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    03/07/2024

Le Annunciazioni del Settecento nell'oratorio dell'Annunziata

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura3_annunciazion.jpgAVELLINO – Riteniamo, alla luce di quanto di qui a poco diremo, che  Domenico Testa  non sia  l’autore né dell’ Annunciazione (olio su tela) ora nel Duomo di Avellino, pur se  firmata e datata 1759 in basso a sinistra, né dell’Annunciazione esistente nel soffitto dell’oratorio dell’Annunziata di Avellino di proprietà della Camera di Commercio. Eppure il Muscetta riconosce la paternità delle due opere a Domenico Testa: “All’altare maggiore, mediocre Annunciazione di Domenico Testa, 1759, che forse ha dipinto anche il quadro del soffitto” (C. Muscetta, Le chiese di Avellino, in “Irpinia”, 1931 , Ed. Pergola, Avellino, pag. 563).

Noi esprimiamo i nostri dubbi, non avendo certezza che firma e data sotto la pala d’altare siano autografe. Definendola “mediocre”, tuttavia, lo studioso irpino offre un giudizio di piena competenza in merito alla tela: infatti, come di qui a poco dimostreremo, essa è una copia mediocre, parziale e mal riuscita, del quadro dall’omonimo soggetto che s’ammira nel soffitto della stessa chiesa. Più precisamente riteniamo che l’autore della tela abbia copiato l’Angelo nunziante eseguito da Teresa Palomba (allieva del Solimena, molto attiva in Irpinia e nel capoluogo in particolar modo)  nel quadro omonimo nel soffitto della medesima chiesa e la raffigurazione della Vergine, sorpresa accanto all’inginocchiatoio, che è  tipica  del repertorio  di Michele Ricciardi, affreschista esperto e geniale, creatore di prospettive dagli scorci arditi.

L’Annunciazione nel soffitto si deve, a nostro giudizio, ai due  pittori che hanno lavorato in tandem, in collaborazione, Teresa Palomba e Michele Ricciardi (quest’ultimo, in età inoltrata, infatti, si sarebbe avvalso dell’aiuto della brava pittrice). Ci chiediamo se la firma e la data apposte sotto la pala d’altare non riproducano semplicemente, a posteriori, i dati desunti dal citato scritto del Muscetta. Messi a  confronto, i caratteri della firma e della data non concordano con i caratteri della firma di Domenico Testa apposta a metà altezza sotto la Pietà esistente nel secondo altare a destra entrando nella chiesa di Costantinopoli di Avellino. Trattasi di due calligrafie ben  diverse, dovute a mani diverse. La presumibile firma autografa nel dipinto nella chiesa di Costantinopoli la scoprimmo insieme al bravo restauratore Ovidio De Martino nel lontano 1973 e ne demmo notizia in saggi ed articoli a nostra firma a suo tempo pubblicati (Cfr. Riccardo Sica, “Un pittore ormai noto del Settecento napoletano”, in “Annuario 1979-80 - Liceo Ginnasio Francesco De Sanctis”, Tip.Irpinia, Lioni, 1979 ).

Relativamente all’Annunciazione nel soffitto della chiesa dell’Annunziata, in quanto ad epoca di esecuzione, c’è chi ora legge la data 1749 nel tavolato dipinto da Ciriaco Gravina (che lo ha firmato Cirjacus Gravina e datato). Partiamo dalla data 1749, oggi visibile nel tavolato del soffitto dell’Annunziata di Avellino. Nel 1979 ci  sembrò che la data apposta sul tavolato, come abbiamo già detto, potesse essere letta 1729 e non 1749: ancora oggi, a restauro avvenuto, si conserva sullo stesso tavolato il breve tratto orizzontale sotto il gambo del numero 2 che ad altri appare 4, tratto ripetuto – non si sa perché – anche sotto il numero 9. La variazione delle date delle opere è importante. Si sa che l’eventuale variazione di un numero comporta lo spostamento a volte di un’intera produzione pittorica di un autore;  nel nostro caso, la variazione di un ventennio importa molto sul piano conoscitivo del contesto specifico dell’iter formativo e dell’attribuzione delle opere dell’autrice Teresa Palomba.

Se infatti venisse confermato che la data originaria fosse 1729, ciò significherebbe che Teresa Palomba a quella data già era presente ed attiva ad Avellino e che quel dipinto dell’Annunciazione nel soffitto sarebbe la sua prima opera sinora conosciuta. Significherebbe, inoltre, che la collaborazione della Palomba con Michele Ricciardi già era iniziata, e proprio ad Avellino, nel 1729; significherebbe, infine, che il periodo di attività della pittrice nella città capoluogo - ed in Irpinia in generale - documentato fino al 1767 sarebbe molto più lungo di quello supposto,  tanto da autorizzarci persino a pensare che l’autrice possa essere di origini irpine, se non addirittura avellinesi (e non cosentine o napoletane,  come invece altri studiosi finora hanno sostenuto).

In sede critica, tuttavia, possiamo dire con ragione di essere sufficientemente certi che la tela nel soffitto in questione sia opera di collaborazione di Teresa Palomba con Michele Ricciardi.  I due già l’anno precedente (rispetto alla data che ora si dice di leggere nel tavolato ), cioè nel 1748,  lavoravano gomito a gomito nella chiesa Matrice di Cassano Irpino, dipingendo in collaborazione anche quegli splendidi 15 ovali dei Misteri datati 1748 di cui abbiamo scritto altrove anche recentemente.  Aiuti a dissipare ogni equivoco ed ogni dubbio in merito la data autografa apposta da Michele Ricciardi in uno degli ovali di Cassano  raffigurante Gesù caricato della Croce:  tale data riflette gli stessi caratteri calligrafici della data 1749 apposta, con qualche incertezza nel numero 4, sotto l’Annunciazione nella chiesa dell’Annunciazione di Avellino.

Sono, inoltre, gli stessi caratteri calligrafici che connotano la data 1709 scritta - insieme al monogramma inconfondibile della firma - nel soffitto nella chiesa parrocchiale di Baronissi.  Teresa Palomba, dipingendo l’immagine di una colomba (dal lat. volg. palumba, colomba) con le ali spiegate in forte risalto plastico sotto l’ovale raffigurante La presentazione di Gesù al tempio nella chiesa Matrice di Cassano Irpino, simbolicamente e diremmo originalmente, firma tutti gli ovali di Cassano. Ricciardi data e Palomba firma, dunque: entrambi sottoscrivono, inaspettatamente, lo stretto rapporto di collaborazione reciproca solennemente stipulato  in Irpinia.

 

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