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    22/07/2024

Il ricordo/Peppino Pisano e il ruolo del giornalismo

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Giuseppe PisanoAVELLINO – “Carlo, vorrei che tu e Gianni ed io: così potrebbe incominciare il sonetto di un’antica amicizia. Ma non è tempo di sonetti e le rime sono pietrose. La strada è cosparsa di pietre aguzze”.

È un passaggio di un articolo che Giuseppe Pisano, per gli amici Peppino - di cui ricorre oggi il 22esimo anniversario della scomparsa avvenuta il 28 marzo del 1998 - scrisse per il nostro giornale, L’Irpinia, all’epoca periodico a stampa, di cui è stato a lungo collaboratore, il 15 aprile 1995 in occasione della candidatura a sindaco di Avellino di Antonio Di Nunno nelle elezioni amministrative del 23 aprile di quell’anno.

Una testimonianza di un grande giornalista nei confronti di un amico e collega carissimo qual era Tonino con il quale, insieme all’indimenticato Gianni Frisetti (il Gianni ricordato nel dantesco incipit) e a chi scrive, aveva condiviso una serie infinita di trasferte al seguito dell’Avellino ai tempi d’oro della serie A.

“Quando l’Avellino era un miracolo vissuto domenica dopo domenica – scriveva Pisano –  nelle città del Nord ci capitava spesso di passeggiare per i portici di Bologna, per Piazza delle Erbe o sul liston di Verona o di scrutare dalla funicolare di Bergamo Alta l’ordito della città nuova. In quelle scarpinate di sportivi appassionati di storia e di urbanistica ci capitava spesso di litigare su un incongruo paragone con la nostra città. E allora Tonino Di Nunno sfoderava tutta la sua passione e non c’era scampo per nessuno”.

Un capacità, quella che aveva Peppino Pisano, da gran cultore della lingua italiana – lui che andava fiero di essersi laureato alla scuola di Giuseppe Toffanin, il professore di letteratura italiana dell’Università di Napoli che interloquiva con il grecista Manara Valgimigli, il latinista Concetto Marchesi, il glottologo Giacomo Devoto e l’italianista Attilio Momigliano, il letterato allievo di Arturo Graf, commentatore della Commedia di Dante, firmatario del Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce – di proporre nei suoi articoli una concretezza espressiva che faceva leva sui lettori e che lo rendeva un autentico maestro di giornalismo. Peppino è stato anche, lo abbiamo ricordato più volte, un fine poeta e un appassionato musicista.

Una lezione, la sua, insieme a quella di altri grandi giornalisti scomparsi come Antonio Aurigemma (2008) e Antonio Di Nunno (2015), che oggi, nella particolare situazione di emergenza che tutti stiamo vivendo, risulterebbe ancora attuale e, soprattutto, di riferimento ad un certo modo di fare informazione che, purtroppo, non c’è più. Ma su quest’ultimo aspetto, anche in relazione alle non poche polemiche venute fuori in questa emergenza coronavirus proprio sul ruolo dell’informazione, avremo modo di parlare quando, ce lo auguriamo tutti, “la strada non sarà cosparsa di pietre  aguzze”.

 

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