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    22/07/2024

Masullo: «Dalla utopia della democrazia anarchica di Giordano Bruno l’inizio della modernità»

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Al tavolo: Masullo, Picone e AnzaloneAVELLINO – Giordano Bruno come uno vertici del pensiero filosofico occidentale, illustre fondatore dei valori, degli ideali e dell’universo di senso della modernità, teorico ante litteram di un ordine socio-politico vivificato e illustrato dal lume della ragione e dalla libertà dell’uomo, il quale s’impegna e lotta a dare effettività e sostanza agli inalienabili diritti  dell’umana compagnia.

Queste le linee principali e caratterizzanti del ritratto del grande Nolano tratteggiato in una vera e propria “lectio magistralis” dal professore Aldo Masullo con l’eleganza e la concettosità del suo ineguagliabile dire. La “lectio” è venuta al termine, come suo discorso filosofico-politico, del convegno-dibattito sul suo ultimo libro “Giordano Bruno maestro di anarchia” (edizioni Saletta dell’Uva di Caserta, pp. 120, euro 10), convegno tenutosi, come  da noi preannunciato nei giorni scorsi, questa sera nel salone del circolo della stampa di Avellino, città natale sua e dei suoi genitori, che gli ha conferito qualche anno fa la cittadinanza onoraria. Il salone era gremito da un pubblico della più diversa età, in cui i giovani erano davvero moltissimi; un pubblico che rappresenta senz’altro uno spaccato di quella Avellino colta, civile, democratica, ben lontana dalle mediocrità e dai maneggi dominanti nelle opache stanze del potere politico nostrano.

A presentare “Giordano Bruno maestro di anarchia” sono stati il professore Luigi Anzalone, ex presidente della Provincia di Avellino ed ex assessore regionale, e il giornalista Generoso Picone, responsabile della redazione avellinese del “Mattino”, entrambi ex allievi della facoltà di Filosofia dell’ateneo napoletano dove Aldo Masullo, ordinario di filosofia morale, ha insegnato per decenni, intervallando il suo impegno di educatore delle giovani generazioni del secondo Novecento con una prestigiosa attività di parlamentare (più volte deputato e senatore eletto nelle liste del Pci  prima  e del Pds poi).

Ben a ragione, il professore Anzalone ha affermato che “se Francesco De Sanctis è stato il più grande irpino dell’Ottocento, Aldo Masullo ne eguaglia il primato nel Novecento”. Al creatore della critica letteraria in Italia e al primo ministro della Pubblica istruzione dell’Italia unita si affianca, continuando a tutt’oggi la sua opera di pensiero, colui rappresenta una delle voci più autorevoli e prestigiose nel panorama filosofico italiano ed europeo, oltre a essere un esponente di primo piano della sinistra italiana e meridionale, il cui contributo  all’avanzamento della democrazia nel Paese e al riscatto del Sud appare davvero straordinario e splendido. Peraltro la visione del mondo filosofico-politica di Masullo, superando il solipsismo che inficia  tanta parte del pensiero occidentale e ponendo la comunità come fondamento intersoggettivo inconscio e come telos o fine di una comunità progrediente verso l’ordine sempre più umano, giusto, accomunante e libero, rappresenta anche un innovante e originale momento di continuità con il filosofare sempre più creativo e profondo, affascinante e speculativamente vertiginoso, del grande frate eretico che la Chiesa arse  vivo il 17 febbraio 1600, scrivendo così una delle pagine negative più buie della sua bimillenaria storia.

Ed è, come dicevamo, su Bruno inventore della modernità, anticipatore delle più grandi e lievitanti intuizioni filosofiche (che troveranno la loro continuazione e sviluppo in filosofi come Spinoza, Schelling, Hegel, oltre ad informare il pensiero filosofico italiano da  Vico a Spaventa e Labriola e ad influenzare, ai nostri giorni, filosofi come Apel e Habermas), teorico di una polis davvero democratica e umana con il suo ordine ospitatale, tollerante aperto che Masullo ha potentemente ed efficacemente insistito, mostrando come il suo sia anche un fondamentale contributo alla difficile  e mai esaurita ermeneutica del complesso, intricato e inevitabile corpus degli scritti del Nolano.

Bruno - ha detto Masullo - inaugura la modernità  che, vuole l’etimo della parola, è un’affermazione forte e intransigente del proprio tempo, del suo diritto-dovere a costruirsi la propria visione del mondo e il proprio ordine socio-politico e, con esso, tutte  le forme della sua cultura  materiale e immateriale. La modernità è il “canto della ragione” che, con  geniale precorrimento dell’illuminismo e di Kant, proclama e pratica la libertà della riflessione e dell’investigazione  razionale come di tute le forme del pensiero. Una libertà del pensiero il cui esercizio consentì a Bruno di intuire, andando oltre Copernico, l’infinità dei mondi (che poi la scienza ha dimostrato) e di trarre spunto per costruire la magnifica utopia di una società anarchica e democratica.

Infatti, secondo Bruno, come nell’universo  infinito non c’è un centro, né un alto né un basso, né una destra né una sinistra, così nell’universo umano non ci può e non deve esserci più un ordine gerarchico-piramidale né un’autorità cui servilmente sottostare. E, di conseguenza, come nell’universo ogni punto è un centro dell’infinito così,  nel mondo umano, ogni uomo è un centro e l’ordine che gli uomini, con  il peculiare contributo di ciascuno, debbono costruire è: anarchico perché non riconosce  nessuna autorità che limiti la loro libertà e dignità; democratico perchè  tende a dar vita a un’organizzazione politico-statuale, economica e sociale sempre più eguale, giusta, partecipata.

Essa - ha detto Masullo in conclusone - in opposizione frontale agli orrori dello schiavismo e delle popolazioni del nuovo mondo, che tiene da subito dietro alla sua scoperta e conquista, viene vista da Giordano Bruno come il luminoso, unico e mirabile strumento per l’affermazione sempre più effettiva e comprensiva dei fondamentali diritti di tutti gli uomini. È solo in tal modo che ognuno di loro può far parte di una società giusta e democratica, non mancando di contribuire al diveniente riformarsi dell’ordine socio-economico e politico-culturale.

 

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