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    03/07/2024

Irpiniambiente preannuncia tagli ai servizi per i Comuni morosi

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b_300_220_15593462_0___images_stories_p.c.jpgAVELLINO – Irpiniambiente, la società di raccolta e smaltimento dei rifiuti della Provincia, attacca i Comuni ribelli e morosi, minacciando la sospensione dei servizi.

Con l’evolversi della vicenda giudiziaria, che vede contrapposti dinanzi al Consiglio di Stato i primi cittadini del Vallo di Lauro e l’azienda pubblica sulla titolarità della gestione del ciclo integrato dei rifiuti, il braccio di ferro si trasforma in una telenovela che si trascina stancamente.

Dopo che i sindaci ribelli hanno fornito la propria versione dei fatti, salutando la sospensiva del Consiglio di Stato come un risultato positivo per le posizioni da loro sostenute, tese all’organizzazione di un servizio in autonomia, giunge prontamente la replica dell’azienda provinciale. A Palazzo Caracciolo, infatti, l’assessore all’Ambiente, Domenico Gambacorta, il direttore generale di Irpiniambiente e l’ufficio legale dell’amministrazione guidata da Sibilia hanno smentito la controparte e avviato un contrattacco.

“Non è stato introdotto – ha precisato Gambacorta – dal Consiglio alcun nuovo principio sull’affidamento del servizio né si è entrati nel merito della questione”. Insomma, il precedente provvedimento del Tar, che rimetteva nelle mani di Irpiniambiente la gestione, è stato soltanto cautelativamente e provvisoriamente sospeso. Dalla Provincia sottolineano che la strada della società pubblica unica, alla quale una legge nata in piena emergenza e ampiamente contestata dai territori ha attribuito l’esclusiva competenza del servizio rifiuti, è stata sin dall’inizio in salita. Numerosi i contenziosi intrapresi con i Comuni che non intendevano cedere il passo all’azienda ed essere esclusi da ogni momento decisionale.

Ma oggi Irpiniambiente, forte di diversi giudizi ad essa favorevoli, è pronta a sfidare, anche con toni minacciosi, le amministrazioni locali che non si adeguano e non pagano. “Siamo pronti – ha ammonito il direttore Felicio De Luca – a tagliare i servizi agli enti morosi. Siamo una società e dobbiamo necessariamente guardare i conti. In questo modo non è possibile effettuare investimenti. Non si può più proseguire su questa strada, sarebbe, ingiusto anche nei confronti dei Comuni che pagano”. Irpiniambiente non erogherà più, quindi, i servizi ai Comuni che non sono in regola con i pagamenti e provvederà soltanto agli interventi necessari per garantire l’igiene pubblica.

Diverse amministrazioni, però, contestano gli alti costi contrattuali che avrebbero aggravato situazioni già al limite, a causa del peso che l’infinita emergenza rifiuti ha avuto sulle casse comunali. Senza contare la politica dei tagli ai trasferimenti che ha fortemente penalizzato gli enti locali. Irpiniambiente, invece, puntualizza che i costi sono rimasti invariati rispetto ai parametri precedenti alla costituzione della società. In effetti, diverse amministrazioni comunali avevano consistenze pendenze con i vecchi consorzi, fatto che ha pesato non poco sull’efficienza organizzativa dei servizi. Tra i Comuni “furbetti” vi sono Mercogliano, Atripalda, Solofra e Avella, che complessivamente hanno un indebitamento di 10 milioni di euro. Ma l’intero debito accusato da Irpiniambiente avrebbe raggiunto i 33 milioni di euro.

Sullo sfondo della contesa, dunque, sono in ballo l’efficienza del servizio, se non la stessa possibilità di garantirlo. Certo l’azienda provinciale ha dimostrato, però, di non brillare su questo versante, proprio come i predecessori. Quando si parla di rifiuti non si possono non ricordare le tantissime responsabilità, a tutti i livelli, della classe politica ed amministrativa, dei tecnici, delle aziende e dei commissari accumulate in questi anni.

Anche la stessa contesa tra Comuni – che comprensibilmente vorrebbero dire la propria sull’organizzazione e la gestione del servizio sul proprio territorio – e l’azienda unica provinciale non è, in fin dei conti, che l’ennesima partita per il controllo di un business notevole dalle consistenti ricadute occupazionali. Cosa, dunque, di diverso da una vicenda di sottogoverno tra amministrazioni e parti politiche di segno diverso? Restano i carrozzoni ed i soliti dubbi sulle gestioni. Ai vecchi errori si sommano i nuovi.

 

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