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    03/07/2024

Il ventaglio di Achille Vianelli, un libro con vedute inedite a colori di Avellino

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura4_ventaglio.jpgAVELLINO – È in programma domani, alle 17:30, presso il circolo della stampa di Avellino, presenti gli autori, la presentazione del volume illustrato Il ventaglio di Achille Vianelli, edizioni Terebinto, con vedute inedite a colori di Avellino, Ariano, Sant’Angelo dei Lombardi e Benevento. Qui di seguito proponiamo ai nostri lettori la prefazione di Gaetano Matteo, uno degli autori del volume insieme con Francesco Barra, docente di Storia moderna presso l’università degli studi di Salerno.

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Grazie alla riscoperta di oggetti appartenuti al passato, oggi riusciamo a distanza anche di secoli a ricostruire la storia geo-culturale di un territorio. Ma quando si tratta di piccoli centri abitati, questo recupero diventa sicuramente molto più arduo, soprattutto se questi sono stati indelebilmente segnati da eventi devastanti. Ed ecco improvvisamente, come un miracolo, venire alla luce in tutto il suo splendore, incolume, attraversando guerre e terremoti un altro rarissimo tesoro d’arte della nostra amata terra. Si tratta di un prezioso ventaglio antico dipinto risalente alla metà del secolo XIX.

Ma andiamo con ordine, prima di approfondire la descrizione dell’oggetto, è bene fare una breve premessa per meglio comprendere l’importanza storica, culturale e artistica che esso rappresenta. Il ventaglio proviene dalla più remota antichità egiziana e greco-romana, per essere introdotto in Francia, per diffondersi poi in Europa nel XVII secolo e nel XVIII secolo. Dal momento che si diffuse in tutta Europa, si iniziò a produrre essenzialmente in Francia, con elaborazione sia sul piano decorativo che dei materiali, diventando così simbolo di moda e di potere dell’alta borghesia.

Questa moda si diffuse anche nella provincia del Principato Ulteriore. Infatti Avellino, investita dalla nomina di capoluogo di provincia, come conseguenza della legge dell'8 agosto del 1806, aprì un nuovo capitolo di storia non solo per il capoluogo, ma anche per la provincia, sotto il profilo socio-economico e culturale. Per questo molte città del Principato, come Benevento, Ariano e Sant’Angelo dei Lombardi furono anch’esse investite da questo fervore economico, producendo ceti emergenti di benestanti borghesi. E fu probabilmente questo che portò nel principato momenti di moda parigina, soprattutto tra le dame della nobiltà e dell'alta borghesia locale. Diventando così il ventaglio un accessorio di moda, pregio e implicitamente di potere, anche nei nostri territori.

È in questo contesto che trovò la sua origine il ventaglio che si può ammirare in foto alla fine di questo volume, decorato con vedute inedite, dipinte a tempera, di Avellino, Ariano Irpino, Sant’Angelo dei Lombardi e Benevento. L’artista, per esaudire i desideri del committente, deve essersi dovuto recare presso i quattro Comuni interessati, immortalando così (probabilmente nelle stagioni di primavera e estate, considerata la vegetazione raffigurata) scene di vita quotidiana, con minuziosi dettagli che solo chi aveva realmente visitato questi luoghi poteva scorgere. Il dipinto, attribuibile al pittore Achille Vianelli, rappresenta quindi un importante contributo raffigurativo per la storia del Principato Ulteriore.

Non approfondiamo però subito la figura di questo grande artista, soffermandoci invece sulle caratteristiche del ventaglio; su tutte, materiale e lavorazione: dipinto a tempera, è montato su ben diciassette stecche in tartaruga bionda (le dimensioni dell’apertura del ventaglio sono pari a 51 cm per un’altezza di 27 cm) finemente lavorate, incise e decorate a tema floreale. Esempio evidente di questo tipo di decorazione è la rosa canina dorata, raffigurata nelle due stecche centrali e nella stecca portante di destra. Questo elemento, apparentemente ornamentale, è invece carico di un profondo senso simbolico: la rosa canina rappresenta infatti la rosa per eccellenza, ed è da sempre emblema della completezza, della perfezione e della verginità. Quest’ultimo significato avvalora, come si dirà nel volume, la tesi del ventaglio come regalo di nozze.

Passiamo ora all’artista che lo ha dipinto. Vianelli nacque a Porto Maurizio nel 1803. Suo padre, veneto, era agente consolare napoleonico, mentre sua madre era parigina. Nel 1819 si trasferì a Napoli dove studiò pittura e si legò a Giacinto Gigante dal quale apprese il suo indirizzo artistico fondamentale. Nel 1848 si trasferì a Benevento, ove dette vita ad una scuola di pittura, da lui gestita fino alla fine dei sui giorni. Achille Vianelli dipinse specialmente le vedute urbane, ma ebbe anche un ruolo importante come illustratore di vedute del paesaggio campano. Anche nel nostro caso, l’artista riesce a far rivivere, come in un sogno, momenti di vita, ricreando in tutta la sua naturalezza panorami di paesaggi sublimi, raffigurati quasi in modo fotografico. Mettendo in luce in tutto il suo splendore gli scorci più importanti e caratteristici, come chiese, campanili, monasteri, palazzi, momenti di vita sociale e contadina. Perciò questa inedita opera, appena ritrovata, costituisce una delle testimonianze artistiche più rappresentative del Principato Ulteriore.

Qualcuno ha affermato che la storia di una città è scritta innanzitutto nelle tracce visibili del suo passato. Se questo è vero, possiamo affermare senza ombra di dubbio, che il Vianelli è riuscito in pieno a scrivere molte delle pagine di storia del nostro passato. Il fine di questo volume, è proprio quello di contribuire al recupero della memoria storica locale, per la valorizzazione dei territori irpini più volte segnati da eventi distruttivi. Come il sisma del 1980, che ha portato non solo morte ma anche la distruzione di numerosi tesori artistici.

Questa perdita di tracce del nostro passato mi ha portato, fin da ragazzo, ad avere sempre un incessante bisogno di scoprire o riscoprire quelle che erano le mie radici e quelle della mia terra, l’Irpinia. Senza mia madre, non sempre sarei riuscito ad appagarlo. Un ultimo ringraziamento va dunque a lei, Annunziata Braccia, mia madre, da poco venuta a mancare, che in questi anni mi ha costantemente incoraggiato in questa ricerca.

 

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