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    22/07/2024

La funzione sociale dell’arte: in un’opera di Warhol l’immagine del terremoto

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Andy Warhol AVELLINO – In altro articolo apparso su questo giornale on line recentemente abbiamo scritto della funzione sociale che svolge l’arte e della sua capacità di “raccontare la memoria” e “costruire il nuovo”. Una prova di conferma dell’efficacia di questa funzione è stata offerta ieri, se pure ce ne fosse stato bisogno, dalla certo non casuale apparizione nelle celebrazioni del terremoto dell’immagine di quell’opera ormai divenuta famosa di Andy Warhol che riprende la scritta a caratteri cubitali “Fate presto” stampata in prima pagina dal “Mattino”.

Con quell’immagine Warhol, il grande genio della Pop Art e uno dei maggiori protagonisti dell’arte contemporanea mondiale, nel dicembre del 1982 consegnava alla storia il ricordo indelebile dell’immane tragedia del terremoto dell’Irpinia. Tre grandi tele attigue amplificano serigraficamente l’eco disperata dell’urlo straziante emesso dal “Mattino” nel giorno stesso del drammatico evento “Fate presto”. Un urlo al cui confronto forse persino l’Urlo di Munch si affievolirebbe.

La spettacolare immagine (che fu già esposta in tournée in tre città italiane, a Roma-Est, a Torino e a Firenze e, recentemente, dal 17 aprile  al 17 maggio scorso anche al “Vulcano Buono” di Nola, ad un passo da Avellino) a buon diritto e a ragione nel giorno della commemorazione dell’anniversario del terribile terremoto, ha occupato un posto ed un ruolo centrali, ricordando l’encomiabile sforzo, gigantesco, compiuto dal “Mattino” per attivare tempestivamente i già tardivi soccorsi, accendendo agli occhi del mondo i riflettori sull’indicibile tragedia.

L’immagine non a caso è stata ricordata ieri a Sant’Angelo dei Lombardi, paese epicentrale del sisma, dove è sindaco Rosanna Repole, figura simbolo della capacità di reazione, resistenza e riscatto della provincia disastrata. La vibrante disperazione contenuta nella scritta cubitale del “Mattino” di allora (“Fate presto”) diede origine ai 40 reperti warholiani  del progetto di Lucio Amelio “Terrae motus”, che chiamò a raccolta artisti da tutto il mondo con opere d’arte ispirate a quel drammatico evento.

L’arte, forza costruttrice dell’uomo, contrapposta all’ineluttabile distruttività della forza impietosa della natura. Ecco, fu questa l’intuizione che, all’indomani del terremoto, la stampa (tramite “Il Mattino”) e l’arte (tramite il capolavoro di Warhol che riprese la scritta “Fate presto”) ebbero per far fronte alla violenza cieca della natura e contrapporvi un’eccezionale catena di solidarietà umana. L’Uomo contro la Natura impazzita.

È bene che opere storiche come queste (la prima pagina del “Mattino” di allora e il capolavoro citato di Warhol) siano ricordate, fatte conoscere e divulgate il più possibile per far risaltare la funzione sociale, educativa e formativa, che esse svolgono in un contesto sociale. Ben vangano le esposizioni di queste opere anche all’interno dei grandi centri commerciali, come recentemente al “Vulcano Buono” di Nola. Ubbidisce ad una reale esigenza sociale l’intento dichiarato di far conoscere e, se possibile, persino trasferire i grandi capolavori dell’arte dalle metropoli alla periferia (alla provincia), ponendoli alla portata della fruibilità estetica ed etica anche del grosso pubblico, che circola e pullula numeroso, infatti, proprio negli ampi spazi pubblici commerciali. Attentati permettendo, naturalmente.

 

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