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    03/07/2024

Settimana della cultura: a Lauro la visita al museo Nobile

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura_lauro-nobile.jpgLAURO – Anche quest’anno nell’ambito della 14a edizione della settimana della Cultura, in programma dal 14 al 22 aprile, si segnalano alcune proposte interessanti per conoscere i luoghi irpini di particolare interesse paesaggistico e culturale. Tra le numerose iniziative promosse dal Ministero per i Beni e le attività culturali con la partecipazione della Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Campania, si segnalano le visite guidate al museo Umberto Nobile, ubicato all’interno del Palazzo Pignatelli di Lauro, contenente numerosi materiali e cimeli che raccontano le due avventurose trasvolate del Polo Nord, avvenute nel 1926 e nel 1928 con i dirigibili Norge e Italia.

A lato del museo, nella stessa piazza intitolata al trasvolatore del Polo Nord, si può vedere la casa natale di Umberto Nobile; nel Palazzo Pignatelli si possono altresì ammirare esempio di decorazioni “grottesche” realizzate nella seconda metà del 1500 ottimamente conservate. Poco distante dal museo si possono ammirare i resti della villa imperiale di Lauro, portata alla luce nel 1981, risalente ad un periodo compreso tra il tardo repubblicano ed il I secolo d.C., attraversando almeno tre differenti fasi, ciascuna con proprie caratteristiche. Le parti riportate alla luce sono costituite dal livello intermedio che ospita l’impianto termale e dal livello inferiore dove è allocato invece il Ninfeo. La parte termale, cui si accede attraverso un corridoio, presenta un frigidarium cui seguono diversi ambienti destinati a calidarium ed un ulteriore, a pianta circolare e 4 nicchie, costituente il laconicum. Il ninfeo è invece caratterizzato da ampie e bellissime decorazioni a mosaico.

Le imprese di Umberto Nobile, nato a Lauro, il 21 gennaio 1885, hanno il sapore della leggenda. Noto nella progettazione e nella costruzione di dirigibili e di nuovi tipi di aeronavi in Italia e all’estero, egli è universalmente noto per le due trasvolate del Polo Nord: quella voluta dalla Norvegia nel 1926 e quella interamente italiana del 1928, per le quali progettò e costruì i dirigibili Norge e Italia.

Nel 1926, insieme al grande esploratore norvegese Roald Amundsen, fu incaricato dall’Aeroclub di Norvegia di progettare e realizzare un dirigibile in grado di compiere la prima trasvolata del Polo. In quell’occasione Nobile studiò e costruì un dirigibile semirigido, battezzato col nome N 1 Norge che, il 10 aprile del 1926, decollò da Ciampino facendo rotta verso la Norvegia e un mese dopo, con a bordo Nobile e la cagnetta Titina, Roald Amundsen, lo statunitense Lincoln Ellsworth e altri tredici membri d’equipaggio, salpava dalla Baia del Re, nelle Isole Svalbard per il volo senza scalo attraverso l’Artico, verso il punto di arrivo stabilito a Teller, in Alaska.

Il  12 maggio il Norge sorvolava il Polo Nord, lasciando cadere sulla banchisa una bandiera norvegese, una italiana e una statunitense. Nobile appuntò sul suo diario le emozionanti impressioni di quel momento storico: “Lo spettacolo è meraviglioso. E’ proprio la regione polare così come me l’ero immaginata. La superficie dell’interminabile mare ghiacciato - tutta bianca - è come avvolta da una nebbia biancastra, trasparente. Qua e là il bianco è screziato di azzurro, quella gentile tonalità di azzurro che è caratteristica del ghiaccio”. Quindi, dopo un volo di 3300 km durato 35 ore, il Norge toccò terra il 13 maggio portando così a compimento la mirabolante impresa.

Lo straordinario successo della prima trasvolata spinse Nobile a ripetere l’iniziativa, due anni dopo, con una spedizione interamente italiana per la quale realizzò il dirigibile Italia. Quest’ultima si concluse, però, drammaticamente: a causa delle difficilissime condizioni meteorologiche l’aeronave precipitò sulla banchisa e i superstiti furono portati in salvo dopo quarantotto giorni trascorsi nella mitica tenda rossa. La vicenda e le roventi polemiche che ne seguirono appannarono la fama di Nobile; solo successivamente, grazie ad una analisi più obiettiva dei fatti, di cui dà conto una accurata bibliografia, lo scienziato poté  riaccreditarsi presso la comunità scientifica e riappropriarsi dei suoi successi.

 

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