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    22/07/2024

Storia di un restauro: le vesti di Diego Cavaniglia

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Il monumento a Diego Cavaniglia ed il convento di San Francesco a FolloniMONTELLA – Nell’ambito della due giorni “Francesco d’Incanto” in programma il 3 e 4 ottobre prossimi in onore di San Francesco d’Assisi è in programma dopodomani, con inizio alle ore 10.30, a cura della comunità dei frati conventuali e della Soprintendenza per i Bsae (Beni storici, artistici ed etnoantropologici), la presentazione del restauro degli abiti di Diego Cavaniglia (1453-1481), signore del feudo di Montella, Bagnoli e Cassano, vissuto al tempo degli Aragonesi e morto giovane poco meno che trentenne. Presso il restaurato museo del convento di San Francesco a Folloni sono previsti gli interventi di Carlo Guardascione della Soprintendenza per i Bsae, Costantino Capone, presidente della Camera di commercio di Avellino e Ferruccio Capone, sindaco di Montella. Ad introdurre i lavori saranno Antonella Cucciniello, responsabile del museo, e fra Agnello Stoia. La relazione ufficiale è affidata a Lucia Portoghesi, archeologa ed esperta del costume.

Si tratta di un restauro di grande valore artistico e di notevole significato storico perché riporta all’attenzione non solo degli addetti ai lavori ma soprattutto del grande pubblico abiti unici al mondo risalenti al XV secolo ed appartenuti ad un nobile e giovane cavaliere, il conte Diego Cavaniglia appunto, figlio di Garzia e Giulia Caracciolo, legato a Ferrante d’Aragona, re di Napoli. Il giovane Diego aveva soggiornato a lungo a corte in quella città di Napoli che Ferrante abbellì con splendidi monumenti facendone un centro culturale di primo piano grazie alla protezione offerta ad artisti e letterati come Antonio Beccadelli (1394-1471) detto il Panormita, Giovanni Pontano (1429-1503), fondatore dell’Accademia Napoletana, da lui poi detta Pontaniana, Iacopo Sannazzaro (1455-1530), autore del romanzo pastorale l’Arcadia.

Suscitò non poche gelosie presso gli ambienti di corte il legame che il giovane Diego strinse con la figlia di Ferrante, la principessa Eleonora, che poi sposerà un d’Este, il duca Ercole I. Questo non impedì al re e agli altri componenti della famiglia reale di partecipare ad una battuta di caccia in terra d’Irpinia che Diego organizzò con grande magnificenza tra la fitta vegetazione dei boschi di Montella giusto due anni prima della sua morte sopravvenuta, in seguito ad un colpo di freccia al ginocchio, nel settembre del 1481 ad Otranto. In terra di Puglia, infatti, si era recato al seguito del duca Alfonso, figlio di Ferrante, cui era stato affidato il compito, da parte della lega santa voluta dal papa Sisto IV, al secolo il francescano Francesco della Rovere, e di cui faceva parte Mattia Corvino re d’Ungheria, di liberare la città pugliese assediata dai turchi da oltre un anno. Sulla sua morte molto si è fantasticato e non c’è chi non abbia escluso un coinvolgimento dello stesso duca Alfonso, il futuro re Alfonso II, desideroso di vendicarsi dei trascorsi a corte del bel Diego e soprattutto delle sue attenzioni nei riguardi della sorella Eleonora e di altre dame. Il suo corpo, comunque, fu poi, per volere della moglie Margherita Orsini, traslato nel convento di San Francesco a Folloni a Montella e sepolto in un sepolcro, dove tuttora si trova, realizzato dallo scultore Jacopo Della Pila. Sulla figura di Diego Cavaniglia, nel maggio-giugno 2005, si è svolta a Montella, sotto l’alto patrocinio del Consiglio Mediterraneo della Cultura (Unesco, Parigi), una mostra-evento dal titolo Diego Cavaniglia. L’uomo, il tempo. il territorio.

 

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