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    03/07/2024

Nobile, l'irpino che raggiunse il Polo Nord

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura3_nobile_um.jpgAVELLINO – Irpino per caso, e di passaggio (nacque a Lauro il 21 gennaio 1885 da Vincenzo e Maria la Torraca, originari di Eboli, che ben presto si trasferirono a Napoli), e tuttavia capace di stabilire un feeling affettuoso e genuino con la sua terra natale fino all’ultimo giorno, Umberto Nobile resta uno dei pochi scienziati, con fermi e Marconi, a segnare con le sue scoperte e la coraggiosa attività di esploratore la storia del Novecento.

Una vita intensa e movimentata, la sua, e a tratti leggendaria, che ha ispirato decine di articoli e libri, e persino un film di successo, La tenda rossa, una coproduzione italo-russa del 1970, con Sean Connery, Claudia cardinale e Peter Finch.

È uno dei pochissimi scienziati, a tutt’oggi, ad aver ricevuto riconoscimenti scientifici, contemporaneamente, dal Vaticano, dall’Urss e dagli Usa. A Mosca fu accolto con tutti gli onori, visse e studiò, dopo la tragica spedizione del dirigibile Italia, dal 1931 al 1936; lo stesso anno, al ritorno in Italia, Pio XI lo nominò membro della Pontificia Accademia delle scienze. Tre anni dopo eccolo alla Lewis holy name school of aeronautics di Lockport, nell’Illinois, invitato per dare vita ad una facoltà di ingegneria aeronautica. Negli Stati Uniti, dove si stabilì fino al 1942, otterrà inoltre la cittadinanza onoraria di New York e Boston (oltre a quelle di Roma, Napoli, Milano, Genova) e la medaglia d’oro d’onore da parte del Congresso. E allo scienziato-esploratore di Lauro, conosciuto e premiato in ogni parte del mondo, sono dedicati tuttora l’Umberto Nobile Circle di Anchorage (Alaska) e Nobilefjellet, nelle isole Svalbard, nel circolo polare artico. Le stesse in cui l’Italia, nel maggio del 1997, settant’anni dopo Nobile, ha realizzato una base permanente del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Il comandante Nobile, come veniva chiamato dai compagni di viaggio e dai tanti estimatori, è inoltre uno dei pochi esploratori del nostro secolo (l’unico in Italia, con il duca degli Abruzzi) a vedersi dedicare un Museo Nazionale, oltre a quello, in fase di rilancio ed espansione, di Lauro: è il Centro di documentazione “Umberto Nobile”, al Museo storico dell’aeronautica militare, presso cui sono custoditi molti cimeli delle spedizioni polari, lettere, disegni, documenti, un archivio fotografico e la sua biblioteca privata, con oltre 6.000 volumi.

I resti dell’Italia, il dirigibile con cui Nobile raggiunse e sorvolò il Polo Nord, il 24 maggio 1928, sono invece conservati presso il Museo Polare Italiano e Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” di Fermo.

Se gli anni Trenta furono quelli dell’esilio volontario e dei continui e importanti riconoscimenti all’estero, è nel decennio precedente che Nobile raccolse i frutti più significativi della sua competenza scientifica e dell’inesausta sete di scoperte e di conoscenze.

Laureatosi in ingegneria industriale al Politecnico di Napoli a soli 23 anni, e dotato di una formazione umanistica completa, subito brillante vincitore di concorsi nazionali, Nobile realizzò nel 1920 le prime innovative applicazioni sull’uso del paracadute, individuale e collettivo. Due anni più tardi, ecco l’invenzione destinata a garantirgli notorietà internazionale e perenne: il dirigibile semirigido, modello N, assai più leggero, affidabile e veloce di quello tradizionale.

L’invenzione di Nobile, promosso nel frattempo colonnello dell’aeronautica italiana, suscita ben presto l’interesse del più grande esploratore del tempo, il norvegese Roald Amundsen, il primo a raggiungere l’Antartide, nel 1911, e dell’industriale statunitense Ellsworth.

I due puntano a raggiungere in volo il circolo polare artico e si affidano al dirigibile N 1 costruito da Nobile, che in onore del governo norvegese, principale promotore della spedizione, si chiamerà “Norge”. L’equipaggio è composto da 16 persone, fra cui 6 norvegesi e 6 italiani, e a bordo vi sono Amundsen, Ellsworth e Nobile.

“Nominato comandante del dirigibile – scrive Gertrude Nobile Stolp, moglie del comandante e oggi attenta e affettuosa custode della sua memoria – ne diresse il volo da Roma alle isole Spitzbergen, e da queste, poi, attraverso il Polo Nord, fino all’Alaska, aprendo per la prima volta nella storia la rotta polare. In Alaska, dopo circa 5.300 km di volo ininterrotto, il dirigibile atterrò incolume senza alcun aiuto da terra, mediante l’impiego di un dispositivo di atterraggio da Nobile stesso ideato”.

Un’impresa che stupì, e tenne per tre giorni con il fiato sospeso, il mondo intero: “(…) Così la nostra spedizione – ricordò lo stesso Nobile nel libro Ali sul Polo era giunta vittoriosamente al suo termine (…) Avevamo provato che in quella regione non esiste un continente, ma un mare ghiacciato, il mare Polare, e noi per primi avevamo attraversato quel mare”.

A quell’evento straordinario per il progresso dell’umanità, nel 90° anniversario, sarà dedicato un importante convegno il prossimo 14 maggio a Lauro, il paese natale di Nobile. Ad Avellino, intanto, la ricorrenza è stata celebrata con una mostra fotografico-documentaria al circolo della stampa, dal 18 al 21 aprile, basata su riviste e materiali originali dell’epoca raccolti dall’Archivio di Cultura Contemporanea ArCCo di Carmela Bavota e di chi scrive, che ha curato la mostra e dieci anni fa la pubblicazione del diario di viaggio di Roald Amundsen, dal titolo Quel che ho visto dal “Norge”, pubblicato nel 1926 sul Corriere della Sera.

I materiali esposti al circolo della stampa di Avellino saranno successivamente donati alla comunità di Lauro da ArCCo, nell’ambito di un programma (autofinanziato) di recupero, salvaguardia e donazioni di materiali rari e preziosi della storia irpina.

 

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