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    22/07/2024

Al via il Laceno d’Oro: Pasolini ad Atripalda, i Dardenne a Pietradefusi

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Jean Pierre e Luc DardennATRIPALDA – Dopo una lunga attesa e l’anteprima, che si è tenuta dal 18 al 26 agosto scorso, il Laceno d’Oro entra nel vivo. Da domani, e fino al prossimo 30 settembre, la 40esima edizione del festival internazionale del cinema sarà articolata attraverso proiezioni di film, incontri con autori, seminari, mostre e laboratori tecnici di grande qualità.

La location non sarà solo Avellino: la manifestazione sarà ospitata da ben otto Comuni irpini: Ariano, Atripalda, Candida, Manocalzati, Mirabella, Mercogliano, Pietradefusi e Summonte per due settimane all’insegna del grande cinema.

I primi due appuntamenti sono previsti per domani. Si comincia alle 16, al Palazzo dell’ex Dogana dei Grani di Atripalda, con la mostra “Pasolini, un’eredità viva”. In serata invece, alle 20,30, la suggestiva location della Torre aragonese di Pietradefusi ospiterà la proiezione del film “Due giorni, una notte” di Jean Pierre e Luc Dardenn, ospiti tra l’altro del Laceno d’Oro qualche anno fa. Per martedì invece è fissata la data di scadenza della seconda edizione del contest per cortometraggi “Gli occhi sulla città”.

Un concorso – si legge in un comunicato – aperto a film di ogni genere e nazionalità che abbiano la capacità di riflettere e ripensare gli spazi urbani, e magari farsi influenzare da essi, ipotizzando modi di produzione e fruizione strettamente legati agli ambienti. Il primo classificato otterrà un premio di 1500 euro.

Il Laceno torna martedì con un convegno alle ore 16 dedicato a “Eventi culturali e turismo: un binomio possibile” presso l’abbazia del Loreto, una serie di proiezioni e l’incontro con l’autore Stefano Chiantini, regista del film “Storie sospese”.

L’appuntamento è al Movieplex di Mercogliano per le 20.15.

LA SCHEDA DEL FILM “DUE GIORNI, UNA NOTTE”

Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Durata: 95’

Origine: Belgio, 2014
Soggetto e sceneggiatura: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

Interpreti: Marion Cotillard, Olivier Gourmet, Fabrizio Rongione, Catherine Salée, Christelle Cornil

Fotografia: Alain Marcoen

Produzione: Les Films du Fleuve, Archipel 35, BiM Distribuzione, Eyeworks, France 2 Cinéma, Radio Télévision Belge Francophone, Belgacom.

Sandra, appena uscita da una grave depressione, è a rischio di licenziamento. I dirigenti hanno capito che possono fare a meno di lei, incentivando la produttività degli altri sedici dipendenti. Un bonus di mille euro a testa all’anno, a fronte di un intero stipendio. Ma Sandra ha ancora una possibilità. Ha un intero weekend per convincere i colleghi a rinunciare al bonus per consentirle di mantenere il posso. Una vera e propria lotta contro il tempo, la stanchezza, le necessità economiche degli altri. E ad accompagnarla in questa via crucis, il marito Manu. Il set povero e il trasporto bressoniano, serrare i ranghi e tagliare apparenti vie di fuga per lo sguardo, e poi, ad un certo punto, la ricerca della linearità dei movimenti, frantumando ogni chiusura, ogni sicurezza (per noi, più che per le proprie storie), per filmare sentieri ondulati e intrecciati di gesti e sguardi. In fondo probabilmente ciò che emerge sempre con forza e assoluta coerenza, è la statura morale del cinema, la capacità di catturare, in ogni frammento, la mancanza di solidarietà, l’esperienza reale di liberazione, alla luce del sole, elogiando la vulnerabilità, inneggiando la fragilità, agognando mirabilmente la giusta distanza. Rosetta, l’enfant, il figlio, Lorna, il ragazzo con la bicicletta, Sandra, vivono nello stesso quartiere, sono tutti partecipi di una “promesse”, quell’istinto di narrare storie che ci rende umani, troppo umani. È in questo quartiere che i fratelli Dardenne sono immersi nella realtà, nell’isola che c’è, nicchia ecologica, habitat della finzione in cui vivere contemporaneamente la stessa vita, molte vite, accumulando esperienze diverse e costruire il proprio mondo con l’incanto dell’invenzione tra spazi apparentemente improponibili al cinema. I fratelli Dardenne sono tra i pochi registi sulla faccia della terra capaci di colmare l’abisso fra ciò che è desiderabile nella vita e ciò che è desiderabile nella finzione, di unire il giorno alla notte, di far seguire a due giorni la notte.

 

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