utilizzato per il restauro del cinema Eliseo, della Casina del Principe, di Villa Amendola, ecc.) erano finalizzati al restauro e al recupero di alcune importanti strutture, anche in vista di una loro gestione che favorisse occupazione.

Finora il Comune si sta comportando come un affittacamere, anche abbastanza esoso (vedi gli 800mila euro che verrebbero richiesti per dare in gestione il complesso dell’ex Gil) e a volte distratto (vedi strutture che restano fondamentalmente inutilizzabili, come l’ex asilo Patria e lavoro, per il cui affidamento bisognerà rifare la gara, lo stesso ex cinema Eliseo, Villa Amendola, il parco di Santo Spirito con i suoi annessi  - maneggio ? ristorazione? -, la Casina del Principe).

Per queste strutture l’amministrazione comunale non deve reclamare canoni di locazione, ma progetti in grado di garantire occupazione.

In città si muovono gruppi di giovani che, nonostante tutto, qui vorrebbero continuare a vivere e a lavorare, e che sono portatori sani di idee e progetti. Ad essi l’amministrazione comunale non deve chiedere il canone di locazione, ma offrire il proprio sostegno.

Perché non promuovere un tavolo, al quale invitare i giovani della città, che hanno progetti da proporre, in grado di riempire di contenuti i tanti contenitori vuoti, e studiare meccanismi che ne favoriscano l’assegnazione a cooperative giovanili, all’interno di un programma complessivo da sviluppare e realizzare in sinergia con l’amministrazione comunale?

Questo dovrebbe fare una classe politica attenta alle richieste della propria comunità.

 

 

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