www.giornalelirpinia.it

    22/07/2024

Nei riti e nei cortei di Carnevale le tradizioni della civiltà contadina

E-mail Stampa PDF

Una sfilata della zeza di BellizziAVELLINO – A partire da giovedì grasso, anche nei paesi della nostra provincia, tutte le comunità saranno attraversate dalle frenesia rituale che accompagna, ogni anno, il carnevale. I temi simbolici di questa festa saranno riprodotti per le strade, da giovani e meno giovani, da anziani, da donne e da bambini. Ovunque, cortei, danze, suoni, giochi e rappresentazioni renderanno più allegro e spensierato il tempo.

Si rivedranno maschere di ogni genere. Uomini vestiti da donne, grandi pance, vecchie megere, politici, militari, vescovi ed altri travestimenti proveranno a simboleggiare, forse inconsciamente, quel “realismo grottesco - come dice Paolo Apolito - che ha come elementi l’esagerazione, l’iperbolicità, la smisuratezza, la sovrabbondanza”.

I bambini, che una volta giravano per le case alla ricerca di salsicce, cantando “Nzicchje e nzicchje rammi ‘na capa re zazicchje e si nun me ne vuije rà ca te pòzzena ‘nfacità”, lo faranno nuovamente alla ricerca non più di salami (che raramente adornano oggi le cucine), ma di qualche euro per pagarsi una pizza da consumare in compagnia. Così, anche loro, forse senza volerlo, onoreranno il desiderio estremo di Carnevale che, sapendo di dover morire, chiede, come ultimo desiderio, un letto funebre particolare: “Facìteme ‘nu lietto r’ova fritte/ e pe cuscìni doje pècure cotte/ pe lanterne cape re zazicchije/ e p’acqua santa lu chiù vino forte/. (Fatemi un letto di uova fritte, per cuscini due pecore cotte, per lanterne serti di salsiccia e per acqua santa il vino più forte).

Cortei organizzati, con carri allegorici e gruppi mascherati, sfileranno un po’ ovunque per consolidare usi antichi o recenti. Sono pronti i programmi ufficiali, che prevedono sfilate di gruppi e di antiche maschere nei paesi che tradizionalmente praticano questo rito (Paternopoli, Serino, Avellino, Montemarano, Castelvetere sul Calore, Vallesaccarda, Castelbaronia,  Trevico a Ariano e tanti altri.

Si è, forse definitivamente, fermata la tradizione di Carife  che, negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta del secolo scorso metteva in campo una sfilata particolare e unica nel suo genere. Carri agricoli, (quelli con grosse ruote solitamente usati nel lavoro dei campi negli anni Trenta) venivano utilizzati per trasportare lungo le strade del paese, gruppi mascherati e attrezzi che riproducevano i mestieri scomparsi, mettendo nel dovuto risalto tutte le contraddizioni e gli aneddoti che, intorno a questi ultimi  si tramandavano.

Così ricomparivano “il sarto”, “il fornaciaio” “il fabbro”, “il boscaiolo”, “il macellaio”, il “barbiere” e tutti gli altri dove i “mastri”, attraverso metodi sicuramente poco pedagogici, tentavano di trasmettere il mestiere ai numerosissimi “discepoli”, più impegnati a fare scherzi che ad apprendere.

Alla sfilata, che si faceva la domenica, succedeva la parte teatrale del martedì, con rappresentazioni di farse e canti, rigorosamente in dialetto e riferiti alla civiltà contadina. Nella serata del martedì si procedeva al processo a Carnevale e alla sua condanna a morte, con esecuzione della sentenza attraverso il rogo, dopo la lettura dello stravagante  testamento.

 

Aggiungi commento

Codice di sicurezza
Aggiorna

DG3 Dolciaria

Geoconsult

Condividi


www.puhua.net www.darongshu.cn www.fullwa.com www.poptunnel.com