www.giornalelirpinia.it

    03/07/2024

Il libro di Saggese/Mezzogiorno e questione meridionale

E-mail Stampa PDF

b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura6_libro_saggese.jpgAVELLINO – Dopo la presentazione tenuta a Morra De Sanctis lo scorso 18 agosto, che ha visto – con grande partecipazione di pubblico – tra i relatori il presidente del Consiglio regionale della Campania, Rosa D’Amelio, e il vice sindaco di Morra De Sanctis, Enrico Indelli, arriva finalmente anche nel capoluogo il nuovo libro di Paolo Saggese Alle origini della questione meridionale. Pasquale Villari, Giustino Fortunato, Guido Dorso e il magistero di Francesco De Sanctis (Terebinto Edizioni, pp. 144, 15 euro, già disponibile in libreria e in edicola).

In questo nuovo volume l’autore dimostra l’impegno meridionalista di Francesco De Sanctis, considerato “maestro” dei “maestri” del meridionalismo, a partire da Pasquale Villari e Giustino Fortunato. Alla luce di queste analisi, il Proclama al popolo irpino o il suo Programma ministeriale del 1861 diventano “manifesti” ante litteram della questione meridionale, che nel pensiero di De Sanctis è innanzitutto una questione nazionale.

Ne discuteranno presso la Mondadori di Avellino, venerdì 28 agosto, alle ore 18:00, la poetessa Monia Gaita, Francesco Barra (ordinario di Storia moderna) e l’autore Paolo Saggese (Fondatore e animatore del “Centro di documentazione sulla Poesia del Sud”). A moderare l’incontro ci sarà Gianni Festa, direttore del “Quotidiano del Sud” di Avellino.

Dopo quella di Francesco Barra proponiamo ora la prefazione di Luigi Fiorentino, presidente del Centro di ricerca Guido Dorso.

*  *  *

Non c’è forse mai stato un Sud senza questione meridionale, un momento in cui il mezzogiorno d’Italia è semplicemente esistito per come è e non per le conseguenze di ciò che non è riuscito ancora ad essere. Questa condizione, che ormai del Sud è anche caratteristica intrinseca e strutturale, rende i suoi problemi più complessi e dalla non lineare né semplice soluzione.

Proprio per questa ragione, andare Alle origini della questione meridionale, come fa Paolo Saggese nel suo ultimo libro, documentando la successione degli avvenimenti e l’evoluzione del pensiero meridionalista e analizzando la questione attraverso le opere dei suoi illustri teorici (e non solo), è un’operazione di fondamentale importanza per avviare una riflessione seria e organica sui nodi e sui problemi che ancora attanagliano il meridione d’Italia. Anzi, forse, oggi più che mai, questa ricerca è utile e necessaria, ora che del Sud si torna a parlare come meta ideale per qualità della vita alta a costi sostenibili e a rendersene conto, per la prima volta, sono anche coloro che, negli ultimi anni, per ragioni di studio e lavoro, hanno lasciato i piccoli centri e le coste per dirigersi verso le grandi città. Qualcuno inizia a parlare addirittura di south-working per descrivere questo fenomeno.

La crisi pandemica, infatti, ha spezzato un trend storico di emigrazione dal Sud, in particolare da parte di quegli studenti e quei lavoratori che hanno potuto usufruire del lavoro da remoto facendo ritorno in modo semi-stabile alle proprie città d’origine, in alcuni casi anche dopo decenni. Questo controesodo, iniziato nel periodo del lockdown e ancora presente – considerato che molte aziende private ma anche amministrazioni pubbliche stanno valutando di proseguire le attività in modalità smart working almeno fino alla fine dell’anno – porta ad una ri-attualizzazione della questione meridionale, che si interseca anche con un ripensamento generale dell’economia e della società, innescato dagli effetti della recente crisi sanitaria.

L’interrogativo ricorrente, quindi, è quale sia la strada da intraprendere per rilanciare il Paese senza dimenticare il Sud e, anzi, rendendolo parte attiva di una idea nuova di sviluppo. Una ricetta semplice, come si è detto, non esiste, poiché la complessità, sia per lo stratificarsi di temi e questioni aperte sia per naturale vocazione della modernità, difficilmente può risolversi in ricette singole e settoriali. Al contrario, occorre ragionare in ottica multi-sistemica e multidisciplinare per costruire risposte repentine, ma anche in grado di districare la matassa dei problemi del nostro tempo, in particolare al Sud, ma non solo. È necessario, a tal fine, investire sull’ideazione di un progetto riformatore, dove le regioni del mezzogiorno possono e devono giocare un ruolo fondamentale ed essere da traino per la creazione di un piano di sviluppo nuovo, fondato su una maggiore responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti, a livello nazionale e locale.

