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    03/07/2024

Il libro di Mattone/Salvia, un servitore dello Stato nel rispetto della legge

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura6_libro_salvia.jpgAVELLINO – Illuminante appare già la definizione dell'agire di Giuseppe Salvia, data nella prefazione dall'ex ministro Andrea Riccardi, anima della Comunità di Sant'Egidio: “Il rispetto della legge e dei regolamenti non è crudeltà: lo dicono bene la vita e l'umanità di Salvia”.

Eppure quel rispetto della legge, a Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale ucciso in un agguato il 14 aprile del 1981, è costata la vita. Quel rispetto della legge, infatti, era stato considerato un affronto dal boss della camorra Raffaele Cutolo, morto lo scorso febbraio nel supercarcere di Parma. Cutolo nel carcere di Poggioreale, negli anni '80, comandava e accresceva il suo mito criminale e non poteva sopportare che a limitarlo fosse un funzionario come Salvia, rispettoso della norma sebbene con un forte tratto umano nei confronti di tutta la popolazione carceraria di Poggioreale.

La vicenda umana e professionale di Salvia, a cui nel 2013 è stato intitolato il carcere napoletano, è stata ricostruita dallo scrittore Antonio Mattone nel libro “La vendetta del boss, l'omicidio di Giuseppe Salvia” (Guida Editori, pagine 516, euro 20), presentato questa sera al circolo della stampa di Avellino alla presenza dell'autore e di tre ospiti: Domenico Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino, l'irpina Cristina Mallardo, vicedirettrice a Poggioreale ai tempi di Salvia (e poi direttrice a Bellizzi Irpino), e il deputato avellinese Gianfranco Rotondi.

“Per me è stato un dovere sociale ricordare il sacrificio di Salvia che altrimenti, accantonato nell'immediato per la vicenda del rapimento Cirillo, era stato addirittura rimosso nella memoria collettiva”, ha detto Mattone, assai legato ad Avellino per avervi vissuto da piccolo (il padre era stato comandante del comando provinciale dei Vigili del fuoco e, altro aspetto, aveva avuto come “tata” la sorella di quella che ha prestato servizio, fino alla morte, nella casa del deputato Rotondi).

Mattone, nel libro, ricostruisce quegli anni e arricchisce il lavoro di ricostruzione storica con l'intervista che Cutolo gli ha rilasciato due anni fa nel carcere di Parma dove, al contrario di quanto aveva fatto nei due processi in cui era stato condannato per il delitto Salvia, ammise di aver ordinato l'omicidio del povero vice-direttore, ucciso mentre tornava a casa in auto, sulla Tangenziale di Napoli.

Importante il contributo dei relatori alla discussione moderata da Aldo Balestra, vice-redattore capo del Mattino. Il procuratore Airoma ha detto che la lettura del libro “appassiona, commuove e indigna”. Indigna “perché Salvia era stato lasciato solo e tradito mentre svolgeva il suo lavoro”. Ed ha tracciato un paragone con il sacrificio del magistrato siciliano Rosario Livatino.

La direttrice Mallardo, oggi in pensione, ha osservato: “Salvia è stato il mio maestro”, ed ha ricordato l'ultimo saluto pochi minuti prima dell'agguato: “Ciao, Peppì, ci vediamo domani”.

Infine Rotondi, che ha spiegato come “non siamo ancora nella fase in cui il Paese riconosca la presenza del malaffare” e dove “il senso delle regole resti un valore trattabile”.

Nel corso della serata è stato ricordato anche il sacrificio dell'agente di polizia penitenziaria Pasquale Campanello, ucciso dodici anni dopo Salvia: prestava servizio a Poggioreale, era inflessibile nel far rispettare le regole, un commando lo uccise a Mercogliano al rientro da una dura giornata di lavoro a Napoli.

 

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