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    03/07/2024

Ariano, si suicida in carcere detenuto napoletano

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Irpinia7_arian_carcere.jpgARIANO IRPINO – “Se il Governo non realizzerà, come sembra, quota 41 per l’accesso alla pensione, l’ha già ottenuta con i suicidi in carcere. Il 41esimo detenuto morto in carcere, di carcere e per carcere dall’inizio dell’anno si è impiccato ieri sera verso le 20.00, con i propri slip, in una cella singola del carcere di Ariano Irpino. A nulla sono valsi i soccorsi. Napoletano, 39 anni non ancora compiuti, si era reso protagonista di molteplici intemperanze e gravi aggressioni a operatori di polizia penitenziaria, segno evidente di un disagio mentale che investe un vastissimo numero di ristretti e che ha inevitabili ripercussioni anche sul benessere del personale. Ai 41 suicidi di reclusi vanno infatti aggiunti anche i 4 appartenenti alla polizia penitenziaria che nel corso del 2024 hanno messo fine alla propria esistenza”.

Lo dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria.

“Ormai è una strage senza sosta e se non ci sarà un’immediata inversione di tendenza si sfonderà tragicamente ogni record nella conta dei suicidi in carcere e per carcere. Il sistema ormai è imploso a causa di una gestione politica dell’apparato penitenziario sconsiderata che è stata perpetrata per decenni e che coloro che l’hanno alimentata adesso addebitano ipocritamente al Governo in carica. Governo, quello attuale, che peraltro dimostra incapacità nell’affrontare compiutamente il problema, come detto gravissimo e generato soprattutto da altri, e si mostra restio a intraprendere percorsi risolutivi o anche solo incisivi”, aggiunge il segretario della Uilpa PP.

“Una vera e propria emergenza come quella attuale, che per di più si protrae da lungo tempo, non può essere affrontata con strumenti e misure ordinarie. Va varato un decreto carceri che deflazioni il sovraffollamento detentivo, sono oltre 14mila i detenuti in esubero, consenta l’assunzione straordinaria e accelerata di agenti del corpo di polizia penitenziaria, cui mancano più di 18mila unità, e permetta il potenziamento dell’assistenza sanitaria, specie di natura psichiatrica. Parallelamente va riformato l’intero sistema d’esecuzione penale, vanno reingegnerizzati il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e va riorganizzato il corpo di polizia penitenziaria.  Lo ripetiamo, non c’è più tempo”, conclude De Fazio.

Aggiornamento del 14 giugno 2024, ore 10.55 - Di Giacomo (S.PP.) - Suicidio detenuto ad Ariano Irpino, sesto suicidio in 8 giorni Sesto suicidio in 8 giorni - È accaduto ad Ariano Irpino. La vittima è un detenuto italiano di 34 anni. “Forse qualcuno pensa che non intervenendo si svuoteranno le carceri”: è il commento di Aldo di Giacomo segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.PP. “Con questa vittima – aggiunge – siamo a 6 in otto giorni: la Campania è la regione che paga il pegno maggiore nella conta dei detenuti suicidati. Il governo e l’amministrazione penitenziaria non sono in grado di contrastare questo stillicidio di vite umane, nessun provvedimento concreto è stato messo in campo per evitare l’amplificarsi del fenomeno che oramai ha assunto livelli record con 42 suicidi dall’inizio dell’anno. Il cambio di rotta tanto auspicato non vi è stato con questo governo con il quale si è visto aumentare l’indifferenza ai problemi carceri. L’unica novità delle ultime ore – dice Di Giacomo – è l’annuncio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari di un decreto legge del quale per ora si sa che il testo prevede anche una norma che disciplina il procedimento attraverso il quale vengono riconosciuti i benefici, peraltro già previsti dalla legge, per i detenuti che aderiscono al trattamento e dimostrano buona condotta. Non sarebbero introdotti sconti di pena. L'obiettivo è alleggerire i tribunali di sorveglianza, gravati dalla necessità di evadere 200mila richieste all'anno e, contemporaneamente, garantire ai detenuti i diritti già previsti dalla normativa vigente.

