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    03/07/2024

È andata così

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura7_armadio.jpgAl despediros, intentáis abrazaros,

compartir una imagen que el espejo refleje,

pero es tarde, y a oscuras, en el cuarto cerrado,

vuestras sombras tropiezan sin poder encontrarse,

fantasmas en la noche frente a un espejo roto,

hace años perdido, donde nadie se mira.

Juan Luis Panero, Dos fantasmas frente a un espejo[1]

AVELLINO – Quel grande armadio a specchio, di lucido legno scuro, coronato da una ghirlanda di fiori intagliati, che adornano anche la sommità dei due cassetti, prima di serbare una volta i miei vestiti di ragazza e oggi tovaglie e lenzuola, era appartenuto alla nonna di mia madre.

Generazioni di donne della mia famiglia, dunque, lo avevano riempito o svuotato, spolverato e profumato, specchiandosi a figura intera prima di aprirlo o richiuderlo. Sarebbe bellissimo se ognuna di loro avesse potuto lasciare la sua immagine dentro lo specchio, scegliendone la preferita, certo quella del fuggevole tempo in cui il corpo la rappresentava al meglio, sfolgorante di gioventù e bellezza, quando quella porta si apriva su un futuro di speranze e di sogni, non ancora prosciugati dalla vecchiaia e dagli insulti dell’età. Quando specchiarsi era un soffio di compiacimento vanitoso fatto da sé a sé stessa, un guardarsi e rigirarsi avanti e indietro per assecondare le pieghe dell’abito, il gioiello scelto apposta, le scarpe in tinta, tanti particolari che, uniti, dovevano consegnare al mondo esterno una figura piacevole per gli altri, ma prima di tutto per sé stessa.

Adesso invano lo specchio mi richiama: guardami, guardati! Gli passo davanti in fretta, sfuggendo il suo richiamo, senza nessuna voglia di fare i conti con l’altra che sono io, ma che non intendo riconoscere come tale, mentre la sua oggettiva crudeltà si ostina a ripropormela come il mio doppio ineludibile.

Mi piacerebbe piuttosto sfogliarlo come un album di fotografie, ritrovarci il viso delle donne che vi si sono rimirate, le passioni che le accompagnavano in quei giorni perduti, i vestiti e i cappellini che ne estraevano per prepararsi a uscire, l’ombra sfuggente di un uomo che le accompagnava.

Ma solo il presente ci rappresenta. Anche se apro l’armadio, nessun passato ne uscirà fuori per ricostruire chi sono stata.

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[1] “Accomiatandovi, cercate d’abbracciarvi/di condividere un’immagine che lo specchio rifletta,/però è tardi, e al buio, nella stanza chiusa,/le vostre ombre inciampano senza potersi incontrare/fantasmi nella notte di fronte a uno specchio rotto,/perso da anni, dove nessuno si guarda”, J. L. Panero, Due fantasmi di fronte a uno specchio.

 

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