Ma è importante che questo piano faccia leva tanto sul settore pubblico quanto su quello privato. Per molti anni, soprattutto nel meridione, il pubblico ha sussidiato l’impresa, senza saper però creare un rapporto collaborativo e simbiotico, in particolare nei settori strategici e ad alto valore produttivo e occupazionale. La conseguenza di ciò è stata una incapacità di innescare uno sviluppo economico indipendente e sostenibile. Inoltre, l’ingerenza del pubblico nel privato – e viceversa – ha impedito la formazione di una classe dirigente pienamente responsabile, se non con rare eccezioni, che sapesse costruire progetti imprenditoriali di ampio respiro e in grado di far emergere il genius loci dei territori. La tentazione di teorizzare una ritirata dello Stato, specie in paesi come l’Italia dove il fenomeno burocratico è più avvertito e il debito pubblico ha raggiunto cifre notevoli, è alta. Ma non bisogna cedervi. Non occorre un minor settore pubblico in senso astratto ma un miglior settore pubblico, che sia in grado di liberare le energie latenti nei territori e non che le imbrigli in “lacci e lacciuoli” che finiscono per generare politiche distorsive e decrescita.

Bisogna ristabilire ruoli e ambiti di intervento del pubblico e del privato, per rendere queste due forze vere leve di cambiamento. Come ha dimostrato l’economista Mazzuccato, «il ruolo dello Stato non consiste soltanto nel creare conoscenza attraverso laboratori di ricerca nazionali e università, ma anche nel mobilitare risorse tali da consentire alla conoscenza e alle innovazioni di diffondersi ad ampio raggio fra settori dell’economia» e tale capacità di «abilitare» processi e «innescare» dinamiche virtuose, impone un ripensamento generale del settore pubblico, non solo verso l’esterno, ma anche al proprio interno.

Per rigenerare la pubblica amministrazione, concretamente, bisogna lavorare su due aspetti: governance e risorse umane. Quanto alla prima, si tratta di un programma di reingegnerizzazione dei meccanismi, dei processi e delle strutture amministrative, che deve connettere metodi e modelli di lavoro alle nuove esigenze sociali ed economiche, per mettere l’amministrazione nelle condizioni di essere non solo il soggetto che cura e garantisce l’interesse generale, ma anche quello che abilita e promuove le innovazioni sociali e che crea un ecosistema favorevole per le iniziative dei cittadini e delle imprese.

Un’amministrazione lungimirante, che vive il presente ma è completamente proiettata verso il futuro, come quella che bisogna costruire, ha non solo un’organizzazione snella e smart, ma anche una classe dirigente in grado di saperla guidare verso gli obiettivi di cambiamento e di innovazione, di cui si è detto. Questa guida ha due generazioni di leader: quelli politici, che devono definire obiettivi e priorità, dando un forte e chiaro commitment e sostegno politico a questo progetto di trasformazione e i manager pubblici che hanno la responsabilità di attuarlo e monitorarlo, ingaggiando coloro che lavorano nell’amministrazione ad adoperarsi verso obiettivi di cambiamento.

Per fare tutto questo, l’amministrazione pubblica del Sud – ma non solo – ha bisogno di attrarre i migliori e i meritevoli. Un progetto di rinnovamento, quindi, non può che avere al proprio interno anche programmi per l’immissione di giovani laureati e di reclutamento di nuovo personale, dotato delle migliori conoscenze, non solo teoriche ma anche in termini di soft skill.

Come si è detto, però, è importante attivare un cambiamento a più leve. Se per il settore pubblico è necessario un restyling di funzioni e conseguente organizzazione per farvi fronte, ciò è vero anche per il settore privato. Per cambiare davvero le cose, è necessaria una nuova stagione sociale, dove le forze produttive si assumano la responsabilità dell’innovazione, che vuol dire intra-prendere con coraggio e tenacia il proprio ruolo sociale, prima che economico e produttivo. L’azienda non solo nella forma – sia essa di impresa sociale, cooperativa o startup a vocazione sociale – ma nella sostanza, deve diventare parte attiva e creativa di un autentico progetto di cambiamento, cioè vuol dire ragionare in termini di valore sociale e non solo economico, integrando la propria proposta di business anche con una di valore.

Riprendendo il libro di Saggese, vi è un passaggio di Guido Dorso che mi ha particolarmente colpito. Dorso, rivolgendo un appello per la rinascita del Sud scrive: «certo il cammino è lungo e pieno di ostacoli, ma sembra che sia già affiorata una generazione capace di spezzare gli ultimi ceppi del feudalismo. Incomincia anche per il Mezzogiorno l’evo moderno». Con lo stesso spirito ottimista ma anche con la lucida consapevolezza della complessità del cammino, io sono convinto che i tempi oggi siano davvero maturi per passare da un evo moderno ad un’età di umanesimo-rinascimento.

Questo percorso di cambiamento deve partire dalle persone e potrà iniziare solo quando il Sud avrà consapevolezza di sé stesso, delle sue capacità e virtù ma anche dei suoi limiti e problemi. Nel libro di Saggese si raccoglie una testimonianza storica importante, che ci aiuta nell’analisi delle questioni ma, soprattutto, a capire quali errori sono stati fatti in passato per non ripeterli nuovamente oggi. Se questa presa di coscienza e conoscenza porterà anche ad una maturazione del suo popolo, allora davvero si avrà una nuova rinascita per il Sud.

*Presidente del Centro di ricerca Guido Dorso

 

Aggiungi commento

Codice di sicurezza
Aggiorna

DG3 Dolciaria

Geoconsult

Condividi


www.puhua.net www.darongshu.cn www.fullwa.com www.poptunnel.com