Poca cosa – commenta il segretario S.PP. – rispetto ad una situazione completamente sfuggita di mano perché il “deus ex machina” del sistema penitenziario, il sottosegretario Del Mastro, non solo ha esautorato il Dap da ogni funzione e compito ma dimostra di non avere alcuna conoscenza dei problemi dell’emergenza carcere. Vale per tutti il protocollo operativo con il quale si procede all’acquisto di guanti, abbigliamento e strumenti per il personale secondo la logica di attrezzare gli agenti a fare la “guerra” ai detenuti. Purtroppo – dice Di Giacomo – continuiamo ad ascoltare solo impegni politici e in riferimento ai suicidi dichiarazioni di parlamentari ed esponenti di Governo senza passare dalle parole di commozione (in qualche caso anche sincera) o generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti. Sino al punto di produrre una sorta di assuefazione e ridurre il suicidio in cella a pochi righi in pagina di cronaca locale perché non fa più notizia”.

Aggiornamento del 14 giugno 2024, ore 14.33 - Ariano Irpino, suicida un detenuto del carcere - Prima la folle scelta di aggredire cinque poliziotti penitenziari dopo una giornata in cui si era reso protagonista di atti di violenza contro persone e cose; poi, quella di togliersi la vita nel carcere, dopo avere danneggiato la porta della cella ed impedire i soccorsi. È avvenuto nel carcere di Ariano Irpino.

“A nulla sono valsi di tentativi di salvarlo da parte del personale di polizia e di quello sanitario”, informano Tiziana Guacci e Marcello Bosco, rispettivamente segretari regionale e locale generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria. “Il detenuto è italiano, è lo stesso che il giorno prima si era barricato in stanza e aggredito 5 colleghi. Ieri ha dato nuovamente in escandescenza tutta la giornata, sbattendo continuamente e rompendo tutti le suppellettili della stanza e danneggiando la serratura. Alla sera, verso le 20:40, con l'elastico degli slip si è tolto la vita appendendosi alla finestra. I poliziotti hanno cercato in tutti i modi di salvarlo, ma hanno avuto difficoltà nell'aprire la cella a causa del danneggiamento della serratura. La cella è poi stata aperta con l'aiuto di un altro detenuto. Dopo ciò è intervenuto il medico di turno per i primi soccorsi e il 118 che ne ha constatato il decesso. Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”.

Per il segretario generale Donato Copece, si rendono sempre più necessari gli invocati interventi urgenti suggeriti dal Sappe per fronteggiare la costante situazione di tensione che si vive nelle carceri italiane: ““Si potrebbe ipotizzare un nuovo sistema penitenziario articolato su tre livelli”: “il primo, per i reati meno gravi con una pena detentiva non superiore ai 3 anni, caratterizzato da pene alternative al carcere, quale è l’istituto della “messa alla prova”; il secondo livello è quello che riguarda le pene detentive superiori ai 3 anni, che inevitabilmente dovranno essere espiate in carcere, ma in istituti molto meno affollati per lo sgravio conseguente all’operatività del primo livello e per una notevole riduzione dell’utilizzo della custodia cautelare. Il terzo livello, infine, è quello della massima sicurezza, in cui il contenimento in carcere è l’obiettivo prioritario”, conclude il leader del Sappe. “Nell’ambito delle prospettive future occorre dunque che lo Stato, pur mantenendo la rilevanza penale, indichi le condotte per le quali non è necessario il carcere, ipotizzando sanzioni diverse, ridisegnando in un certo senso l’intero sistema, anche perché il sovraffollamento impedisce di fatto la separazione dei detenuti. E la polizia penitenziaria, che riteniamo debba connotarsi sempre più come polizia dell’esecuzione penale oltreché di prevenzione e di sicurezza per i compiti istituzionali ad essa affidati dall’ordinamento, è sicuramente quella propriamente deputata al controllo dei soggetti ammessi alle misure alternative”.

 

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