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    22/07/2024

Cassese custode della lezione di Dorso

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura_centro_dorso1.jpgAVELLINO – Sulla nomina di Sabino Cassese a presidente del centro di ricerca “Guido Dorso” ospitiamo un intervento di Raffaele La Sala, ex sindaco di Atripalda.

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La notizia circolava da una decina di giorni, tra amici ed addetti ai lavori, tutti vincolati al riserbo più stretto, immagino per non interferire con una decisione che, per la nota ritrosia del prof. Sabino Cassese (Atripalda, 1935), non era affatto scontata. Ma che la presidenza del Centro “Guido Dorso” di Avellino dovesse essere affidata proprio a lui era un auspicio di molti, che si è tradotto in una indicazione di Elisa Dorso, condivisa con entusiasmo da tutti. Una scelta, oggi, in questo tempo plumbeo di appannamento delle coscienze, ancora più opportuna e necessaria, dopo la scomparsa del direttore Elio Sellino, da tempo malato, e poi anche del presidente on. Antonio Maccanico (al quale era peraltro toccata la impegnativa eredità di Manlio Rossi Doria).

Il Centro studi, intitolato ad una delle più eminenti personalità del meridionalismo politico del ‘900, ha svolto nell’ultimo quarantennio, in Irpinia e nel nome di Dorso, una straordinaria funzione di cerniera con il dibattito culturale nazionale, dentro e fuori l’Accademia. Un’azione necessaria e di alto profilo, proprio mentre la grande stagione della politica irpina dava segni di stanchezza e si esauriva, alla fine degli anni ’70 ed oltre, in una gestione non sempre lungimirante di enti e segmenti di potere pubblico. Una azione grazie alla quale il Centro studi avellinese creava una fitta rete di relazioni intellettuali alla quale si affiancava, naturalmente, l’opera meritoria di conservazione, di tutela e di divulgazione dei materiali (peraltro non ancora del tutto esplorati) del fondo archivistico e della biblioteca dorsiana (che ebbi modo di studiare negli anni eroici della direzione di Bruno Ucci).

A Sabino Cassese, il cui prestigio internazionale non appanna il richiamo delle radici culturali del padre (lo storico ed archivista Leopoldo, Atripalda 1901-Roma 1960), il compito di raccogliere, nel nuovo ruolo, una piccola grande storia di relazioni umane e di ricerca scientifica alle quali – ne sono certo – saprà dare nuovo slancio e vigore, dopo le incertezze di questi ultimi mesi. È troppo nota la biografia intellettuale del prof. Cassese perché debba essere io, qui, a ricordarla. Il suo è un curriculum denso di riconoscimenti e responsabilità, anche di governo (fino alla recente indicazione - non del tutto tramontata - alla presidenza della Repubblica), interpretate con il rigore dell’uomo di scienza, ma anche con leggerezza ed ironia, qualità che ne hanno definito, in un cinquantennio di carriera accademica e di ricerca, il tratto umano, affascinante e discreto.

Alla soddisfazione per la promessa di rilancio di una delle istituzioni culturali più autorevoli dell’Irpinia e del Mezzogiorno, mi sia consentito di aggiungere anche quella, tutta campanilistica, di cittadino di Atripalda: per il ragazzo che il padre volle nascesse, come gli altri figli, in quel piccolo crocevia della storia, tra via Fossi, via Monache e via Santa Maria di Atripalda, nel quale si incrociarono le straordinarie esperienze intellettuali ed umane di Raffaele Aversa, Vittorio de Caprariis, Leopoldo, Sabino ed Antonio Cassese, Pellegrino Capaldo.

 

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