www.giornalelirpinia.it

    03/07/2024

Leone, l’artista dell’autenticità

E-mail Stampa PDF

Ermonde Leone a fianco della sua scultura NativitàPRATOLA SERRA – Vi è in Irpinia una stirpe di artisti che hanno dato lustro alla nostra terra grazie alle loro opere. Scultori, pittori, poeti: artisti a tutto tondo, insomma. Si tratta dei fratelli Leone (Giuseppe Antonello, Ermonde e Sinibaldi), a loro volta figli di Nicola, raffinato ebanista e celebre pittore naif di Pratola Serra, a cui la Rai dedicò un ampio servizio nella trasmissione Cronache italiane dei primi anni Settanta. Amici e sodali di artisti di fama nazionale ed internazionale (un nome tra tutti, il poeta Leonardo Sinisgalli), hanno saputo interpretare i tratti salienti del tessuto socio-culturale degli ultimi decenni, combinando nella loro arte una raffinata tecnica ed una straordinaria attenzione al quotidiano. Del primogenito, Giuseppe Antonello, molto si è scritto e detto. Pittore e scultore, oltre che sensibilissimo poeta, conosciuto e riconosciuto a livello internazionale, alla sua attività sono state dedicate – nel corso degli anni – mostre e retrospettive. Per Sinibaldi, invece, prematuramente scomparso, si attende ancora una valutazione critica complessiva della sua opera che, benché già apprezzata in vita, potrebbe certamente essere ancor più valorizzata in futuro.

Vogliamo, invece, accendere le luci su Ermonde, l’artista schivo allievo di Vincenzo Gemito e di Alessandro Monteleone, forse poco conosciuto nella sua terra d’origine, e, viceversa, assai noto ed apprezzato in quella di adozione. Vive, infatti, a Reggio Calabria, dove a lungo ha insegnato presso Licei ed Istituti d’Arte; e, tuttavia, coltiva gelosamente le sue radici irpine, tanto da fare la spola tra la città dello Stretto e la sua amata Pratola Serra. Da più di sessant’anni l’ottantaduenne Ermonde Leone, tuttora pervaso da un intenso dinamismo, si dedica in prevalenza alla ceramica ed alla scultura, che preferisce alla grafica ed alla pittura. Dal 1954 ad oggi ha partecipato ad innumerevoli mostre. Le sue opere sono state esposte nelle più importanti gallerie italiane. La sua produzione artistica ha riscontrato ampi consensi anche all’estero. Più volte ha partecipato a mostre organizzate nell’ex Unione Sovietica, ad Erevan (nell’attuale Armenia) e a Minsk (Bielorussia), ma anche in Grecia, dove i suoi meriti artistici sono stati riconosciuti e premiati con il conferimento della cittadinanza onoraria di Patrasso. Negli ultimi anni, lasciato l’insegnamento, continua a partecipare ad eventi formativi, trasmettendo ai giovani la spontanea felicità del suo essere artista. Appena qualche mese fa ha partecipato ad un interessante progetto, quello dei “Graffiti polistrato” di Montemurro, in provincia di Potenza, che lo ha visto impegnato sia come tutor di giovani artisti, sia come autore di bellissimi graffiti.

Ma in cosa si traduce la sua arte? Predilige soggetti semplici, vicini alla cultura ed alla religiosità popolare. Frequente è il tema della Passione di Cristo, rappresentato in numerose opere: dai bassorilievi che riproducono le quindici stazioni della via crucis conservati presso il monastero delle Benedettine di Mercogliano ai pannelli in maiolica della “Deposizione” e della “Crocifissione” di Cristo. Caro a Leone anche il tema della Natività, che egli, dopo averlo mirabilmente interpretato in un presepe scolpito nel 1981 (e significativamente dedicato ai “senzatetto di ogni epoca e luogo”), di recente ha ripreso in un bassorilievo in terracotta maiolicata esposto nella sede municipale di Pratola Serra. Altro leit motiv della sua produzione artistica è la rappresentazione della vita quotidiana. Sono serene scene di quotidianità quelle rappresentate in una serie di opere realizzate tra la fine degli anni Cinquanta ed i primi anni Settanta: “Scena di caccia” (composizione trapezoidale in terracotta maiolicata), “Accoglienza e ospitalità” (altorilievo in cemento nero), “Tradizione e folclore” (bassorilievo in maiolica), “Prova di danza” (bassorilievo istoriato).

