CASTELBARONIA – “L’italiano sportivo” è il titolo di una elegante pubblicazione che prova a mettere ordine nelle parole usate dagli italiani, per parlare di sport, ma anche per intendere azioni di altro tipo.
L’autrice, Sara Bardaro, la giovane collega in giornalismo nata ad Ariano Irpino ma residente a Castelbaronia di cui è originaria, laureata in lettere presso l’Università Federico II di Napoli, attualmente docente di italiano e latino, parte da una esortazione del 1939 di Giacomo Devoto:”In attesa che qualche studente non privo di fantasia si renda conto che la storia del lessico calcistico italiano è un argomento più interessante e fruttuoso […] di tanti altri più o meno illustri e rifritti, importa ora stabilire che il lessico, per quanto importante in sé, è soltanto un mezzo di definizione di una lingua speciale: esso si inserisce, senza possibilità di confini netti, nell’insieme degli effetti e dei contrasti stilistici di una lingua”.
Dimostra come parole o affermazioni legate allo sport, vengono subito recepite dal parlante e inserite nel suo vocabolario personale. Molti modi di dire sportivi (in primis quelli del calcio) sono passati nel linguaggio comune e vengono oggi utilizzati in maniera corrente, non solo per parlare di sport, ma anche per esemplificare affermazioni di altro tipo. Oggi, stare in panchina significa anche “occupare un ruolo di retroguardia”, fare melina equivale a “perdere tempo”, salvarsi in calcio d’angolo a “raddrizzare in extremis una situazione compromessa”, gettare la spugna ad “arrendersi”.
Il libro, edito da Albatros e inserito come saggio nella rubrica Nuove voci, si compone di quattro capitoli che affrontano la storia linguistica di alcuni sport, i forestierismi e i tecnicismi, i neologismi di ambito sportivo, gli usi metaforici recenti del linguaggio sportivo in ambiti non sportivi, lo sport nei giornali. Nel terzo capitolo vengono messi a confronto i quattro decenni che vanno dal 1976 al 2006. Il quarto capitolo è dedicato allo spazio dello sport nella poesia.