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    22/07/2024

Politica e democrazia nell’Italia del sovranismo e dei populismi

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Nella foto, Modestino Acone con il ministro Giuliano VassalliAVELLINO – Lunedì 1 luglio si è tenuta ad Avellino la presentazione del libro L'Italia al tempo dei populismi di Carmelo Conte, ex ministro del Partito socialista nell’Italia della prima Repubblica.   Qui di seguito l’intervento del professor Modestino Acone, già docente di procedura civile presso le università di  Salerno e di Napoli, senatore della Repubblica sempre nelle file del Psi.

*  *  *

L'incontro di oggi è l'occasione per riaprire un dialogo da troppo tempo interrotto. La fornisce il libro di Carmelo Conte "L'Italia al tempo dei populismi" che contiene un'analisi estremamente interessante ed approfondita del fenomeno, visto con la lente di un autentico protagonista della prima Repubblica. L'accurata lettura del fenomeno del "populismo" o, più esattamente, dei "populismi", pone Carmelo Conte all’attenzione degli osservatori per la ricchezza dei profili di indagine e per la individuazione dei possibili esiti, nel mondo di oggi, complesso ed insondabile, tendente addirittura a sostituire, in tutto e per tutto, l'uomo e la sua intelligenza naturale.

La trama così densa delle analisi dell'A. mi ha sconsigliato una pura e semplice esposizione del contenuto del libro, facendomi preferire, piuttosto, il confronto immediato e diretto, non polemico, ma sempre razionale e consapevole dell' estrema complessità del tema. Perciò, dopo una attenta considerazione delle inevitabili ricadute, ho optato per un confronto-riscontro di idee sulla questione dei "populismi" mai così attuale. Vedi l'ultima dichiarazione di Putin al G20.

1.- Primo aspetto meritevole di considerazione è il carattere internazionale del fenomeno che, a mio giudizio, altro non è che il riflesso del bisogno comune di superare la c.d. "rappresentanza politica" – rivelatasi inadeguata – per dare direttamente la parola alle persone, ossia al popolo, alle masse, pur nella consapevolezza che, alla fine, anche questa rappresentanza potrà essere surclassata dalle intelligenze artificiali che già si pongono, in prospettiva, come punto di arrivo di questa evoluzione-involuzione. Perdono, in tal modo, ogni significato attuale le ideologie, le appartenenze, le deleghe in bianco. Sono le masse che pretendono di determinare direttamente le scelte senza condizio-namenti di sorta.

La polverizzazione dei partiti e delle altre entità tradizionali rappresentative dei cittadini – penso in primo luogo ai sindacati – è già in atto, come si evince dai risultati delle elezioni in tutto il mondo le quali accreditano "movimenti" non legati ad ideologie, spesso sbandierate solo ad usum delphini. Da ciò i continui repentini mutamenti dell'orientamento delle masse che concedono e tolgono il consenso nello spazio di qualche anno, sempre insoddisfatte dei risultati dell'operato dei soggetti prescelti. L'Italia ne offre un campionario evidente. Da Berlusconi a Renzi, e ora ai Cinque Stelle e alla Lega, sino al governo da "contratto", che è la clamorosa conferma del fallimento delle stesse forze politiche che lo sottoscrivono. L'esperienza della Germania e quella, attuale, dell'Italia, ne sono eloquente dimostrazione.

2.- Carmelo tenta, con grande acume politico, di dare una risposta a questa "fase" involutiva della rappresentanza democratica, ma, dopo una accurata analisi del fenomeno del “sovranismo”, come si è manifestato nel nostro Paese attraverso le varie fasi (berlusconismo, renzismo, grillismo, leghismo), approda alla conclusione che tutto nasce – ma aggiungo è sempre nato – dal condizionamento della politica da parte dell'economia e della finanza (pubblica e privata), che ha fatto aumentare la distanza tra le scelte economiche, prevalenti, e le scelte sociali, ormai relegate, nonostante le apparenze, al piano della pura polemica verbale protestataria, al limite del ridicolo.

Quanto all'Italia, Carmelo, quale politico legato alla sua terra, parte giustamente dall'odiato Cavour e dal principio dallo stesso proclamato di dare preminenza alla già presente, all'epoca, industrializzazione del Nord; politica che è stata la causa della nascita della questione meridionale, divenuta poi questione 'italiana", mai risolta.

3.- Mi consentirete, a questo punto, una parentesi. Entrambi iscritti al Psi ed entrambi provenienti dal Sud del Paese, entrambi appartenenti alla corrente della "sinistra socialista" di Riccardo Lombardi, siamo testimoni che, in disparte le vuote proclamazioni del Pci, l'unica vera politica meridionalistica fu ispirata dal nostro leader, attraverso la nazionalizzazione delle fonti di produzione, la quale consentì allo Stato di rendere compartecipe dello sviluppo anche l'Italia meridionale (penso all’Ilva e alle raffinerie dell'Agip, ma non solo). Se volete, anche quella politica, vista oggi con la lente del presente, può considerarsi una strisciante reazione "sovranista".

A mio rassegnato avviso quell'esperienza resta comunque l’unica pagina degna di essere catalogata tra le politiche dell'intera nazione, in barba a Cavour e alla sua famelica fame di potere per l'Italia del Nord; è stata l'unica vera risposta, sia pure parziale, alla "questione meridionale". Non è un caso che quando Berlusconi si impadronì del potere la prima cosa che fece furono le "privatizzazioni che trasformarono d'emblée irreversibilmente la connotazione politico-sociale della Repubblica. Ne stiamo ancora pagando i prezzi.