Nel corso degli anni ha maturato anche un interesse crescente per la mitologia e le antichità classiche. Figlie di questo interesse sono opere molto apprezzate: una serie di bassorilievi (“Scena mitologica”, “Leggenda di Scilla”) e, soprattutto, la sua opera più conosciuta, “Le sirene dello stretto”. Si tratta di una scultura lignea, collocata sul lungomare di Reggio Calabria, che fu modellata sul tronco di un albero secolare colpito da un fulmine. Realizzata nel 2006, l’opera fu commissionata dall’amministrazione comunale di Reggio Calabria nell’ambito di una strategia diretta a migliorare il decoro della città. Negli ultimi anni, infine, l’attenzione dell’artista si è più volte appuntata anche su eventi singolari che hanno colpito l’opinione pubblica. È il caso dei due grandi pannelli in ceramica realizzati nel 2008 insieme al fratello Giuseppe Antonello per la facciata dello stadio “Simonetta Lamberti” di Cava de’ Tirreni. Essi raffigurano la storia della undicenne, figlia del giudice Alfonso Lamberti, uccisa per errore da sicari della camorra: alla madre dolente che veglia il cadavere della sua piccola si affianca l’orrenda maschera del killer che brandisce l’arma.

Probabilmente, però, per il percorso di vita di Leone l’opera più significativa è “Palcoscenico”, bassorilievo in terracotta maiolicata realizzato nel 1981 in occasione del centenario della pubblicazione della favola di “Pinocchio”. In esso raffigura un gruppo di spettatori che assistono ad una rappresentazione teatrale. Leone, che nello stesso 1981 compiva i suoi cinquanta anni di vita, rivelò di sentirsi come uno di quegli spettatori, che, dopo essere stato a lungo protagonista sul palcoscenico della vita, si appresta a sedersi in platea per assistere alle scene che altri attori reciteranno. Le opere elencate testimoniano una predilezione particolare di Leone per la tecnica del rilievo, realizzato con l’impiego di vari materiali: terracotta, ceramica, maiolica, bronzo. Plasmare: è questa la missione di Leone, che accarezza l’informe materia per creare forme delicate, serenamente statiche, così stridenti con la vulcanica agitazione dell’artista.

Uomo schivo, ma – nello stesso tempo – a suo modo estroverso, Ermonde Leone è un artista dotato di una singolare curiositas che si appunta su tutto ciò che lo circonda. E dalla contemplazione del quotidiano nasce l’impulso a plasmare forme, oggetti, rilievi. Vederlo all’opera significa assistere allo spettacolo di un piccolo folletto (“nu poco arteticuso”, così lui stesso si definisce), che, animato da un irrefrenabile moto, modella attento le sue sculture. Di tanto in tanto si blocca; un sorriso, compiaciuto e preoccupato nello stesso tempo, gli attraversa il volto, dando respiro alle forme che sta plasmando. Come per incanto contorni incerti si fanno linee nette, tratti abbozzati diventano facce espressive. Il risultato è una rappresentazione lineare e serena della realtà: “Le sue sculture – ha scritto Piero Gangemi – si presentano così com’è Ermonde: arcaicamente sereno e pacatamente medievale, oltre che vigorosamente poetiche e intimistiche”.

Scevra da pretese ermeneutiche e da complicate (quanto inutili) elucubrazioni, l’arte di Leone si traduce in lezioni di vero. Non ci sono filtri tra le sue opere e lo spettatore, che in esse contempla le stesse scene di quotidianità vissute da attore protagonista. C’è, invece, complicità: complicità tra le sue figure, solo apparentemente semplici, e chi in esse si ritrova. È, insomma, un’arte che irradia serenità. Povera e semplice, nell’accezione – ovviamente – più nobile dei due aggettivi, ha riscontrato (e continua a riscontrare) anche il consenso della critica. “L’artista dell’autenticità”: così lo definisce Piero Gangemi, che in un articolo dedicato a Leone coglie con spirito acuto la vera essenza di Leone e della sua produzione artistica: “L’arte moderna ha solo sfiorato Leone che, nel tempo, non ha subito sostanziali variazioni, né fatto conversioni stilistiche di rilievo. Egli è rimasto fedele all’amore semplice del suo possedimento, non trasgredendo. È rimasto sempre sé stesso. Perché, altrimenti, avrebbe perso la vera visione delle cose, del mondo e dell’uomo”.

 

Aggiungi commento

Codice di sicurezza
Aggiorna

DG3 Dolciaria

Geoconsult

Condividi


www.puhua.net www.darongshu.cn www.fullwa.com www.poptunnel.com