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    03/07/2024

Educazione e società/«I figli non ti obbediscono perché hanno troppi soldi in tasca»

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura6_luongo.jpgAVELLINO – Nel 2010 Dario Lanzardo, fotografo, politicamente orientato a sinistra, pubblicò per la casa editrice il Capricorno, il libro dal titolo “Anni Settanta – Un decennio di fotografia militante”. Le foto di Lanzardo non erano un semplice documento visivo. Mostravano una realtà della quale lui si sentiva partecipe, una realtà che gli apparteneva.

Tra le tante immagini presentate una riprende, davanti ai cancelli della Fiat, a Torino, il prof. Giovanni Luongo con il suo cartello: “I figli non ti obbediscono perché hanno troppi soldi in tasca”.  La didascalia che accompagna la foto lo presenta come un “predicatore”. È vero, il prof. Luongo era proprio un predicatore. Per noi, giovani allora e senza soldi, era pesante, fastidioso e non capivamo che invece esortava a seguire un’idea, un comportamento. Non era un provocatore e nemmeno uno che si era inventato un ruolo per apparire.

Non avrebbe avuto senso infatti, se queste fossero state le sue intenzioni, mostrarsi, alla fine degli anni 60, davanti ad una fabbrica o ad una festa patronale di un paesino di provincia, luoghi certamente non frequentati da persone agiate. Si esponeva per presentare un’idea, una visione del mondo che oggi, a distanza di molti anni e guardando lo stato delle cose, forse avremmo fatto bene a prendere in considerazione. Mi rivolgo in particolar modo a chi  allora si preparava con il lavoro e lo studio ad entrare a schiena dritta nell’Italia di oggi. Ma purtroppo all’epoca pochi prestarono attenzione a quello che diceva e se pure qualcuno lo ha fatto lo ha fatto di nascosto, come se si vergognasse.

Tempo fa un amico sistemando le cose del padre venuto a mancare da poco ha trovato, gelosamente custodito, uno di quei volantini che il professore distribuiva in giro per l’Italia. Ebbene di quel foglietto, stampato dalla Tipografia Ruggiero di Avellino e pubblicato per la prima volta a corredo di questo articolo, lui e si suoi fratelli non ne sapevano nulla ma sono stati concordi nel riconoscere che qualcosa di quello scritto è presente nell’educazione che hanno ricevuto. Penso che il professore, da vecchio docente di lettere, conoscesse le scritte latine poste sulla tomba di San Felice nella basilica paleocristiana di Cimitile di Nola. La più famosa ci ricorda che qui parcit baculo odit filium suum, vale a dire chi risparmia il bastone odia il proprio figlio o meglio, alla napoletana, “mazza e panelle fanno i figli belli”; le altre invece ci dicono che “È più beato dare che ricevere (beatius est dare quam accipere) e che la cupidità è la fonte di tutti i mali (radix omnium malorum cupiditas). Il suo volantino eternato nella pietra.

Cosa resta della lezione di Luongo? A vedere quello che capita ai nostri giovani molto poco, talmente poco che, addirittura, si sta incominciando daccapo. Maria Chiara Aulisio in un’intervista  del Mattino di sabato 11 gennaio riporta la dichiarazione di una madre di una ragazzina non ancora quattordicenne finita in coma etilico la notte del 31 dicembre. “Alcol, ai nostri figli troppi soldi e libertà” è il titolo che presenta l’articolo ai lettori. La signora sollecita l’intervento delle autorità per creare alternative pur riconoscendo, e questo le fa onore, che i primi responsabili sono i genitori.

Hai visto mai che, per necessità ed oramai in piena emergenza, ritorna la lezione non recepita del prof. Luongo? Sicuramente lassù sarà rimasto molto soddisfatto di questo tardivo e ancora poco pubblicizzato riconoscimento.

 

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