4.- La degenerazione della politica degli anni successivi non poteva non condurre alla scomparsa della "democrazia rappresentativa" e di ciò non poco è responsabile il Pci con le continuate e poco credibili sue trasfigurazioni, giunte sino al punto di negare se stesso. Se s'i riflette, il fallimento della prima Repubblica nasce dalla crisi di identità che ha investito i partiti, travolti altresì dalla strisciante e diffusa corruzione dei propri esponenti. Nessuno è risultato esente da colpe. Ne è derivato lo scadimento della politica sino a far nascere il fenomeno terribile del berlusconismo che, per vero, già covava, ahime!, in mezzo a noi socialisti, e, poi, del renzisrno, sua edizione peg-giorativa, e via via del populismo e del liberismo della Lega, che sta percorrendo pedissequamente le tappe del fascismo, essendosi legata agli interessi più estremi ed occulti. cosa che le masse. abbindolate dai conniventi mass media, non hanno compreso e che stanno anzi ingenuamente favorendo contro i loro stessi interessi.

5.- Vengo ora al presente e debbo subito lamentare che sia la classe politica, sia la stampa e i mezzi di informazione non fanno alcuna autocritica, ritenendosi non coinvolti dalla "rivoluzione generazionale" che già si è realizzata nel nostro Paese. Voglio dire che un esame di coscienza non sarebbe stato inutile, soprattutto per capire perché si è giunti a questo approdo. Ed invece, se un addebito debbo fare a chi è stato partecipe della politica dalla prima Repubblica, è quello dei di-fetto di vera "autocritica", perché non tutto è accaduto per l'inesorabile evoluzione economica, sociale e tecnologica della società, bensì pure per precise responsabilità della classe dirigente.

Assolversi, a mio avviso, non è possibile. Sarebbe come guardare le cose con un distacco aristocratico che non è consentito a coloro che hanno avuto, delegati dal popolo, la possibilità di cambiare le cose e non l'hanno fatto. So bene che la "corruzione" e la "criminalità" nella società capitalistica sono un dato "strutturale", ma ciò non può giustificare il fatto che la prima Repubblica ha tradito le istanze del popolo, trasformando la politica in una pura e semplice lotta del potere per il potere. Questa analisi, a mio avviso, non deve essere pretermessa, non solo per ragioni etiche o apolitiche, ma soprattutto perché è stata essa stessa la scaturigine del “sovranismo" e del "populismo” nel nostro Paese; hanno poi, contribuito parvenu come Berlusconi e Renzi, uomini privi di qualità, inadeguati per assumere la responsabilità politica del governo del Paese.

6.- Vengo alla situazione attuale, dove le divergenze con l'analisi di Carmelo non sono puramente ideologiche, ma politiche. Ho l'impressione che Carmelo si limiti ad una critica puramente distruttiva. Si nega tutto per evitare di dovere ammettere le colpe del passato. Si tratta di un'assoluzione che il popolo non ha mai sancito. Sicché la vecchia classe politica non può criticare il nuovo senza interrogarsi sul perché il nuovo ha travolto il sistema. Il populismo, bon gré mal gré, è il loro figlio legittimo.

Debbo poi esprimere il mio dissenso allorquando vengono accomunati in un giudizio unico le due forze populiste che stanno al governo. Non è corretto oscurare la profonda differenza che l'una è nata dal basso e dalla ricerca di una possibile espressione della volontà popolare delle nuove generazioni mentre l'altra, rivelatasi subito estremista e violenta, è sicuramente legata ai poteri forti ed a quelli occulti, protetta dalla connivenza dei mezzi di informazione e dalla vicinanza alle più becere organizzazioni violente dello squadrismo fascista, che non a caso nacque, come la Lega, nella Padania.

Se di due populismi si tratta, si tratta però di populismi diversi, di un populismo, l'uno, di antica origine, e di un populismo, l'altro, nato dal tentativo tutto nuovo, in una società globalizzata e priva di approdi ideologici, di rappresentare un’alternativa credibile, basata sulla riaffermazione dei valori morali e sulla difesa dei diritti sociali, rectius del popolo o delle masse, utilizzando una tecnica della ricerca del consenso adeguata all'avanzato processo tecnologico e alla società globalizzata.

La diversità ontologica – lo riconosco – è stata annacquata dal "contratto di governo", che considero un errore. Se però oggi la forza che rappresenta la "rivoluzione di generazione” si trova in difficoltà, lo deve alla mancata percezione della novità del fenomeno da parte delle forze democratiche le quali, gelose dei loro privilegi, ormai da tempo declinanti, hanno respinto, con speciose ed insincere obiezioni, ogni possibile convergenza. E non è un caso che a volerlo sia stato il figlio prediletto di Berlusconi, quel Renzi che ha completato l'assist per il successo della Lega.

Ancora una volta registro l'indifferenza della sinistra che continua a criticare sterilmente senza proporre un'alternativa al dilagante potere del vero “sovranismo". Questo, in fondo, è oggi il vero problema della democrazia nel nostro Paese che, prima o poi, le forze, che si dicono democratiche, dovranno affrontare. Non vedo però all'orizzonte alcun gigante, ma solo nani inadeguati per cimentarsi in un così impegnativo compito.

In conclusione non si può non essere grati a Carmelo per essersi trasformato da politico attivo in attento analista dei fenomeni politici. La lettura del libro, come suggerisce nella prefazione Peppino Caldarola, è davvero da consigliare ai giovani per renderli consapevoli delle origini del fenomeno dei "populismi", non solo nel nostro Paese, ma nel mondo. E non c'è dubbio che questa conoscenza è ormai la necessaria premessa, il punto di partenza per costruire il futuro, ahmé, ancora non decifrabile.

 

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