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    03/07/2024

Da Cervinara ad Avellino attraverso i monti del Partenio sulle orme di Giustino Fortunato

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Una veduta del Partenio di qualche decennio fa con in primo piano Ospedaletto e SummonteCERVINARA – Deve aver provato le stesse sensazioni di distanza temporale e profondità interiore che infiammarono Francesco Petrarca dalla sommità del monte Ventoso o le stesse emozioni di godimento spirituale che provò Orazio da Venosa, il suo conterraneo e prediletto poeta latino, alla vista degli estesi panorami dell’Appennino meridionale durante il famoso viaggio da Roma a Brindisi, il grande meridionalista e uomo politico di Rionero in Vulture Giustino Fortunato (1848-1932) in occasione dell’ascesa del Partenio effettuata il 9 giugno del 1878.

Ora, quella traversata, che Fortunato iniziò da Cervinara insieme con i suoi compagni di viaggio, vale dire il principe Aslan d’Abro, il Meuricoffre e il dottor Nicola Parisio, tutti iscritti alla sezione napoletano del Cai (Centro alpino italiano), viene riproposta, per l’intera giornata di domani, da Irpinia trekking e Gal Partenio, associati Fie (Federazione italiana escursionismo), con il patrocinio del Parco del Partenio e dei Comuni di Cervinara, San Martino Valle Caudina, Pannarano, Sant’Angelo a Scala, Summonte, Mercogliano, Ospedaletto d’Alpinolo e Avellino.

Giustino Fortunato amò la montagna e l’alpinismo e girovagò con spirito instancabile lungo tutto la dorsale appenninica meridionale, dal Matese al Gran Sasso, dal Taburno al Terminio, al Partenio. Durante quelle lunghe peregrinazioni il contatto con la natura e le popolazioni e lo spettacolo di distese incontaminate lo aiutarono a trovare – come scrisse Umberto Zanotti Bianco – «la verità che diede una risposta ai suoi molti interrogativi da cui il suo spirito era ossessionato» e che, sulla scia dell’insegnamento di Francesco De Sanctis, il grande critico letterario irpino di Morra, ispirarono la sua illuminata lezione meridionalistica.

Giustino Fortunato fu grande amico dell’Irpinia che non si stancò mai di ricordare nei suoi resoconti ed interventi: «Avellino, e l’Irpinia! Tutta l’Irpinia io girai pedestre – scrive nel 1925 in una lettera a Guido Dorso, che allora aveva 33 anni e dalle colonne del Corriere dell’Irpinia dialogava con Piero Gobetti direttore de La rivoluzione liberale – pazzamente innamorato di Montevergine che più volte visitai, nel ventennio e più di mia vita giovanile, durante il quale altro non feci se non percorrere pedestre il Mezzogiorno, dal Gran Sasso all’Aspromonte. Fui la prima volta in Avellino, alla mezzanotte d’un giorno di primavera, viaggiando in diligenza da Napoli alla stazione di Bovino; la seconda, giungendovi a piedi da Napoli, partito poco dopo la mezzanotte da Porta Capuana, in compagnia di un amico [...] che non meno di me tirò lieto per tutte le trenta miglia italiane, cioè, geografiche; la terza in bicicletta [...]».

Chissà se i partecipanti all’escursione di domani – che prende il via dalla sede del Comune di Cervinara per concludersi nel capoluogo irpino dopo aver attraversato il pianoro di Lauro, Croce di Puntone, Porca delle Pere, i monti di Avella, Toppa Riviezzo, l’Arenella, Forcetelle, Cupitelle fino a giungere al santuario di Montevergine e di lì, lungo il sentiero dei pellegrini, ad Ospedaletto, giù fino a via Pennini, via Tagliamento, Piazza d’Armi – adotteranno lungo il percorso quella che Giustino Fortunato definì riforma  «francescana», vale a dire abolizione di vino e liquori, vitto frugalissimo, consistente in pane e uova sode, brevissimi riposi, passo eguale e rapido?

 

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