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    03/07/2024

Falciano, l’artista che collaborò con de Conciliis nell’Avellino degli anni ‘60

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Nella foto in bianco e nero: de Conciliis, Baez e Falciano. A colori: il Murale della paceAVELLINO - A molti avellinesi, soprattutto under 50, il nome di Rocco Falciano non dice molto. Eppure la sua vicenda personale e artistica si intreccia in misura decisiva con la storia e la trasformazione del capoluogo irpino, e ne segna indelebilmente uno degli eventi più straordinari, tuttora non pienamente assimilato dalla comunità irpina: il Murale della Pace nella chiesa di San Francesco d’Assisi, nel quartiere della Ferrovia.

Di quell’opera straordinaria, che sull’onda di polemiche giornalistiche e di un appassionato dibattito ideologico e culturale portò il nome di Avellino sui media di tutto il mondo (una volta tanto, in positivo: impresa che in quegli anni riuscì soltanto al “Laceno d’Oro” di Camillo Marino e Giacomo d’Onofrio, diventato più internazionale dopo il trasferimento ad Avellino), è stato proprio l’amico e principale collaboratore di Ettore de Conciliis, l’artista avellinese a cui va prioritariamente il merito artistico del Murale, a rievocare la genesi e soprattutto la tensione sociale e spirituale che lo animò, nelle splendide pagine del suoi libro di memorie Il treno d’argento, edito da Avagliano nel 2007.

Nell’incipit di quel capitolo dedicato ad Avellino è lo stesso Falciano, nato nel ’33 a Potenza e vissuto prevalentemente a Roma, a spiegare l’origine e l’intensità del suo feeling con la città: “In quel laboratorio incontrai Ettore de Conciliis venuto da Avellino in Irpinia, la città che era divenuta un crocevia ricorrente nella mia vita fin da quando avevo conosciuto Giuseppe Antonello Leone, anch’egli irpino, che mi aveva trasmesso l’amore per l’arte, e poi col lungo soggiorno obbligato in quella città durante il servizio militare”.

Gli irpini di buona memoria e nobili sentimenti quel filo rosso non lo hanno mai spezzato: ancora qualche anno fa, per una di quelle imperscrutabili coincidenze che tanto intrigano gli sceneggiatori del destino, un’ampia delegazione di irpini mosse alla volta di Cerignola per testimoniare insieme a tanti cittadini, studiosi e militanti della sinistra della Puglia l’imperativo etico/politico della ricostruzione del Murale dedicato a Giuseppe Di Vittorio, realizzato nel ’74 da Ettore de Conciliis e Rocco Falciano nel Centro di arte popolare di Fiano Romano e semidistrutto tre giorni dopo l’inaugurazione a Cerignola da un attentato di marca fascista.

Tra i tanti attestati di solidarietà che allora giunsero agli artisti da ogni parte d’Italia e del mondo va ricordato almeno quello del più celebre pittore italiano del secondo Novecento, Renato Guttuso, pubblicato sul quotidiano “l’Unità” del 23 febbraio 1975. Sul Murale della Pace, a sua volta, le testimonianze più autorevoli restano tuttora il giudizio di Carlo Levi e il reportage di Giovanni Russo sul “Corriere della Sera” nel 1965.

Guttuso, Levi, Scotellaro, Ernesto Treccani, il “futurista rosso” Leone, e poi Carlo Bernari, Pasolini, ritratti nel Murale di Avellino…

La vita e l’opera di Rocco Falciano si sono formate e perfezionate in quello straordinario e forse irripetibile milieu artistico e letterario che ha potuto affermarsi nell’Italia del dopoguerra sotto l’ala protettiva (nonostante periodiche frizioni e censure) di quella straordinaria opera di architettura politica e culturale che fu il Pci di Togliatti e, poi, di Enrico Berlinguer.

L’Italia dei pittori e dei poeti, la definisce Falciano nel suo libro. Un’Italia che ci appare giovane, radiosa, cosmopolita, rispetto al grigio declino a cui ci hanno consegnato questi ultimi decenni di incolta propaganda pseudo-aziendalista, basata sui totem del denaro, dell’apparenza, di titoli professionali esibiti quanto immeritati.

Ed è così – giovane, operoso, entusiasta del suo percorso artistico – che vogliamo ricordare visivamente Rocco Falciano, con la foto del ’72 che lo ritrae accanto al fraterno amico e compagno di imprese artistiche Ettore de Conciliis (che proprio nei giorni scorsi, il 12 dicembre, è stato insignito nell’aula consiliare del Comune di Avellino della cittadinanza onoraria nel capoluogo irpino) e alla cantante statunitense Joan Baez, all’epoca una delle più grandi star della musica internazionale, venuta in visita a Fiano Romano (dove tuttora risiede de Conciliis) per ammirare il Murale sul tema “Occupazione delle terre e lotta per lo sviluppo”, in quell’Italia dei pittori e dei poeti che costruivano un futuro di progresso con i contadini, gli studenti, gli insegnanti, gli operai.

 

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